Sud Corea: sul nucleare la Chiesa chiede di rispettare la volontà popolare
Sulla questione del nucleare, bisogna rispettare la volontà popolare: è quanto chiede
la Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Wonju, in Corea del Sud, dopo che
l’impresa statale “Korea Hydro and Nuclear Power” (Khnp) ha annunciato, nei giorni
scorsi, di aver scelto due siti per la costruzione di due nuovi impianti nucleari.
Le due località prescelte sono la contea di Yeongdeok-gun e la città di Samcheok,
che rientra nella diocesi di Wonju. La scelta verrà ora valutata dal punto di vista
ambientale e quindi, entro il prossimo anno, sarà sottoposta al voto finale del governo
di Seul. Ma secondo la Chiesa locale, almeno tre quarti della popolazione è contraria
al progetto e tale contrarietà è andata crescendo dopo il disastro nucleare avvenuto
a Fukushima, in Giappone, nel marzo scorso. Di qui, l’appello di Giustizia e Pace
a considerare la decisione della Khnp come una scelta “unilaterale”, che rappresenta
solo “una violenza dello Stato contro le persone”. Inoltre, la Commissione sottolinea
che l’incremento degli impianti nucleari in Corea del Sud – dove già se ne registrano
21 ed altri 11 sono in costruzione – va controcorrente rispetto all’opposizione a
tali forme di energia che si riscontra a livello mondiale. Da segnalare che non è
la prima volta che la Chiesa sudcoreana si esprime sull’argomento: già nel maggio
scorso, il presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Peter Kaung U-il,
aveva scritto un articolo intitolato “Riflessione cristiana sull’energia nucleare”.
Nel testo, il presule invitava a ripensare le politiche sull’energia nucleare per
abbracciare i criteri dell’ecosostenibilità. In caso di incidenti, infatti, continuava
il presule, i costi per il ripristino dell’ecosistema superano di gran lunga i benefici
dell’uso del nucleare e la questione più urgente da affrontare resta sempre quella
dello smaltimento delle scorie radioattive, la cui conservazione nel sottosuolo causa
inquinamento del terreno e delle acque. Infine, mons. Kaung U-il concludeva: “L’ambiente
è un dono del Creatore , è di tutti e per questo va rispettato”. (I.P.)