2011-12-28 15:08:55

Siria. Gli osservatori ad Homs, ma salta l'incontro con i dimostranti. Damasco libera 755 detenuti


Prosegue in Siria la missione degli osservatori della Lega araba, per verificare la situazione nel Paese dopo 10 mesi di manifestazioni pro democrazia. Ad Homs, i dimostranti si sono rifiutati di incontrarli perché accompagnati dai militari. Intanto, il regime ha liberato 755 manifestanti arrestati nel corso delle proteste. Per una testimonianza su quanto sta avvenendo a Homs e nel resto della Siria, Giada Aquilino ha intervistato il medico siriano Feisal Al Mohamad, da 42 anni in Italia, attualmente coordinatore generale dell’Unione dei coordinamenti in Italia per il sostegno alla rivoluzione siriana:RealAudioMP3

R. – L’informazione che abbiamo noi è che ci sono morti tutti i giorni e che ieri durante la missione degli ispettori ci sono state vittime. Gli accompagnatori degli stessi osservatori, appartenenti al regime, hanno detto: “Vedete, quelli che sparano non sono militari, sono civili”. Le definiscono bande finanziate e armate dall’estero. Ma per noi sono militari vestiti in abiti civili.

D. – Come avete raccolto queste informazioni?

R. – Direttamente dagli abitanti, con il telefono. Sappiamo addirittura il nome e il cognome dei morti.

D. – Il capo degli osservatori, Al Dabi, ha detto che non sono stati visti carri armati in giro ad Homs...

R. – I carri armati sono stati ritirati nelle caserme e ce ne sono molte ad Homs. Nella città, infatti, c’è una scuola militare molto grossa e una altrettanto grossa caserma, una delle più importanti caserme del Paese.

D. – Quale altro dato avete?

R. – Ieri si sono raccolti circa 70, 80 mila dimostranti che volevano manifestare. Li hanno bloccati perché non arrivassero nella zona dove si erano dati appuntamento per il raduno. Quindi, gli osservatori non sono riusciti a vedere i manifestanti.

D. – Secondo lei, quindi, qual è la situazione in Siria in queste ore?

R. – In Siria, dal momento in cui hanno deciso di mandare gli osservatori, i morti sono triplicati e quadruplicati in alcuni giorni, con un aumento del numero dei bambini. Quindi, non so fino a che punto si possa parlare di ispettori che potrebbero risolvere il problema. I posti di blocco continuano, le sparatorie continuano e i cecchini continuano a stare sui tetti delle case. Non so, quindi, se questo sia il prezzo da pagare per dire che questa missione è fallita ed eventualmente far sì che le cose evolvano in modo da mandare tutto al Consiglio di Sicurezza – cosa che noi auspichiamo – oppure se è tutta una ‘sceneggiata’ che stanno facendo, perché la situazione geopolitica è quella che è e conta l’Iran, le esercitazioni nello stretto di Hormuz, la questione del petrolio e così via. Bisogna quindi affrontare la questione secondo vari punti di vista.

D. – Lei è medico e ha parlato di un aumento delle morti, anche tra i bambini. Quali sono le emergenze sanitarie più grandi in questo momento in Siria?

R. – In Siria non è che manchino i medicinali: mancano più coperte che medicinali. Ad Homs, per esempio, hanno fatto qualcosa di davvero disumano: prendere gli abiti e le coperte e bruciarle, usando i bambini come arma di ricatto, di fronte ai genitori. Si muore dal freddo. La città di Homs è una città molto fredda. E, mancando il gasolio che è l’unico elemento usato per il riscaldamento, cosa succede? Coperte non ce ne sono, gasolio non ce n’è: si alzano le mani e la bandiera, per riscaldare i propri figli. Questo è il ricatto che usano. (ap)







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