2011-12-27 14:04:14

Perù: nel messaggio natalizio dei vescovi la difesa dei diritti dei nascituri


Festeggiare il Natale significa «celebrare la vita». Non si può volgere lo sguardo adorante al Bambino senza anche «riflettere sulla necessità di proteggere» il diritto alla vita umana, il primo e principale diritto da cui tutti gli altri discendono. È quanto ribadiscono i vescovi peruviani in un messaggio diffuso in occasione delle festività natalizie. In tempi in cui — scrivono i presuli — «la società favorisce l’immediato, il tangibile, il materiale», il Natale invita a guardare a Betlemme, a Gesù. Un avvenimento che esprime «l’amore infinito di Dio per l’uomo». È Dio che «prende la nostra natura umana». In questo senso - riporta L'Osservatore Romano - il Natale «è la più umana delle feste delle fede» perché «ci fa comprendere in maniera più profonda l’umanità di Dio». Si tratta, infatti, di un «Dio con noi», di un Dio «che ci viene incontro come un bambino» e che contemporaneamente «segna la storia dell’umanità». Per questo, il Natale è anche «un tempo per celebrare la vita e guardare ai più deboli e indifesi». Non bisogna, infatti, «mai dimenticare che un bambino è il frutto della vita, è il frutto dell’albero della vita». I presuli — nel messaggio firmato dal presidente dell’episcopato, l’arcivescovo di Trujillo, Hector Miguel Cabrejos Vidarte, e dal segretario generale, il vescovo di Carabayllo, Lino Mario Panizza Richero — ricordano che «la vita è il primo di tutti i diritti e pertanto dovrebbe essere di sopra di qualsiasi altro valore sociale, economico, psicologico, emotivo, di salute e famigliare». Un diritto sancito anche nella Costituzione peruviana, laddove all’articolo 1 — viene ricordato — si afferma che «la vita umana è il bene supremo della società e dello Stato, e lo Stato ha l’obbligo di proteggerlo». Ed è questo il motivo — in Perú l’aborto è vietato, ma è forte il dibattito per una sua legalizzazione — «per cui lo Stato ha la responsabilità di proteggere la vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale». In questo senso, affermano ancora i presuli, ogni fase della vita — embrione, feto, bambino o adulto — è come l’anello di una «catena che ci unisce» e in cui appare «l’immagine di Dio che è la vita e dà vita». Perciò, «una società che non assicura la vita del nascituro è una società che vive come una tragedia la sua missione fondamentale». (I.P.)







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