Libano: il patriarca Rai auspica un Paese libero dalle armi
Il patriarca maronita Bechara Rai si augura che il governo si impegni a liberare il
Libano da tutte le armi, lasciandone l’uso solo alle forze legali dell’esercito. Durante
la messa di Natale celebrata il 25 dicembre a Bkerke, il patriarca Rai ha sottolineato
che “È dovere solo dello Stato, a cui è affidato il compito della sicurezza dei cittadini
e della pace nella nazione, raccogliere tutte le armi e porle sotto il solo controllo
delle forze legittime del Libano, così che Beirut e tutto il Libano siano liberi dalle
armi”. Le parole del capo della Chiesa maronita sembrano accogliere i desideri di
molti parlamentari che durante l’anno hanno domandato una Beirut “demilitarizzata”
- dopo aspri scontri a fuoco fra Hezbollah e membri dell’Associazione caritativa islamica
a Burj Abi Haidar – come anche una Tripoli senza armi. Ma le sottolineature del patriarca
- riferisce l'agenzia AsiaNews - toccano soprattutto la situazione degli Hezbollah,
unico gruppo militare che non ha mai abbandonato le armi, giustificandosi con la necessità
di essere pronti a combattere contro Israele. A questo proposito, il patriarca ha
anche aggiunto: “Lo Stato deve pure sottomettere tutte le missioni di difesa e di
sicurezza alle decisioni della sola autorità politica e accrescere la fiducia nelle
sue forze armate”. La messa di Natale è stata concelebrata anche dal patriarca emerito
Nasfrallah Sfeir e dal nunzio in Libano, mons. Gabriele Caccia. Alla liturgia erano
presenti oltre al capo di Stato, Michel Suleiman, anche politici cattolici che militano
in gruppi opposti, fra cui il capo dei Kataeb, Amin Gemayel, e il capo della Corrente
Patriottica Libera, Michel Aoun, vicina agli Hezbollah. Nella sua omelia il patriarca
Rai ha anche chiesto maggiore giustizia e meno corruzione nel Paese, oltre a un impegno
per favorire le condizioni di vita dei libanesi, provati dalla crisi economica. Egli
ha anche spinto perché i libanesi che hanno trovato rifugio in Israele possano tornare
in Libano ed essere amnistiati. Nel 2000, con il ritiro di Israele dal sud Libano,
molti libanesi, fra cui militari dell’esercito del Libano sud, si sono rifugiati in
Israele temendo rappresaglie. Lo scorso novembre il governo di Mikati ha varato una
legge che accetta il ritorno di questi libanesi, ma esclude chi ha militato nell’esercito
del Libano sud. (R.P.)