Benedetto XVI nel messaggio di Natale: Cristo è nato per salvarci dal “male profondo”
che ci separa da Dio. Il Papa ricorda tutti i popoli sofferenti. Poi gli auguri e
la benedizione Urbi et Orbi
“Cristo è nato per noi” “per salvarci soprattutto dal male profondo” “che è la separazione
da Dio”: Benedetto XVI lo ha ricordato in questo Natale al mondo intero nel suo tradizionale
messaggio, invocando il soccorso divino per le popolazioni più sofferenti in questo
periodo per carestie, conflitti sociali, guerre. Ha quindi rivolto i suoi auguri nella
varie lingue prima di impartire la Benedizione apostolica Urbi et Orbi. Migliaia le
persone giunte da ogni luogo del Pianeta, tante le famiglie e i bambini, raccolte
in Piazza S. Pietro, in questa assolata domenica romana, per ascoltare - insieme a
milioni di fedeli collegati attraverso radio, tv ed internet - la parola del Papa
affacciato dalla Loggia esterna alla Basilica di S. Pietro. Il servizio di Roberta
Gisotti:
“Il Figlio
di Maria Vergine è nato per tutti, è il Salvatore di tutti”.
Il
successore di Pietro lo ha ricordato ancora una volta al mondo intero in questo Santo
Natale 2011:
“A tutti giunga l’eco dell’annuncio di
Betlemme, che la Chiesa Cattolica fa risuonare in tutti i continenti, al di là di
ogni confine di nazionalità, di lingua e di cultura”.
“Vieni a
salvarci!" Ha invocato Benedetto XVI
“Questo è il grido dell’uomo
di ogni tempo, che sente di non farcela da solo a superare difficoltà e pericoli.
Ha bisogno di mettere la sua mano in una mano più grande e più forte, una mano che
dall’alto si tenda verso di lui”.
“Questa mano - ha spiegato il
Papa - è Gesù”
“Lui è la mano che Dio ha teso all’umanità, per farla
uscire dalle sabbie mobili del peccato e metterla in piedi sulla roccia, la salda
roccia della sua Verità e del suo Amore.”
Gesù – ha aggiunto Benedetto
XVI - è stato inviato dal Padre “per salvarci soprattutto dal male profondo, radicato
nell’uomo e nella storia”:
"quel male che è la separazione da Dio,
l’orgoglio presuntuoso di fare da sé, di mettersi in concorrenza con Dio e sostituirsi
a Lui, di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di essere il padrone della vita
e della morte".
“Questo è il grande male, il grande peccato”, da
cui gli uomini non possono salvarsi se non affidandosi all’aiuto di Dio. E questa
consapevolezza “ci pone già – ha osservato il Papa - nella giusta condizione, ci mette
nella verità di noi stessi”:
“Lui è il medico, noi i malati. Riconoscerlo,
è il primo passo verso la salvezza, verso l’uscita dal labirinto in cui noi stessi
ci chiudiamo con il nostro orgoglio”.
Non ha certo dimenticato il
Papa chi soffre in ogni angolo del Pianeta
“Vieni a salvarci!Lo ripetiamo in unione spirituale con tante persone che vivono situazioni
particolarmente difficili, e facendoci voce di chi non ha voce”.
Il
pensiero di Benedetto XVI è corso alle popolazioni del Corno D’africa, afflitte da
fame e da insicurezza sociale e ai tanti profughi “provati nella dignità” di questa
regione perché la comunità internazionale li aiuti; quindi agli abitanti del Sud est
asiatico, specie della Thailandia e dalle Filippine colpiti da recenti inondazioni;
e all’umanità ferita dai tanti conflitti che insanguinano il Pianeta; il Papa ha incoraggiato
la ripresa del dialogo tra Israeliani e Palestinesi, ha invocato la fine delle violenze
in Siria, “la piena riconciliazione e la stabilità” in Iraq e Afghanistan, auspicato
“rinnovato vigore” per edificare il “bene comune” nei Paesi nord africani e mediorientali,
e ancora “prospettive di dialogo e collaborazione” nel Myanmar ,“stabilità politica”
nei Paesi nella regione africana dei Grandi Laghi e “tutela dei diritti di tutti i
cittadini" nel Sud Sudan
Quindi l’invito a rivolgere "lo sguardo alla
Grotta di Betlemme":
“Lui ha portato al mondo un messaggio universale
di riconciliazione e di pace. Apriamogli il nostro cuore, accogliamolo nella nostra
vita”.
Poi gli auguri del Papa in ben 65 lingue, a partire da quelli
rivolti ai romani e agli italiani perché la nascita di Cristo e l’accoglienza del
Vangelo “rinnovino i cuori dei credenti, portino pace nelle famiglie, consolazione
ai sofferenti.”
“e aiutino gli abitanti dell’intero Paese a crescere
nella reciproca fiducia per costruire insieme un futuro di speranza, più fraterno
e solidale”.
E per chiudere l’invocazione in latino
“Veni
ad salvandum nos”
Infine la benedizione apostolica Urbi et Orbi
ed il saluto caloroso della folla dei fedeli in Piazza S. Pietro Benedetto XVI