A Mosca, si è svolta la seconda grande manifestazione dell’opposizione russa che chiede
l’annullamento delle elezioni politiche del 4 dicembre scorso. E mentre è guerra di
cifre tra organizzatori e Ministero degli interni, in piazza si segnalano diversi
esponenti della società civile. Il servizio di Marco Guerra:
“Qui c'è
tanta gente per assaltare il Cremlino", lancia il guanto di sfida nel suo intervento
dal palco della manifestazione, Alexei Navalni, il più famoso blogger russo anti-Putin.
La gente ad ascoltarlo, in effetti, è d’avvero tanta: oltre 120 mila persone secondo
gli organizzatori, circa 30mila per il Ministero degli interni russo. Navalni ha poi
promesso che la prossima volta scenderà in piazza un milione di persone, “perche torneremo
– ha detto il blogger – finché non ci daranno quello che ci spetta”. Dal palco è
intervenuto anche l'ex campione mondiale di scacchi, Garry Kasparov, secondo il quale
il 2012 “sarà l'anno delle trasformazioni”. In prima fila tra i dimostranti anche
l'ex ministro delle Finanze, Alexei Kudrin. L’ex fedelissimo di Vladimir Putin fu
escluso dal governo il settembre scorso per aver attaccato il presidente Medvedev.
E tra la folla si segnalano anche l'ex vicepresidente Nemtosv e lo scrittore Akunin
che hanno invitato a non votare Putin alle presidenziali che si terranno a marzo.
Per il momento non si registrano tensioni o arresti. Nessun commento da parte del
Cremlino e del governo russo.
Siria, funerali delle 44 vittime degli
attacchi kamikaze A Damasco, migliaia di persone hanno preso parte ai funerali
delle 44 vittime del duplice attentato suicida compiuto ieri contro le sedi di due
servizi di sicurezza siriani. La folla ha accompagnato le bare nella Moschea degli
Omayyadi, scandendo slogan in favore di Assad e contro i presunti “nemici della patria”.
Fra le bandiere siriane e le immagini dei morti sono apparsi anche i vessilli giallo-verdi
del movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Iran e Siria. Il primo attacco
suicida dall’inizio delle proteste nel marzo scorso rischia dunque di allargare la
spaccatura nel Paese. Lo scambio di accuse è durissimo. Il governo di Assad continua
a puntare il dito contro al Qaeda e le forze straniere che “vogliono destabilizzare
la Siria”. L’opposizione parla di strategia della tensione e vede la mano del regime
dietro la strage ieri. È giallo poi sulla falsa rivendicazione, circolata in mattinata,
dei Fratelli Musulmani siriani. Il gruppo politico ha subito smentito la paternità
dell’attacco rivendicata da un sito che riporta gli stessi colori e lo stesso logo
di quello autentico. Intanto è entrata nel vivo la missione degli osservatori della
Lega Araba che oggi incontreranno il ministro degli Esteri siriano.
Tunisia,
governo In Tunisia il governo ha ottenuto ieri la fiducia da parte dell’Assemblea
Costituente. La compagine – 41 membri – è uscita vincente con 154 sì, 38 no e 11 astenuti.
Giovedì il premier, Hamadi Jebali, aveva presentato ai 217 membri eletti della Costituente
la lista dei ministri, i cui dicasteri chiave – Interni, Esteri e Giustizia – sono
andati al partito islamico Ennahda, vincitore delle elezioni del 23 ottobre scorso.
Pakistan,
terrorismo Nuovo attentato terroristico in Pakistan. Almeno nove persone sono
morte e 17 sono rimaste ferite in un attacco suicida contro una sede delle forze di
sicurezza di frontiera nella provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. L’azione
è stata rivendicata dai talebani che accusano il governo di seguire le politiche statunitensi.
Nigeria
violenze In Nigeria, oltre 50 terroristi del gruppo islamista "Boko Haram"
sono rimasti uccisi nei combattimenti con l’esercito nei pressi della città di Damaturu,
nel nord est del Paese. Lo ha riferito un generale delle forze armate ad una stazione
radio locale. Fonti mediche avevano precedentemente riferito di 19 cadaveri trasportati
nell'obitorio dell'ospedale di Damaturu e di altri 20 a Maiduguri. Al momento non
si registrano dichiarazioni da parte di Boko Haram. Nelle ultime due settimane si
è registrata un’escalation degli scontri tra le forze di sicurezza nigeriane e le
milizie del gruppo terroristico.
Italia, sindacati contro la manovra economica
del governo Monti I leader dei sindacati italiani davanti Montecitorio contro
la manovra varata dal governo Monti. Stamattina, Bonanni, Camusso, Epifani e Centrella
hanno ribadito che il provvedimento è recessivo e hanno chiesto che si riapra la trattativa
sulle pensioni e sullo sviluppo. Alessandro Guarasci:
I sindacati
sono convinti che gli italiani passeranno un Natale peggiore del passato. Anche per
colpa della manovra varata dal governo. Per questo, hanno convocato una conferenza
stampa a Montecitorio dove da dieci giorni è stato allestito un presidio. Susanna
Camusso, leader della Cigl, afferma che il capitolo delle pensioni non
è chiuso.
“Quella riforma apre problemi per il mercato del lavoro, per
chi aveva l’impegno di andare in pensione, magari non ha neanche più un lavoro neanche
più la mobilità, costituisce un problema perchè blocca il lavoro per molti anni dei
lavoratori e lavoratrici che invece pensavano di uscire. Quindi, è un blocco all’ingresso
dei giovani”.
Netto anche il segretario della Cisl, Raffaele
Bonanni, che chiede ai partiti di essere più presenti nell’esecutivo, e
di preferire i lavoratori alle lobby.
“Se hanno approvato in parlamento,
non l’hanno approvato i cittadini, e in nome loro, noi continuiamo la battaglia. Sulla
vicenda fiscale siamo caricati come muli. Bisogna che il carico vada anche su altri,
quelli che finora l’hanno scampata”.
Il leader della Uil Luigi
Angeletti è convinto che questa manovra non aiuterà il Paese a crescere:
“Discutere
con le parti sociali su come si fa ad evitare una recessione, a creare posti di lavoro,
e quindi evitare di fare un’altra manovra perché questa si rivelerebbe inutile anche
sul piano del rigore, perché crescendo di meno ci saranno meno entrate per lo Stato”.
E
Giovanni Centrella dell’Ugl rilancia: “Questo governo doveva fare una patrimoniale
e uscire dagli schemi del passato”.(bi)
Corea del Nord In Corea
del Nord il giornale del partito comunista ha definito il nuovo leader Kim Jong-un
“comandante supremo” dell’esercito, confermando così il rafforzamento del potere del
successore di Kim Jong-il, morto la scorsa settimana. Pyongyang ha, intanto, criticato
la scelta della Corea del Sud di non inviare alcuna delegazione ufficiale per presentare
le condoglianze per la morte del dittatore. (Panoramica internazionale a cura di
Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LV no. 358