Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Solennità di Natale
Nella Solennità di Natale, la Chiesa ci propone quattro formulari. Nella Messa del
Giorno risuona il Prologo del Vangelo secondo Giovanni:
“In principio era
il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio… E
il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi
abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che
viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”.
Ascoltiamo, in
proposito, il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia
spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
La celebrazione
liturgica del Natale ha una grande ricchezza biblica, dispiegata in ben quattro formulari
per le Messe, dalla vigilia alla notte, dall’aurora al pieno giorno. In tutto dodici
testi biblici, come in un crescendo scenografico e una progressiva messa a fuoco.
Dalle visioni del profeta Isaia si scende per le generazioni enumerate da Matteo e
attraverso gli accenni storici del censimento di Augusto siamo portati verso la grotta
di Betlemme e la sua luce che attira e lì giace il bambino nella sua totale fragilità.
Scenari grandiosi che convergono e si concentrano sopra quella madre giovanissima
e quel bimbo fasciato alla bell’e meglio e adagiato su una mangiatoia. Ma poi subito
si riaprono all’infinito il tempo e lo spazio: appunto col prologo di Giovanni che
si proclama in pieno giorno della festa. Esso collega creazione e incarnazione, misterioso
respiro eterno di Dio e il divenire carne umana del Logos che sta presso il Padre.
Tutto vibra di intensa commozione e un po’ tutti ci sentiamo incoraggiati da questo
Dio che viene a porre la sua tenda fra noi, per condividere pane e parola, fatica
e speranza. Tutto è agitato da questi accenni di infinito: oltre la commozione umana
c’è Dio qui con noi, umile come la paglia dove posa. “A quanti l’hanno accolto ha
dato il potere di diventare figli di Dio”. Mistero grande! Non resta che adorare.
Buon Natale!