2011-12-23 13:03:02

Parigi: no alla negazione del "genocidio armeno". Ankara: Francia responsabile del "genocidio algerino"


E' crisi diplomatica tra Francia e Turchia dopo il via libera dell'Assemblea nazionale transalpina alla legge che punisce la negazione dei genocidi, compreso quello degli armeni tra il 1915 e il 1917. Ankara ha reagito in maniera molto dura, cancellando tutti gli incontri con la Francia e annunciando misure severe. Questa mattina, inoltre, il premier turco Erdogan ha accusato Parigi di aver commesso un "genocidio" in Algeria a partire dal 1945. Ma cosa si rischia, ora, sul fronte dell’Alleanza Atlantica? Entrambi i Paesi fanno parte della Nato con ruoli di primo piano. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Massimo Nava, corrispondente da Parigi per il Corriere della Sera:RealAudioMP3

R. – E’ prematuro immaginare una crisi addirittura dell’Alleanza Atlantica rispetto a una problematica storica che, inevitabilmente, crea polemiche, come le ha già create in passato. Piuttosto mette ulteriormente in crisi le discussioni sull’allargamento dell’Europa e sulla marcia – ovviamente – della Turchia sull’Europa.

D. – Molti osservatori vedono dietro questa crisi innescata dalla Francia una manovra elettorale di Sarkozy che vuole accaparrarsi alle prossime presidenziali il voto della comunità armena: lo ha ribadito anche Erdogan. Quanto è reale questa ipotesi?

R. – Sicuramente questo pesa, ma qui va ricordato che la questione della condanna del genocidio armeno fu messa all’ordine del giorno dell’Assemblea nazionale francese già nella precedente campagna elettorale e fu un voto promosso addirittura dall’allora candidata Ségolène Royal. Essendo la comunità armena in Francia particolarmente influente, tra l’altro oltre che una comunità di affari è anche una comunità che ha spesso sostenuto e promosso iniziative contro un’eventuale adesione della Turchia all’Europa, chiaramente promuovendo un argomento su cui i nervi turchi sono particolarmente scoperti, è chiaro che si allontana ancora di più questa prospettiva.

D. – Bisogna anche dire che Francia e Turchia hanno avuto un ruolo di primo piano anche sul fronte dei Paesi che hanno vissuto dei sommovimenti, quelli che tutti chiamano la “primavera araba”: pensiamo alla Siria in questi giorni o alla Libia, alla Tunisia… Ora come si confronteranno dopo questa rottura? Può diventare questo un ulteriore fronte di tensione?

R. – Io credo di sì, anche perché è evidente che, mentre la Francia è in prima linea nel rendere più difficile il cammino della Turchia verso l’Europa, la Turchia in questo momento - forte anche di una situazione economico-finanziaria persino più florida e comunque più promettente dei Paesi europei - sta giocando un ruolo di primo piano in tutto il Medio Oriente, cercando soprattutto di tendere la mano a quei partiti filoislamici che oggi sono maggioritari e che stanno vincendo le elezioni e che almeno nelle promesse, se non ancora nei fatti, cercano di proporsi proprio col modello Ergodan: un modello in cui l’islam sia un elemento di espressione dell’identità nazionale, ma non influenzi più di tanto la vita politica e le strutture dello Stato. (mg)







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