Parigi: no alla negazione del "genocidio armeno". Ankara: Francia responsabile del
"genocidio algerino"
E' crisi diplomatica tra Francia e Turchia dopo il via libera dell'Assemblea nazionale
transalpina alla legge che punisce la negazione dei genocidi, compreso quello degli
armeni tra il 1915 e il 1917. Ankara ha reagito in maniera molto dura, cancellando
tutti gli incontri con la Francia e annunciando misure severe. Questa mattina, inoltre,
il premier turco Erdogan ha accusato Parigi di aver commesso un "genocidio" in Algeria
a partire dal 1945. Ma cosa si rischia, ora, sul fronte dell’Alleanza Atlantica? Entrambi
i Paesi fanno parte della Nato con ruoli di primo piano. Salvatore Sabatino
ne ha parlato con Massimo Nava, corrispondente da Parigi per il Corriere della
Sera:
R. – E’ prematuro
immaginare una crisi addirittura dell’Alleanza Atlantica rispetto a una problematica
storica che, inevitabilmente, crea polemiche, come le ha già create in passato. Piuttosto
mette ulteriormente in crisi le discussioni sull’allargamento dell’Europa e sulla
marcia – ovviamente – della Turchia sull’Europa.
D. – Molti osservatori
vedono dietro questa crisi innescata dalla Francia una manovra elettorale di Sarkozy
che vuole accaparrarsi alle prossime presidenziali il voto della comunità armena:
lo ha ribadito anche Erdogan. Quanto è reale questa ipotesi?
R. – Sicuramente
questo pesa, ma qui va ricordato che la questione della condanna del genocidio armeno
fu messa all’ordine del giorno dell’Assemblea nazionale francese già nella precedente
campagna elettorale e fu un voto promosso addirittura dall’allora candidata Ségolène
Royal. Essendo la comunità armena in Francia particolarmente influente, tra
l’altro oltre che una comunità di affari è anche una comunità che ha spesso sostenuto
e promosso iniziative contro un’eventuale adesione della Turchia all’Europa, chiaramente
promuovendo un argomento su cui i nervi turchi sono particolarmente scoperti, è chiaro
che si allontana ancora di più questa prospettiva.
D. – Bisogna anche
dire che Francia e Turchia hanno avuto un ruolo di primo piano anche sul fronte dei
Paesi che hanno vissuto dei sommovimenti, quelli che tutti chiamano la “primavera
araba”: pensiamo alla Siria in questi giorni o alla Libia, alla Tunisia… Ora come
si confronteranno dopo questa rottura? Può diventare questo un ulteriore fronte di
tensione?
R. – Io credo di sì, anche perché è evidente che, mentre la
Francia è in prima linea nel rendere più difficile il cammino della Turchia verso
l’Europa, la Turchia in questo momento - forte anche di una situazione economico-finanziaria
persino più florida e comunque più promettente dei Paesi europei - sta giocando un
ruolo di primo piano in tutto il Medio Oriente, cercando soprattutto di tendere la
mano a quei partiti filoislamici che oggi sono maggioritari e che stanno vincendo
le elezioni e che almeno nelle promesse, se non ancora nei fatti, cercano di proporsi
proprio col modello Ergodan: un modello in cui l’islam sia un elemento di espressione
dell’identità nazionale, ma non influenzi più di tanto la vita politica e le strutture
dello Stato. (mg)