“Il Global Council of Indian Christians (Gcic) prega che la nascita di Cristo possa
portare la pace in Karnataka, Orissa, Madhya Pradesh e tutti quei luoghi dell’India
dove i cristiani sono perseguitati per la loro fede”. L’augurio di Sajan K George,
presidente del Gcic, arriva insieme ad alcune dichiarazioni dei fondamentalisti indù
del Kandhamal (Orissa), intenzionati a una serrata del distretto da oggi fino al 27
dicembre, per ostacolare le celebrazioni del Natale ai cristiani locali. In termini
di libertà religiosa, il bilancio di quest’ultimo anno è drammatico: solo nel 2011
infatti, la minoranza cristiana è stata vittima di 170 attacchi per mano di nazionalisti
indù. Il Karnataka è il Paese in cui si registra il numero più alto, con 45 incidenti.
Seguono l’Orissa, 25 casi; Madhya Pradesh, 15; Kerala, 10; Tamil Nadu, Chhattisgarh,
Uttar Pradesh, Andhra Pradesh e Maharastra con 6 ciascuno. A questi si aggiungono
episodi isolati e aggressioni non registrate. Secondo dati raccolti dal Gcic, gli
attacchi sono sistematici e di ogni tipo: omicidi, mutilazioni, ferite agli occhi
e alle orecchie, spesso con danni permanenti; chiese, Bibbie, crocifissi e altri manufatti
religiosi distrutti, dissacrati o bruciati; automobili, moto e biciclette distrutte;
espropri forzati di case e terreni; tombe profanate. “Le aggressioni – specifica Sajan
George – sono tutte su base religiosa e non rispettano nemmeno il precetti filosofici
della Bhagavad Gitā (testo sacro dell’induismo, ndr), che insegna a tutti gli indiani
l’amore e il rispetto per i credenti di ogni religione”. (R.P.)