Grande attesa, oggi, in Siria, per l’arrivo degli osservatori della Lega araba a Damasco:
vigileranno sull’attuazione del piano di pace che il Paese ha accettato lo scorso
novembre. A questi, entro la fine dell’anno, se ne aggiungeranno altri. Intanto, non
accennano ad arrestarsi le violenze: oggi sono già 12, per lo più civili, le vittime
delle truppe lealiste. Il servizio di Roberta Barbi:
Il primo
gruppo arriverà in giornata, poi, entro una settimana, saranno 120 gli osservatori
della Lega araba presenti a Damasco per verificare la fine delle violenze, supervisionare
sul ritiro dei militari dalle strade delle città e monitorare il rilascio dei manifestanti
arrestati in oltre nove mesi di proteste contro il governo di Assad. È questo il contenuto
del piano di pace proposto dalla Lega araba e accettato dalla Siria il 2 novembre
scorso, quando ha promesso anche di avviare un dialogo con le opposizioni. Promesse
che, almeno per ora, restano sulla carta: solo nell’ultima settimana - dicono i dati
dei Comitati di coordinamento locale e dell’Osservatorio nazionale per i diritti umani
in Siria - 250 persone sono rimaste uccise in scontri un po’ in tutto il Paese. Le
violenze si concentrano in particolare a Idlib, capitale dell’omonima provincia nordoccidentale
- dove l’esercito ha bombardato un ospedale - e nella città satellite di Damasco,
Douma, dove si respira un’aria di guerra, senza luce, con barricate e cecchini dislocati
ovunque, e dove i disertori hanno fatto sapere di essere pronti a colpire il palazzo
presidenziale. Si calcola che nell’area intorno a Damasco ci siano oltre duemila uomini
armati, mentre per Idlib, come pure per Homs, il Consiglio nazionale siriano ha chiesto
ieri all’Onu la creazione di aree protette sotto la tutela internazionale. E a proposito
di bilanci, sale anche quello generale: secondo le Nazioni Unite in Siria, dall’inizio
delle proteste, da metà marzo a oggi, sono morte circa cinquemila persone.