Natale all'Aquila: 116 chiese riaprono al culto dopo il terremoto
Sono passati più di due anni e mezzo dal terremoto che il 6 aprile del 2009 ha devastato
la città dell’Aquila in Abruzzo. Questo è il terzo Natale che molti cittadini del
capoluogo abruzzese si preparano a trascorrere lontani dalle loro case. C’è ancora
dolore tra le strade della città, ma intanto è arrivata una buona notizia: 116 chiese
gravemente danneggiate dal sisma sono state riconsegnate alla diocesi dell’Aquila.
Il servizio di Irene Pugliese:
“Aspetteremo
fiduciosi che qualcosa si muovi e si risani la città.”
Mario è dell’Aquila
e ha una pasticceria in centro. Il suo è uno dei primi negozi ad aver riaperto dopo
il terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese il 6 aprile del 2009. Questo è
il terzo Natale che la città vive dopo quel giorno. Non ci sono luci e festoni per
le strade del centro, ma ancora macerie e palazzi distrutti:
“Ormai
lo viviamo sicuramente non come i Natali precedenti al terremoto.”
E’
un Natale difficile quindi soprattutto perché, per molti, si passa ancora lontano
da casa. Sono solo 40 mila infatti gli aquilani che sono rientrati nelle loro abitazioni,
12 mila persone si trovano in sistemazioni autonome e mille ancora in alberghi e caserme.
Circa 20 mila abitano nei progetti case e nei "map", gli edifici costruiti subito
dopo il sisma. Le chiamano new town, sono 19 e una di queste si trova a Bazzano, una
zona industriale a pochi chilometri dall’Aquila. Chi abita qui è contento di avere
un tetto sulla sua testa, ma ha nostalgia della propria casa e soffre la distanza
dal centro.
“Io lavoro in ambulatorio medico quindi dove vedo la gente
dell’Aquila. Gente che è veramente in difficoltà. È in difficoltà economiche perché
non c’è più il lavoro, è in difficoltà perché tutti, soprattutto gli anziani, si ritrovano
in queste strutture dislocate, praticamente al di fuori da quello che chiamiamo il
centro dell’Aquila, dove la gente per poter andare dal medico deve prendere tre, quattro
autobus.”
Il centro storico del capoluogo abruzzese è ancora chiuso
nella "zona rossa": ed è questo a preoccupare maggiormente i suoi cittadini. “In centro non si è mossa una pietra. E'quello di cui soffriamo di più
perchè il centro dell’Aquila era proprio il fulcro della città e L’Aquila aveva tutto
qui".
"Più passa il tempo più il tessuto sociale si sfibra, la gente
non si incontra più: ci si incontra al centro commerciale.”
Alcuni se
ne sono andati e molti vivono ancora dentro le roulotte. La sensazione di sconforto
è grande ma gli aquilani non hanno perso la voglia di ricominciare, come conferma
Massimo Cialente, il sindaco della città:
“Dopo
il terremoto c’era una voglia di rivincita. Comunque gli aquilani, anche culturalmente,
alla luce della storia della nostra città, erano pronti a rimboccarsi le maniche,
e si sono ritrovati qui come comunità.”
Intanto ieri sono state riconsegnate
alla diocesi dell’Aquila 116 chiese gravemente danneggiate: è il frutto del progetto
“Una chiesa per Natale” tra il Ministero dei beni culturali, la Cei e la protezione
civile nazionale. Un segno di speranza che, secondo don Claudio Tracanna,
direttore dell’ufficio comunicazione diocesano, conferma la forza dei cittadini dell’Aquila:
“Quando
sono state riconsegnate queste 116 chiavi, l’arcivescovo diceva proprio che, completando
la visita pastorale interrotta proprio a causa del terremoto, la cosa che lo ha più
commosso è vedere queste comunità che nonostante tutti questi problemi, nonostante
i paesi rasi al suolo, sono ancora riunite attorno alla parrocchia, attorno al parroco,
parrocchia che magari ha una sola tenda per riunirsi".