2011-12-22 15:11:56

Natale all'Aquila: 116 chiese riaprono al culto dopo il terremoto


Sono passati più di due anni e mezzo dal terremoto che il 6 aprile del 2009 ha devastato la città dell’Aquila in Abruzzo. Questo è il terzo Natale che molti cittadini del capoluogo abruzzese si preparano a trascorrere lontani dalle loro case. C’è ancora dolore tra le strade della città, ma intanto è arrivata una buona notizia: 116 chiese gravemente danneggiate dal sisma sono state riconsegnate alla diocesi dell’Aquila. Il servizio di Irene Pugliese:RealAudioMP3

“Aspetteremo fiduciosi che qualcosa si muovi e si risani la città.”

Mario è dell’Aquila e ha una pasticceria in centro. Il suo è uno dei primi negozi ad aver riaperto dopo il terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese il 6 aprile del 2009. Questo è il terzo Natale che la città vive dopo quel giorno. Non ci sono luci e festoni per le strade del centro, ma ancora macerie e palazzi distrutti:

“Ormai lo viviamo sicuramente non come i Natali precedenti al terremoto.”

E’ un Natale difficile quindi soprattutto perché, per molti, si passa ancora lontano da casa. Sono solo 40 mila infatti gli aquilani che sono rientrati nelle loro abitazioni, 12 mila persone si trovano in sistemazioni autonome e mille ancora in alberghi e caserme. Circa 20 mila abitano nei progetti case e nei "map", gli edifici costruiti subito dopo il sisma. Le chiamano new town, sono 19 e una di queste si trova a Bazzano, una zona industriale a pochi chilometri dall’Aquila. Chi abita qui è contento di avere un tetto sulla sua testa, ma ha nostalgia della propria casa e soffre la distanza dal centro.

“Io lavoro in ambulatorio medico quindi dove vedo la gente dell’Aquila. Gente che è veramente in difficoltà. È in difficoltà economiche perché non c’è più il lavoro, è in difficoltà perché tutti, soprattutto gli anziani, si ritrovano in queste strutture dislocate, praticamente al di fuori da quello che chiamiamo il centro dell’Aquila, dove la gente per poter andare dal medico deve prendere tre, quattro autobus.”

Il centro storico del capoluogo abruzzese è ancora chiuso nella "zona rossa": ed è questo a preoccupare maggiormente i suoi cittadini.

“In centro non si è mossa una pietra. E'quello di cui soffriamo di più perchè il centro dell’Aquila era proprio il fulcro della città e L’Aquila aveva tutto qui".

"Più passa il tempo più il tessuto sociale si sfibra, la gente non si incontra più: ci si incontra al centro commerciale.”

Alcuni se ne sono andati e molti vivono ancora dentro le roulotte. La sensazione di sconforto è grande ma gli aquilani non hanno perso la voglia di ricominciare, come conferma Massimo Cialente, il sindaco della città:

“Dopo il terremoto c’era una voglia di rivincita. Comunque gli aquilani, anche culturalmente, alla luce della storia della nostra città, erano pronti a rimboccarsi le maniche, e si sono ritrovati qui come comunità.”

Intanto ieri sono state riconsegnate alla diocesi dell’Aquila 116 chiese gravemente danneggiate: è il frutto del progetto “Una chiesa per Natale” tra il Ministero dei beni culturali, la Cei e la protezione civile nazionale. Un segno di speranza che, secondo don Claudio Tracanna, direttore dell’ufficio comunicazione diocesano, conferma la forza dei cittadini dell’Aquila:

“Quando sono state riconsegnate queste 116 chiavi, l’arcivescovo diceva proprio che, completando la visita pastorale interrotta proprio a causa del terremoto, la cosa che lo ha più commosso è vedere queste comunità che nonostante tutti questi problemi, nonostante i paesi rasi al suolo, sono ancora riunite attorno alla parrocchia, attorno al parroco, parrocchia che magari ha una sola tenda per riunirsi".







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