Mons. Giordano: europei malati di solitudine, hanno bisogno di scoprirsi fratelli,
figli dello stesso Padre
La crisi economica dell’Europa, ha detto oggi il Papa nel discorso alla Curia Romana,
è innanzitutto una crisi etica e di fede. Un tema, questo, più volte richiamato da
Benedetto XVI, fin da quando era cardinale, e su cui si sofferma mons. Aldo Giordano,
osservatorepermanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. L’intervista
è di Alessandro Gisotti:
R. – Il Papa
vede con molta lucidità la situazione europea perché la mancanza che più notiamo è
la mancanza di un’idea, la mancanza di un senso, di una visione, di una fede. Siamo
sempre più coscienti che una civiltà non può vivere a lungo senza un fondamento, senza
una fede che la sostenga, le dia l’anima e le indichi il cammino.
D.
– Il Papa ha messo l’accento sulla stanchezza del credere in Europa rispetto alla
gioia della fede dell’Africa sperimentata anche recentemente con il viaggio in Benin.
Come è possibile un’inversione di tendenza?
R. - Pensiamo ai primi cristiani.
Tra di loro nessuno era bisognoso, hanno trovato la strada per una nuova economia,
creavano attrazione per la loro gioia perché avevano scoperto di essere fratelli e
avevano scoperto di essere fratelli perché avevano scoperto il Padre: c’era un padre
che li univa tutti. Credo che la mancanza di gioia nasca proprio dall’aver dimenticato
il Padre e quindi noi non siamo più figli ma ci troviamo soli e la solitudine è molto
palpabile per le strade dell’Europa. La via dell’autonomia, la via della solitudine
alla fine però non paga perché nessuno potrà rispondere alle vere domande del cuore
che abbiamo. Se l’Europa ritrova il Padre e noi ci riscopriamo figli allora possiamo
affidare la nostra vita all’Unico che è in grado di rispondere ai desideri del nostro
cuore, e che è in grado di vincere la morte.
D. – Nel discorso alla
Curia come anche nel Messaggio per la Giornata della pace il Papa sottolinea la spinta
positiva che viene dai giovani. Come accogliere questa sfida?
R. – Abbiamo
visto in quest’anno come i giovani hanno occupato le piazze, hanno contestato un certo
sistema e, quindi, esprimono un’attesa. Abbiamo anche visto a Genova i giovani che
hanno spalato il fango per le persone colpite dalle inondazioni. Abbiamo visto i due
milioni di giovani a Madrid: lì si è visto come i giovani hanno un cuore universale,
sono cattolici in quanto vivono per questa dimensione di fratellanza universale. Dall’altra
parte stanno cercando il Padre di cui parlavamo anche nella figura del Papa. Credo
che i giovani vadano resi protagonisti e debbano anche trovare un ambiente che possa
dire loro che esiste questo Padre e che possono sperimentare la famiglia della Chiesa
e anche una società che possa corrispondere ai loro ideali. (bf)