2011-12-21 14:19:27

Tanzania: messaggio del cardinale Pengo per il 50° d'indipendenza del Paese


“La vera indipendenza non si riduce a qualche celebrazione, ma è un duro lavoro che deve assicurare ai cittadini tanzaniani prosperità economica, sociale e politica. Senza questo lavoro, come ci ha insegnato Mwalimu Nyerere (il padre fondatore della Tanzania), essa non significa nulla”. È quanto afferma il cardinale tanzaniano Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-Es-Salaam, in un messaggio alla nazione diffuso nei giorni scorsi in occasione del 50° anniversario dell’indipendenza e delle prossime festività natalizie. Un messaggio a tutto campo in cui, come riporta il quotidiano locale “The Citizen Newspaper”, il porporato affronta i principali temi al centro del dibattito pubblico nel Paese. A cominciare dalla riforma dell’attuale Costituzione, giudicata ormai da tutti i cittadini e le forze politiche inadeguata in quanto non garantisce un effettivo multi-partitismo. Secondo il cardinale Pengo è essenziale che la riforma sia varata prima delle prossime elezioni nel 2015, altrimenti – ammonisce - il Paese rischia di piombare nel caos. Nel messaggio non mancano richiami alla classe politica: in particolare, il cardinale Pengo critica il recente aumento delle indennità dei parlamentari deciso dal Parlamento, una decisione afferma – che sembra dettata da un miope egoismo: la giustificazione addotta del caro-vita infatti non è accettabile in un momento in cui tutti i cittadini tanzaniani sono chiamati a fare sacrifici. Ai servitori dello Stato e ai leader politici egli ricorda quindi che “sono dove sono per tutelare gli interessi del popolo”. Per altro verso, il messaggio elogia la linea mantenuta dal Governo contro le pressioni di alcuni Paesi stranieri – in particolare il Regno Unito e gli Stati Uniti - per introdurre la legalizzazione dei matrimoni omosessuali anche in Tanzania. Parlando, infine, delle vivaci contestazioni studentesche che agitano in queste settimane diverse università del Paese, il cardinale Pengo invita, da un lato, le autorità a un esame critico dell’attuale sistema educativo superiore e, dall’altro, gli studenti a non ricorrere alla violenza per fare valere i loro diritti. Al centro delle contestazioni, in alcuni casi degenerate in scontri, vi sono la gestione delle università e la distribuzione dei sussidi. (A cura di Lisa Zengarini)







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