2011-12-21 14:31:21

Pubblicato un libro sul significato cristiano dell'albero di Natale


“Perché facciamo l’albero di Natale?”: è la domanda e il titolo dell’ultimo libro di Mariolina e Carlo Coghe. Un testo di 79 pagine ricco di illustrazioni, pensato come una vera e propria catechesi per i più piccoli e non solo. Il lavoro, attraverso un testo agile e decine di codici miniati, traccia la storia dell’albero: dall’uomo della pietra fino al significato simbolico di Gesù. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso Carlo Coghe, curatore della parte iconografica dell’opera:RealAudioMP3

R. - Abbiamo voluto unire poco testo essenziale con immagini e con didascalie che aiutino a capire l’immagine, per poter entrare nel mistero del Natale, nel mistero dell’albero: l’albero che – poi abbiamo spiegato – è Cristo, il Giusto.

D. – L’albero di Natale, nel sentire comune, è qualcosa che viene visto come distante, distaccato dalla fede, quasi pagano, di tradizione nordica. In realtà, l’albero è molto di più ...

R. – In questo ci ha aiutato tantissimo il Beato Giovanni Paolo II, quando nel 1982 mise in Piazza San Pietro un albero di Natale bellissimo. Fece anche una predicazione sul significato di quest’albero, ed ha continuato in questo insegnamento anche Benedetto XVI. Andando a fondo nella Scrittura, troviamo che l’albero è simbolo del Giusto, è simbolo di Cristo, la Croce di Cristo che è diventata il segno della nostra salvezza, l’emblema dal quale l’uomo, il cristiano è stato salvato. Inoltre, abbiamo una radice nelle nostri origini ebraiche: la "Menorah", infatti, è un albero che riceve l’olio da due olivi. E’ uno spunto, quello di partire dall’albero per arrivare a Cristo, affinché non rimanga esclusivamente un simbolo sotto al quale si mettono i regali, ma andare oltre.

D. – Un testo di 79 pagine, quello sull’albero di natale, scritto con un linguaggio accessibile ma ricco di contenuti anche dal punto di vista iconografico, che riporta all’interno un grande lavoro di ricerca e di studio, e nel quale si trovano dei codici miniati risalenti fino all’VIII secolo ...

R. – Il codice dell’XVIII secolo ci fa vedere una città che è Gerusalemme, la Gerusalemme Celeste, sulla quale domina l’agnello sgozzato, simbolo di Cristo. Da questo agnello parte un albero con tre ramificazioni, e i frutti di quest’albero sono frutti d’uva, anche se di per sé quest’albero non è una vite. Questo per illustrarci che, se ci si radica in Cristo, quest’albero porta frutti e - come dice la Parola - porta frutti in ogni stagione. E poi alla sua sinistra ci sono i re della terra che vengono a portare i doni a Cristo, e San Giovanni, il testimone fedele che ha predicato, che ha annunciato Cristo.

D. – Cosa sono i codici miniati?

R. – I codici miniati sono nati nel Settecento e utilizzati fino al 1600, quando ancora non esisteva la stampa e con essa la duplicazione delle opere. I principi, i re che avevano soldi, chiamavano gli amanuensi e si facevano scrivere la Bibbia o i Salteri o i Libri delle preghiere. E questi erano, secondo me, dei frati con una grandissima fede che davano una lettura, un’interpretazione del contenuto catechetico delle Letture. Così, nei capolettera c’è già una lettura, un’interpretazione di quello che è contenuto nel testo. Ed è la “Bibbia pauperum”: quando nel Medioevo il popolo non conosceva il latino, andava nelle cattedrali dove c’erano le vetrate, dove c’erano i bassorilievi, dove c’erano queste grandi Bibbie esposte e capiva le immagini e, attraverso le immagini, gli amanuensi facevano la catechesi al popolo. Ci sono anche dei codici su due strati, su due fasce: la fascia superiore riporta le immagini del Nuovo Testamento e la fascia sottostante raffigura il Vecchio Testamento. Per esempio, viene raffigurata in basso Eva e in alto Maria, in basso Isacco – simbolo del sacrificio – e in alto Cristo. Questo ci fa dimostra che c’era una profonda conoscenza della Scrittura, e c’era anche la voglia di disegnarla, di immaginarla per trasmetterla al popolo. (bi)







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