2011-12-20 15:54:59

Ricerca Acli-Cattolica: la crisi del ceto medio è la nuova questione sociale


“Ridefinizione delle aliquote fiscali, degli importi deducibili e detraibili sono il vero banco di prova di una riforma fiscale che voglia essere equa e giusta e intenda sostenere i soggetti e le famiglie più vulnerabili”. È la proposta che le Acli provinciali di Milano, Monza e Brianza rivolgono al governo, alla luce di un’indagine condotta con il Dipartimento di sociologia dell’Università Cattolica sui dati delle dichiarazioni dei redditi presentate negli ultimi quattro anni ai Caf Acli nelle provincie di Milano e di Monza-Brianza. L’indagine, contenuta nel volume “Ceto medio: la nuova questione politica e sociale”, è stata resa nota questa mattina a Milano, riferisce il Sir. “I risultati della ricerca – rilevano le Acli milanesi – sembrano indicare che siamo ancora in tempo a invertire la rotta per fermare la regressione sociale in atto, a condizione che la nuova questione sociale rappresentata dai ceti medi venga assunta come una priorità sul piano politico”. “Questa – sottolineano – costituisce senz’altro la priorità per le Acli. Infatti non vi può essere sviluppo sociale, nuova cittadinanza, e nemmeno i presupposti per l’uscita dalla crisi, se non si agisce per cancellare le cause che negli ultimi decenni hanno prodotto gli attuali squilibri economici e sociali”. Dall’indagine emerge un quadro preoccupante per il ceto medio. “Tra i giovani fino ai 29 anni, ma anche tra i 30 e i 39 anni – si legge nella ricerca – non solo sono calati i redditi reali (rispettivamente -6,02% e -5,39%) ma anche quelli nominali (-0,74% e -0,07%). Ancora più significativo il calo registrato tra i giovani dipendenti”. “Altrettanto critica peraltro è la situazione dei dipendenti con età compresa tra i 50 e i 59 anni (-5,07%)”. A determinare tale situazione, secondo le Acli lombarde, è la diffusione del lavoro atipico tra gli under 40, mentre tra gli ultracinquantenni “si può forse ritenere che abbia influito la diffusione della cassa integrazione che ha assicurato la continuità del lavoro, ma necessariamente eroso i redditi quando prolungata”. Inoltre, dallo studio emerge che “le coppie coniugate monoreddito (-4,82%) hanno risentito della crisi più delle altre tipologie familiari. Seguono i divorziati/e (-4,48%), i coniugi bireddito (-3,14%), i separati (-2,82%), i celibi/nubili (-1,69%) e infine i vedovi/e (-0,89%)”. In sintesi, i principali fattori che hanno colpito il ceto medio in questi anni, secondo l’indagine Acli-Cattolica, sono stati da una parte “l’aumento del costo della vita”, dall’altra “il variare delle detrazioni e delle deduzioni, che a fronte di redditi stagnanti può determinare una differenza sostanziale”.







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