Nord Corea: apprensione nel mondo per il dopo Kim Jong-il. La riflessione di padre
Cervellera
Attesa e preoccupazione: sono questi i sentimenti che prevalgono nella comunità internazionale
dopo la morte del leader nordcoreano Kim Jong-il e la successione al potere del figlio
27enne Kim Jong-un. Tokyo e Washington hanno auspicato passi concreti per la denuclearizzazione
del Paese, mentre l'Aiea ha chiesto che i propri ispettori possano tornare in Nord
Corea, dalla quale erano stati espulsi nel 2009. Dal canto suo, il governo cinese
ha dato il suo “placet” al nuovo leader. Oggi intanto, la televisione nord coreana
ha mostrato le prime immagini della salma del dittatore esposta in una bara di vetro.
Sulla situazione in Nord Corea, giudicato il Paese più isolato al mondo, Alessandro
Gisotti ha intervistato il direttore di “AsiaNews”, padre Bernardo Cervellera:
R. - La situazione
è – per così dire – a due velocità: da una parte i membri del partito e i militari
e tutte persone che vivono nella capitale Pyongyang, che di fatto hanno un livello
di vita abbastanza buono ... poi, però, c’è la situazione delle persone nelle campagne
che, invece, è molto difficile.
D. – Un Paese dagli incredibili contrasti:
possiede uno degli eserciti più potenti al mondo, la gente però muore di fame …
R.
– Si, è una cosa folle! Anche perché questa carestia è dovuta certamente a fenomeni
naturali; però a tutto questo si è aggiunta una politica economica ed agricola disastrosa
per cui i raccolti sono andati distrutti. Purtroppo però nonostante questa situazione,
il governo ha continuato a mantenere alto il livello tecnico di alcune fabbriche per
costruire i suoi missili e le sue bombe nucleari.
D. – Quali notizie
riescono a trapelare riguardo la difficilissima situazione dei cristiani in Corea
del Nord?
R. - Le notizie che trapelano sono da una parte che chi ha
una Bibbia, o chi prega, rischia spesso anche la pena di morte; poi c’è un gruppo
di "cristiani" e di "cattolici" che viene presentato quando ci sono delegazioni straniere.
A Pyongyang c’è anche una chiesa dove ogni domenica si svolge un servizio liturgico:
il problema è che non c’è il prete! La diocesi di Seoul ha chiesto tante volte al
governo del Nord di poter mandare un sacerdote almeno la domenica per celebrare la
Messa, ma il regime ha sempre rifiutato.
D. – Di certo c’è che la Corea
del Nord è uno dei Paesi in cui è maggiormente vessata la libertà religiosa, e non
solo dei cristiani …
R. – No, infatti, la libertà religiosa è proprio
cancellata per tutti, perché l’unico culto permesso è quello al "padre della patria"
Kim Il-sung, cui adesso si aggiungerà anche quello di Kim Jong-il. Per quanto riguarda
la Chiesa cattolica tutti i sacerdoti, i vescovi stranieri sono stati espulsi e i
sacerdoti locali e le suore sono stati tutti uccisi.
D. – Dai vescovi
sud coreani è giunto l’auspicio che questa nuova fase porti ad un cammino di riunificazione:
quale contributo può dare la Chiesa che è in Sud Corea al riguardo?
R.
– Devo dire che la Chiesa cattolica e anche i cristiani protestanti, stanno facendo
un lavoro enorme per la riunificazione, per la riconciliazione. Teniamo presente che
mentre Lee Myung-bak, il presidente sudcoreano, ha bloccato ormai gli aiuti economici,
soprattutto gli aiuti alimentari, al Nord, e li riaprirà soltanto a condizione che
il Nord blocchi il programma nucleare, la Chiesa invece ha continuato a mandare i
suoi aiuti anche contro la politica del governo del Sud. (bi)