Mons. Sigalini: "Natale tempo di sobrietà e solidarietà"
S.E. mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, assistente generale dell'Azione
Cattolica Gli affanni
di questo tempo di crisi devono essere mitigati da una speranza. Non basterà mettere
a posto i conti per dare un nuovo volto alla società italiana, serve anche un atteggiamento
di collaborazione, solidarietà e sacrificio. La nostra vita vale solo se c'è una coscienza
che la converte. A Natale dobbiamo credere che il Signore può cambiarci il cuore.
Solo così possiamo trasformare il nostro atteggiamento e uscire da contrapposizioni
che sono solo ideologiche. Il Natale può essere la festa della sobrietà.
Quando ero bambino io non c'era tutto questo splendore. Ci bastava poco, ma ci sembrava
bello il clima familiare, il fatto che mamma e papà stavano di più con noi figli.
Anche oggi può essere vissuto come il momento in cui prendiamo in mano la vita. Come
tutti i presbiteri sto vivendo questa novena di preghiera attraverso il breviario
che ci mostra tutta la trama di questo Natale. La storia di un Popolo che è incapace
di seguire Dio e si allontana continuamente e Dio che lo segue incessantemente e lo
segue fino a farsi uomo. Per cui dobbiamo andare alla sostanza delle cose, capire
che siamo in buona compagnia. Questo è il messaggio vero del Natale. Dopo il grave
incidente che ho subito nel settembre scorso la fragilità umana mi ha colpito in pieno,
perché i pianti che ho fatto nelle notti insonni lo so solo io. Ma poi ho deciso che
questa prova che il Signore mi aveva dato doveva essere una prova d'amore perché la
croce per un cristiano è un distintivo assolutamente ineliminabile. Io ho sempre avuto
paura della sofferenza, tanto che scherzando dico sempre a Gesù: "Io mi tengo confessato
e tu, ti prego, fammi morire improvvisamente!". Questa volta mi stava quasi prendendo
in parola. Ho capito però che la sofferenza è una risorsa che ti permette di cambiare
la vita e scoprire la solidarietà. Io ringrazio tutti quelli che hanno pregato per
me e quando guardo tutte le mail che mi sono arrivate dopo l'incidente sono meravigliato
per quanta gente ha pregato perché io tornassi a una pienezza di vita. Il Papa ieri
mi ha detto: "Si vede che Dio ha bisogno di te". Allora, con questo tipo di pensieri
sono riuscito a superare le difficoltà umane di cui non mi vergogno perché quando
c'è il dolore il pianto lo solleva un poco, anche se non è l'ultima parola, perché
l'ultima parola è abbandonarsi in Dio.