Avvento. Mons. Sigalini: è il tempo adatto per cambiare il cuore e imparare a seguire
Cristo
In occasione dell’udienza di ieri ai ragazzi dell’Azione Cattolica, Benedetto XVI
ha rivolto un saluto speciale a mons. Domenico Sigalini, assistente generale
dell’organizzazione cattolica e vescovo di Palestrina. Il presule, nel settembre scorso,
durante un’escursione era incorso in un grave incidente che lo ha costretto a un lungo
ricovero. Fabio Colagrande lo ha intervistato per chiedergli innanzitutto una
riflessione su questo Avvento 2011, caratterizzato in Italia dalla crisi economica
e dagli scontri sociali:
R. – Stiamo
facendo tutti i sacrifici, tutti siamo tesi a venire fuori da queste speculazioni
finanziarie, che purtroppo ci stiamo portando dietro da parecchi decenni e di cui
siamo tutti responsabili. Questo affanno, però, deve essere mitigato da una speranza,
secondo me: non sarà soltanto il mettere a posto i conti che ci darà un nuovo volto
come società italiana: sarà anche un nuovo atteggiamento di collaborazione, di solidarietà,
di sacrificio e non ho paura a dire questa parola, perché ne ho fatti un po’. La nostra
vita vale per la coscienza che la sorregge: non soltanto per i grandi eventi o le
grandi manifestazioni, ma perché c’è una coscienza che si converte. Noi a Natale vorremmo
dire a tutti gli uomini di avere questa fiducia nel Signore, di farci cambiare il
cuore, perché se cambiamo il cuore, cambia anche tutta una serie di atteggiamenti
e di contrapposizioni che tante volte sono sole ideologici.
D. – Il
Natale, che è per tradizione la festa dell’abbondanza, può essere anche la festa della
sobrietà?
R. – Io penso proprio di sì, perché quando ero bambino io
non c’era tutto questo splendore, però il Natale lo vivevamo bene: come bambini ci
bastava poco e ci sembrava bello il clima della famiglia, in cui il papà e la mamma
stavano di più con noi figli. Anche per noi, oggi il Natale può essere vissuto di
più come un momento in cui prendiamo in mano la vita. In questi giorni, come tutti
i presbiteri prego con la Liturgia delle ore che ci fa vedere tutta la trama che c’è
dietro il Natale: un popolo che è incapace di seguire Dio, che continuamente si allontana
e Dio che continua ad inseguirlo e lo insegue finalmente facendosi uomo. Noi siamo
in buona compagnia e tutto questo mi pare essere il messaggio vero del Natale.
D.
– Mons. Sigalini, abbiamo ricordato il gravissimo incidente di cui è stato vittima
il settembre scorso: questa esperienza di vita cosa le ha portato come uomo, ma anche
come pastore?
R. – Devo dire che la fragilità umana mi ha proprio colpito
in pieno: i piani che ho fatto, li so solo io, in tante notti insonni... Poi ho deciso
che questa prova che il Signore mi ha dato – causata da me, anche se non capita niente
che il Signore non permetta – sia stata una prova anche di amore, perché la Croce
per il cristiano è un distintivo assolutamente ineliminabile. Io ho sempre avuto paura
della sofferenza, tanto che – in maniera un po’ banale, come so fare io con le mi
battute – dico sempre a Gesù: “Io penso a vivere costantemente la confessione, Tu
fammi morire improvvisamente...”. Quasi mi stava prendendo in parola… Ho paura della
sofferenza e invece la sofferenza è una risorsa: è una risorsa che ti permette di
cambiare la vita, di scoprire solidarietà. Io ringrazio tutti quelli che hanno pregato
per me. Sto guardando tutte le e-mail che mi sono arrivate e devo dire che sono meravigliato
di quanta gente abbia pensato e abbia pregato perché potessi tornare ad una pienezza
di vita. Il Papa ieri mi ha detto: “Si vede che Dio ha bisogno di te”… Con questo
tipo di pensieri sono riuscito a superare anche queste difficoltà umane, delle quali
non mi vergogno perché quando c’è il dolore, il pianto lo solleva un poco, anche se
non è l’ultima parola: l’ultima parola è abbandonarsi a Dio. (mg)