Repubblica Democratica del Congo: dopo l'esito delle presidenziali, l'opposizione
annuncia proteste
Attenzione puntata sulla Repubblica Democratica del Congo. In settimana sono in programma
manifestazioni di protesta contro i risultati delle presidenziali che hanno decretato
la vittoria del Capo di stato uscente Kabila. Ad annunciarlo, dopo la conferma dell’esito
nonostante le denunce di brogli, il partito del candidato sconfitto, Tshisekedi. Eugenio
Bonanata ha intervistato Raffaello Zordan, esperto di Africa della rivista
Nigrizia:
R. – E’ chiaro
che l’unico candidato piuttosto credibile verso il presidente uscente Joseph Kabila,
cioè Etienne Tshisekedi non accetta il risultato del voto perché ha anche la conferma
da parte di osservatori internazionali, da parte - non dimentichiamo - di trentamila
osservatori che la chiesa cattolica ha sguinzagliato in giro per il Paese, che ci
sono stati brogli, che ci sono state manchevolezze, che insomma è un voto piuttosto
claudicante. Questo vuol dire che la situazione lì è molto difficile.
D.
- Il timore principale è che queste manifestazioni possano sfociare in violenza?
R.
- Sì, il rischio c’è il Paese è sempre sull’orlo di una crisi di nervi per usare una
frase leggera. Non dimentichiamo nemmeno che a Kinshasa la capitale del Congo sicuramente
i partigiani di Tshisekedi sono più numerosi di quelli di Kabila che è forte invece
nel nordest del Paese. Il rischio di scontri, di ulteriori violenze, c’è perché poi
siamo di fronte a una realtà di disoccupazione, di tirare avanti con un dollaro al
giorno, di infrastrutture che continuano a non esserci. Io mi auguro che Kabila si
renda conto che riportare le cose allo scontro frontale non giova prima di tutto a
lui e quindi lasci che le manifestazioni si esprimano in maniera libera, in maniera
indipendente. Naturalmente, gli stessi manifestanti devono evitare di arrivare allo
scontro assaltando il commissariato o quant’altro.
D. – Oltre a manifestare
cos’altro può fare Tshisekedi visto che alla fine le autorità locali hanno validato
il voto?
R. – Naturalmente, qui la scelta che ci si trova a fare all’opposizione,
in particolare Tshisekedi, è quella di prepararsi ad altri 5 anni di trincea per vedere
come fare. Teniamo conto però che è vero che il presidente conta tanto in una repubblica
presidenziale come la repubblica democratica del Congo, però abbiamo un parlamento,
che comunque ha una sua forza, dove però Kabila non ha la maggioranza. Quindi deve
trovare accordi con altre forze minori per riuscire a far approvare dal parlamento
le decisioni che prende e via discorrendo. Tshisekedi può lavorare e provare a portare
avanti riforme in questi anni e contrastare, per quello che può, il potere del presidente.
D.
- Stati Uniti e Unione europea si sono espressi negativamente sulla tornata. Cosa
dire del ruolo della comunità internazionale?
R. - Si sono espressi
negativamente però la Comunità internazionale non può assolutamente restare alla finestra.
Non dimentichiamo che stiamo parlando di un Paese chiave nella regione dei Grandi
Laghi. Insomma, la Comunità internazionale non può sicuramente lavarsene le mani,
quindi chi può effettivamente intervenire, chi dovrebbe spingere maggiormente sull’acceleratore
è l’Unione africana. Sappiamo che l’Unione africana ha parecchie debolezze e quindi
fa dichiarazioni sempre un pochino leggere e lascia che le cose scorrano come scorrano.
D.
- Alla luce di queste considerazioni quale può essere la via d’uscita realistica per
la situazione nel Paese africano?
R. – Credo che alla fine Kabila riprenderà
a fare il suo lavoro. Il problema è capire se gli investimenti internazionali arriveranno,
se si darà ancora credito al Congo… Non dimentichiamo che stiamo parlando di un Paese
che ha ricchezze enormi, che però non vengono equamente ridistribuite, è anche un
Paese dove magari molte imprese non investono perché non ci sono ancora gli standard
di sicurezza accettabili. Se lavorerà in quella direzione potrà fare ancora un po’
di strada. Non scommetterei che possa arrivare la fine di questi cinque anni, se non
metterà in moto meccanismi che la popolazione può apprezzare come sviluppo, cambiamento,
come trasformazione. (bf)