Italia: passa la manovra alla Camera. Il testo ora al Senato
Italia. L’aula della Camera ha approvato ieri sera la manovra correttiva dei conti
pubblici, sulla quale in mattinata il governo aveva ottenuto la fiducia. Il provvedimento
passa ora all’esame del Senato, che darà il via libera definitivo entro Natale. L’Italia
si salverà, ma il rischio è ancora massimo, ha detto nel suo intervento in aula il
premier Monti. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Previsto
per il 2012 un calo del Pil dell’1,6% e una perdita stimata di circa 800.000 posti.
Per un’analisi di questo scenario Michele Raviart ha intervistato Stefano Zamagni,
docente di Economia all’Università di Bologna:
R. – E’ evidente
che questa crisi e i provvedimenti che, a livello europeo, sono stati presi hanno
natura recessiva. Dunque non c’è nulla di che meravigliarsi, perché la stessa cosa
vale per la Francia, anche per la stessa Germania, per la quale – appunto – si prevede
un aumento della disoccupazione. E’ chiaro che, di fronte ad una crisi, ci sono due
vincoli da rispettare: il vincolo della stabilità finanziaria e, dall’altro, l’esigenza
di far ripartire la macchina produttiva. Allora, la domanda diventa: è possibile far
ripartire la macchina produttiva, rispettando i cosiddetti “saldi finanziari”? La
mia risposta è: parzialmente, sì.
D. – Attraverso quali strumenti?
R.
– Dando la forza necessaria a quei soggetti di società civile che si impegnano sul
fronte produttivo e che sono le imprese sociali, le cooperative sociali, alcuni tipi
di fondazioni … quel mondo, cioè, che noi chiamiamo di terzo settore. Una cooperativa
sociale è un’impresa che produce valore aggiunto creando posti di lavoro. Allora,
in una situazione come l’attuale, perché non liberare i lacci e i lacciuoli a queste
forme di impresa non capitalistica, che quindi non sono sottoposte alla competizione
globale, ma che però creano, al tempo stesso, posti di lavoro? Questo, anche, è l’insegnamento
che ci viene dalla dottrina sociale della Chiesa!
D. – Lo stesso Monti ha affermato
che nella manovra, il rigore ha superato l’equità e la crescita, anche se sono stati
presi provvedimenti in questo senso. Sono sufficienti, questi, per far ripartire il
Paese?
R. – No. Non sono sufficienti. Però, io capisco che ci possa essere
un senso e quindi sono speranzoso. Io, però, torno a ribadire l’impianto teoretico
che secondo me va cambiato, perché quello che adesso sta avvenendo è che la gente
sta di nuovo perdendo quella fiducia che era stata alimentata un mese fa. E questo
è brutto, perché la gente in queste circostanze rischia di diventare cinica. Basta
ricordarsi di San’Agostino, quando ai suoi discepoli che si lamentavano per la durezza
dei tempi, lui rispondeva, redarguendoli: “Cambiate voi i tempi!”. Ed è possibile,
cambiare i tempi: cioè a dire, cambiare il modello di sviluppo.
D. – Qualora
fossero confermate queste previsioni, come si inquadrano questi dati nel contesto
europeo? R. – Gli stessi dati, più o meno, riguardano anche gli altri Paesi, Inghilterra
compresa. Ed allora è chiaro che se la recessione diventa un fatto europeo e non soltanto
locale, la questione diventa seria. Ancora una volta, noi guardiamo gli americani:
gli americani adesso stanno riprendendo! Perché gli americani, contrariamente a quanto
molti pensano, predicano il neo-liberismo ma loro non l’hanno mai praticato, il neo-liberismo!
Hanno attuato la politica di facilitare alle banche la possibilità di concedere prestiti
alle imprese: noi, in Europa, abbiamo fatto esattamente il contrario. Ora è ovvio
che le imprese, se non hanno il credito, devono chiudere o rallentare! (gf)