2011-12-17 12:00:03

Il cardinale Bagnasco: la Chiesa paga l'Ici, nessun privilegio


"La Chiesa paga l'Ici". Lo ribadisce il cardinal Angelo Bagnasco in una lunga intervista al 'Corriere
della Sera,' in cui parla di attacchi "frutto di ignoranza o malafede" e sottolinea: "Ho letto che riceviamo un miliardo di euro per gli stipendi e il resto e' cresta. Ma un vescovo guadagna 1.300 euro al mese".

Spiega il presidente dei vescovi italiani: "La Chiesa paga l'Ici. Occorre dirlo, visto che si parte sempre dall'assunto contrario. Eventuali casi di elusione relativi a singoli enti, se provati, devono essere accertati e sanzionati con rigore: nessuna copertura e' dovuta a che si sottrae al dovere di contribuire al benessere dei cittadini attraverso il pagamento delle imposte. Le tasse non sono un optional. Detto questo - ha continuato - l'esenzione dall'Ici, per talune categorie di enti e di attivita' non e' un privilegio. E' il riconoscimento del valore sociale dell'attivita' che viene esentata e, cosa non secondaria, non riguarda solo la Chiesa ma anche altre confessioni religiose e una miriade di realta' non profit".

Per Bagnasco "si tratta di chiedersi se il mondo della solidarieta' debba essere tassato al pari di quello del business. A chi fa concorrenza una mensa per i poveri piuttosto che un campetto di calcio dell'oratorio? In ogni caso, ripeto: siamo disposti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti e delle attivita' non profit oggetto dell'attuale esenzione".

Sul governo Monti, il cardinal Bagnasco ha osservato che "la crisi globale ha portato a galla alcuni elementi di inadeguatezza del sistema Paese, che venivano da lontano e hanno contribuito a modificare il quadro politico, gia' segnato da non poche inquietudini. Questo governo, che a cominciare dal presidente Monti e' composto da personalita' della cultura e del mondo sociale ed economico, ha una finalita' assolutamente prioritaria. L'auspicio e' che possa realizzare quel risanamento dei conti pubblici senza del quale l'Italia rischia tutto; e, nello stesso tempo, imprimere una spinta decisiva allo sviluppo".









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