Il più antico manoscritto paleoslavo in mostra al Palazzo della Cancelleria a Roma
Il “Codice Suprasliense”, il più antico manoscritto in cirillico conservato quasi
integralmente fino ai nostri giorni, è in esposizione al Palazzo della Cancelleria
a Roma. Nel volume, risalente al X secolo, sono riportate 24 vite di santi e 23 omelie.
Su questa mostra, promossa dalle ambasciate di Bulgaria e di Polonia presso la Santa
Sede in occasione della presidenza polacca dell’Unione Europea, si sofferma al microfono
di Dimitar Gantchev, l’ambasciatore della Repubblica bulgara presso la Santa
Sede, Nikola Kaludov:
R. – Questa
mostra testimonia il contributo dei Paesi slavi allo sviluppo della civiltà europea
cristiana. L’argomento è strettamente specialistico ed è comprensibile che attiri
piuttosto l’attenzione degli scienziati e degli storici. Nel mondo globalizzato attuale,
credo che sia di grande importanza - al primo posto - riuscire a preservare la nostra
identità nazionale e, secondo, possedere vaste ed approfondite conoscenze e nozioni
reciproche. Oggi, più che in qualunque altro momento del secolo scorso, le nazioni
europee sono chiamate a prendere in considerazione e ad approfondire le radici della
loro cultura e tradizione. Se nel XXI secolo ci permettiamo di trascurare le conoscenze
umanistiche vuol dire estinguere anche la cultura umana.
Il “Codice Suprasliense”,
scritto su pergamena con grafia accurata, fu rinvenuto nel 1823 presso il monastero
basiliano di Supraśl, nell’odierna Polonia nordorientale. Dal manoscritto emergono
importanti dati sulle fasi dello sviluppo della lingua paleoslava. Sull un messaggio
sotteso alla mostra, incentrata su questo prezioso volume, ascoltiamo l’ambasciatore
della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede, Hanna Suchocka:
R. – E’ un
messaggio molto chiaro, perché significa che i nuovi Paesi dell’Unione Europea sono
in realtà i vecchi Paesi dell’Europa. Avendo questi Paesi un’antica cultura cristiana,
portano questi valori all’Unione Europea. Vediamo chiaramente che l’Europa ha due
polmoni, come diceva sempre Giovanni Paolo II, e questi due polmoni adesso devono
incontrarsi e portare buoni frutti. Per me il fatto simbolico che San Cirillo e Metodio
siano i due coopatroni europei è molto importante, perché significa che i patroni
europei sono vissuti non solo in una parte dell’Europa, visto che la nostra Europa
per 40 anni è stata fuori dell’Unione. Questo è un messaggio chiaro: noi siamo portatori
dei valori nell’Europa comune assieme a quegli europei, chiamati da sempre “europei”;
noi siamo i nuovi “europei”, anche se non è vero, perché siamo europei da sempre.(ap)