Il Papa agli ambasciatori di 11 Paesi: più solidarietà per affrontare le sfide dei
nostri tempi e più sostegno ai giovani
Nell’era della globalizzazione, serve un’autentica solidarietà per affrontare le grandi
sfide che abbiamo dinnanzi. E’ l’appello di Benedetto XVI, levato stamani nell’udienza
agli ambasciatori, non residenti, di Trinidad e Tobago, Guinea Bissau, Svizzera, Burundi,
Thailandia, Pakistan, Mozambico, Kyrgyzstan, Andorra, Sri Lanka, Burkina Faso, ricevuti
in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel suo appassionato discorso,
il Papa ha esortato in particolare i governi ad aiutare le nuove generazioni alle
prese con gravi problemi quali la disoccupazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’interdipendenza
che viviamo nell’era della globalizzazione, deve “essere vista come un vantaggio,
non una minaccia”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che nel suo discorso ha
innanzitutto messo l’accento sulla necessità di “lavorare gli uni con gli altri, gli
uni per gli altri”:
“Nous sommes tous responsables de tous…” “Noi
– ha avvertito – siamo tutti responsabili di tutti ed è importante avere una concezione
positiva della solidarietà”. E’ questa, ha aggiunto, la vera leva “dello sviluppo
umano integrale che permette all’umanità di avanzare” verso nuovi risultati. Ha così
rivolto un pensiero particolare alla presa di coscienza, che si fa sempre più forte,
“di una solidarietà tra le generazioni”. Una solidarietà che, ha osservato, “trova
il suo radicamento naturale nella famiglia” che va sostenuta nella sua “missione essenziale
nella società”:
“Dans ce domaine, j’encourage chacun…” “In
questo ambito – ha detto – incoraggio ognuno, quale che sia il suo livello di responsabilità
e in particolare i governanti” a “investire i mezzi necessari per donare alla gioventù
le basi etiche fondamentali” specialmente “aiutandoli nella formazione e nella lotta
contro i mali sociali come la disoccupazione, la droga, la criminalità” e ancora la
mancanza di rispetto della persona. Proprio “la preoccupazione per le sorti delle
generazioni future – ha soggiunto – porta ad un significativo progresso nella percezione
dell’unità del genere umano”. Non ha quindi mancato di evidenziare il ruolo positivo
del pluralismo delle culture e delle religioni che “non si oppone alla ricerca comune
del vero, del buono e del bello”.
“Eclairée et soutenue par la lumière…” “Illuminata
e sostenuta dalla Rivelazione – ha affermato – la Chiesa incoraggia gli uomini a confidare
nella regione che se è purificata dalla fede” è capace di “sorpassare i condizionamenti
di parte” per riconoscere “quei beni universali”, come la pace e l’armonia sociale
e religiosa, “di cui tutti gli uomini hanno bisogno”. Il Papa è quindi tornato a riflettere
sul ruolo della solidarietà nell’ambito della coscienza di una responsabilità comune:
“Les
nouveaux défis auxquels…” “Le nuove sfide che i vostri Paesi si trovano
oggi ad affrontare – ha avvertito – richiedono certamente una mobilitazione di intelligenze
e della creatività dell’uomo per combattere la povertà e per una più efficace e più
corretta utilizzazione delle energie e risorse disponibili”. Tanto sul piano individuale
che su quello politico, ha detto ancora, “c’è bisogno di incamminarsi risolutamente
verso un impegno più concreto e più largamente condiviso” per il “rispetto e la protezione
del Creato”. Ha così concluso il suo discorso ribadendo la necessità “di una vigilanza
attiva ed efficace per il rispetto e la promozione della dignità umana” contro ogni
tentativo di negarla o strumentalizzarla. A tal riguardo, ha detto, non solo le religioni
ma anche gli Stati sono chiamati a salvaguardare il primato dello spirito. Il Papa
ha invocato dunque “una politica culturale che favorisca l’accesso di ognuno ai beni
spirituali, valorizzi la ricchezza del tessuto sociale e non scoraggi mai l’uomo nella
sua libera ricerca” della dimensione spirituale.
A differenza del passato,
ha spiegato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico
Lombardi, non vi è stato “un testo di indirizzo di saluto da parte dei singoli ambasciatori,
né un testo specifico del Papa per ognuno di essi”. Si prevede, soggiunge padre Lombardi,
che “ora questa sia anche nuovamente la prassi della Santa Sede, per motivi di semplicità
e uniformità con gli usi diplomatici correnti”. L’incontro personale con il Papa,
osserva ancora il direttore della Sala Stampa vaticana, “potrà naturalmente essere
più ampio nel caso degli ambasciatori residenti, per cui la consegna delle credenziali
prevede un’udienza particolare e non collettiva”. Inoltre, constata padre Lombardi,
“è giusto osservare che il Papa - come di fatto già avviene - ha molte occasioni per
manifestare la sua vicinanza e la sua sollecitudine per i diversi popoli, con messaggi
specifici per alcune ricorrenze o in circostanze particolarmente importanti”.