2011-12-15 11:39:06

Il Papa agli ambasciatori di 11 Paesi: più solidarietà per affrontare le sfide dei nostri tempi e più sostegno ai giovani


Nell’era della globalizzazione, serve un’autentica solidarietà per affrontare le grandi sfide che abbiamo dinnanzi. E’ l’appello di Benedetto XVI, levato stamani nell’udienza agli ambasciatori, non residenti, di Trinidad e Tobago, Guinea Bissau, Svizzera, Burundi, Thailandia, Pakistan, Mozambico, Kyrgyzstan, Andorra, Sri Lanka, Burkina Faso, ricevuti in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel suo appassionato discorso, il Papa ha esortato in particolare i governi ad aiutare le nuove generazioni alle prese con gravi problemi quali la disoccupazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

L’interdipendenza che viviamo nell’era della globalizzazione, deve “essere vista come un vantaggio, non una minaccia”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che nel suo discorso ha innanzitutto messo l’accento sulla necessità di “lavorare gli uni con gli altri, gli uni per gli altri”:

“Nous sommes tous responsables de tous…”
“Noi – ha avvertito – siamo tutti responsabili di tutti ed è importante avere una concezione positiva della solidarietà”. E’ questa, ha aggiunto, la vera leva “dello sviluppo umano integrale che permette all’umanità di avanzare” verso nuovi risultati. Ha così rivolto un pensiero particolare alla presa di coscienza, che si fa sempre più forte, “di una solidarietà tra le generazioni”. Una solidarietà che, ha osservato, “trova il suo radicamento naturale nella famiglia” che va sostenuta nella sua “missione essenziale nella società”:

“Dans ce domaine, j’encourage chacun…”
“In questo ambito – ha detto – incoraggio ognuno, quale che sia il suo livello di responsabilità e in particolare i governanti” a “investire i mezzi necessari per donare alla gioventù le basi etiche fondamentali” specialmente “aiutandoli nella formazione e nella lotta contro i mali sociali come la disoccupazione, la droga, la criminalità” e ancora la mancanza di rispetto della persona. Proprio “la preoccupazione per le sorti delle generazioni future – ha soggiunto – porta ad un significativo progresso nella percezione dell’unità del genere umano”. Non ha quindi mancato di evidenziare il ruolo positivo del pluralismo delle culture e delle religioni che “non si oppone alla ricerca comune del vero, del buono e del bello”.

“Eclairée et soutenue par la lumière…”
“Illuminata e sostenuta dalla Rivelazione – ha affermato – la Chiesa incoraggia gli uomini a confidare nella regione che se è purificata dalla fede” è capace di “sorpassare i condizionamenti di parte” per riconoscere “quei beni universali”, come la pace e l’armonia sociale e religiosa, “di cui tutti gli uomini hanno bisogno”. Il Papa è quindi tornato a riflettere sul ruolo della solidarietà nell’ambito della coscienza di una responsabilità comune:

“Les nouveaux défis auxquels…”
“Le nuove sfide che i vostri Paesi si trovano oggi ad affrontare – ha avvertito – richiedono certamente una mobilitazione di intelligenze e della creatività dell’uomo per combattere la povertà e per una più efficace e più corretta utilizzazione delle energie e risorse disponibili”. Tanto sul piano individuale che su quello politico, ha detto ancora, “c’è bisogno di incamminarsi risolutamente verso un impegno più concreto e più largamente condiviso” per il “rispetto e la protezione del Creato”. Ha così concluso il suo discorso ribadendo la necessità “di una vigilanza attiva ed efficace per il rispetto e la promozione della dignità umana” contro ogni tentativo di negarla o strumentalizzarla. A tal riguardo, ha detto, non solo le religioni ma anche gli Stati sono chiamati a salvaguardare il primato dello spirito. Il Papa ha invocato dunque “una politica culturale che favorisca l’accesso di ognuno ai beni spirituali, valorizzi la ricchezza del tessuto sociale e non scoraggi mai l’uomo nella sua libera ricerca” della dimensione spirituale.

A differenza del passato, ha spiegato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, non vi è stato “un testo di indirizzo di saluto da parte dei singoli ambasciatori, né un testo specifico del Papa per ognuno di essi”. Si prevede, soggiunge padre Lombardi, che “ora questa sia anche nuovamente la prassi della Santa Sede, per motivi di semplicità e uniformità con gli usi diplomatici correnti”. L’incontro personale con il Papa, osserva ancora il direttore della Sala Stampa vaticana, “potrà naturalmente essere più ampio nel caso degli ambasciatori residenti, per cui la consegna delle credenziali prevede un’udienza particolare e non collettiva”. Inoltre, constata padre Lombardi, “è giusto osservare che il Papa - come di fatto già avviene - ha molte occasioni per manifestare la sua vicinanza e la sua sollecitudine per i diversi popoli, con messaggi specifici per alcune ricorrenze o in circostanze particolarmente importanti”.







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