2011-12-15 14:42:23

Comunità terapeutiche. Don Mimmo Battaglia: la prevenzione non fa più notizia


La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, Fict, ha organizzato una tavola rotonda a Roma, presso la sede Unicef, sul tema: “Fict: 30 anni dalla parte della vita”. Presenti don Mimmo Battaglia, presidente della federazione citata, don Vittorio Nozza, direttore Caritas Italiana e il dott. Andrea Olivero, presidente Acli e Forum Terzo Settore. Presidenti ed operatori hanno preso parte all’udienza generale del Santo Padre. Al microfono di Lev Sordi, don Mimmo Battaglia, presidente della Fict.RealAudioMP3

R. - La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche raccoglie al suo interno 44 comunità, sparse un po’ in tutta Italia. E’ nata per volontà di don Mario Picchi e si riconosce attorno al “Progetto-uomo”. Oggi festeggiamo questi 30 anni di attività a servizio della vita, dalla parte dell’uomo. Potremmo dire che il nostro lavoro ha sempre combattuto lo stigma della tossicodipendenza per vizio, le sterili ideologie sui modelli d’intervento, la sostanza posta al centro a discapito dell’essere umano. Sono stati 30 anni durante i quali abbiamo soprattutto lavorato per la dignità di ogni uomo, per la libertà e per il pieno riconoscimento del principio di sussidiarietà.

D. - In 30 anni di attività, com’è cambiato il vostro lavoro e le problematiche dei vostri ospiti?

R. - In realtà il lavoro non è cambiato più di tanto, nel senso che comunque la cosa importante, per noi, è sempre quella di porre al centro la persona, il suo bisogno ed il suo disagio. Sicuramente ad essere cambiata, oggi, è la tossicodipendenza. La cosa più importante, però, è che, anche se è cambiata la sostanza, il malessere ed il disagio è sempre uguale per tutti. Costruendo insieme percorsi di accoglienza, di condivisione, di amicizia, di liberazione e soprattutto di giustizia, possiamo continuare ad andare avanti e a stare dalla parte dei ragazzi.

D. - I problemi di tossicodipendenza non fanno più notizia per quanto riguarda le campagne di informazione e prevenzione. Per quale motivo?

R. - La sostanza fa parte di questa società. Oggi potremmo dire che è trasgressivo solo chi non fa uso di sostanze. Nello specifico, in questi ultimi anni, la Chiesa sta parlando molto di emergenza educativa. Ecco, dobbiamo iniziare nuovamente a parlare di educazione, ma non dobbiamo farlo solo con le parole: va fatto soprattutto con la nostra vita, con la nostra testimonianza. Oggi più che mai i ragazzi hanno bisogno di testimonianze concrete e credibili. Se ripartiamo da questo, inevitabilmente il problema tornerà ad essere attuale. (vv)







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