Tunisia: Marzouki, storico oppositore del vecchio regime, giura come nuovo presidente
Sarò il presidente di tutti i tunisini. Così il neoeletto capo dello Stato, Moncef
Marzouki, dopo la cerimonia di insediamento di fronte all’Assemblea Costituente. Lo
storico oppositore del regime, con indosso la veste tradizionale, ha prestato giuramento
sul Corano davanti ai 217 componenti dell'Assemblea Costituente e ai massimi rappresentanti
dello Stato. Ai vincitori delle elezioni per la Costituente, gli islamici moderati
di "Ennahda", oltre alla guida dell’esecutivo - affidata a Hamadi Jebali, numero due
del partito - saranno assegnati i dicasteri di Esteri e Interni. Nel suo discorso
introduttivo, il presidente Marzouki ha sottolineato la vocazione internazionale della
Tunisia e si è espresso in difesa dei diritti delle donne. Il commento di Paolo
Branca, docente di lingue e letteratura araba all’Università cattolica di Milano,
intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – Mi pare
un discorso importante, perché il regime precedente, con il pretesto della repressione
dei movimenti islamici radicali, aveva anche criminalizzato la comune pratica religiosa
islamica. Chi frequentava le moschee, soprattutto i giovani, veniva schedato e alle
donne veniva anche impedito di portare il tradizionale foulard islamico. C’è, quindi,
certamente, una frattura rispetto a questa pratica precedente, anche se è importante
che sia stato messo l’accento sul fatto che la scelta di velarsi o meno sia una scelta
individuale, e quindi sono rispettate anche quelle che scelgono di non portarlo.
D.
– In Tunisia la parte del leone alle elezioni per l’Assemblea l’ha fatta il partito
dell’islamismo moderato. Questo può dare qualche elemento di preoccupazione per chi
guardava invece ad una Tunisia più laica?
R. – Credo che da un certo
punto di vista fosse inevitabile, come del resto anche in Egitto: le forze che si
sono opposte al regime per questi decenni sono state soprattutto le forze di estrazione
islamica; quelle laiche sono state fortemente represse anche per via del clima della
Guerra fredda. Queste forze, comunque, sono presenti e sono state loro il motore delle
rivoluzioni.
D. – Il fatto che ci sia un presidente che è stato un attivista
per i diritti umani, tra l’altro incarcerato dal vecchio regime, può portare qualche
cambiamento significativo in Tunisia?
R. – Sicuramente è una garanzia:
è una persona che ha le carte in regola rispetto ad un passato dove veramente il regime
era fortemente repressivo per ogni forma di espressione non in accordo con il partito
unico. Il fatto, dunque, che sia stata scelta una persona come questa fa ben sperare
per il futuro non solo della Tunisia, ma di tutta l’area.
D. – Quali
sono gli interessi della Tunisia di oggi?
R. – La Tunisia è un Paese
con una vocazione mediterranea: alcune parti della Tunisia sono ancora più a Nord
di alcune isole italiane. Quindi, sta scritto nella geografia, nella geopolitica questo
legame con l’Europa. La gestione equilibrata di questa vocazione può essere sicuramente
negli interessi sia della Tunisia che dei Paesi che le stanno più vicini. (ap)