Senegalesi uccisi a Firenze. Mons. Betori: tragedia immane, vicini a chi soffre
E' lutto cittadino a Firenze per la strage in piazza Dalmazia. Ieri Luca Casseri,
militante di estrema destra, prima di togliersi la vita ha ucciso due venditori ambulanti
senegalesi e ne ha feriti tre. L’arcivescovo della città mons. Betori ha parlato di
“profondo dolore e severa riprovazione per quanto accaduto”. Netta la condanna del
gesto criminale da parte del presidente della Repubblica, Napolitano, e del sindaco
di Firenze, Renzi, i quali ribadiscono il “no” ad ogni forma di violenza ed intolleranza.
Massimiliano Menichetti ha intervistato l’arcivescovo di Firenze, mons.
Giuseppe Betori.
R. – La nostra
posizione è innanzitutto vicino a chi soffre: questo ci insegna Gesù e questo dobbiamo
fare in ogni occasione, anche in questa. Come comunità cattolica di Firenze dobbiamo
sentirci vicini alle vittime e affidarle alla misericordia del Signore; essere vicini
alle loro famiglie che sono nella sofferenza e a tutta la comunità senegalese di Firenze,
che è profondamente ferita da questa tragedia immane che ha attraversato la loro esistenza,
un’esistenza peraltro sempre pacifica nella nostra città e quindi ben accolta anche
tra noi.
D. – Proprio guardando alle possibili conseguenze lei ribadisce
anche che ogni manifestazione di odio deve essere ricacciata dalla coscienza di tutti,
dei fiorentini …
R. – Direi che nella coscienza storica di Firenze i
principi dell’accoglienza e del dialogo sono tra il patrimonio più evidente di questa
città e quindi non possono essere in nessun caso offuscati da questa follia che ieri
ha pervaso i quartieri della città. Ma direi che, soprattutto, questo deve essere
un momento per una pulizia delle menti e dei cuori dei nostri cittadini perché tutti
possano sentirsi fratelli. Credo che questo principio che ogni vita vada salvaguardata
e rispettata nella sua dignità e che tutti gli uomini sono fratelli ci appartenga
come credenti ma anche come fiorentini e non possiamo rinunciarci in nessun modo.
D.
– Da più parti viene ribadito che questo episodio, seppure con una matrice razzista,
è un episodio singolo. Lei ha sottolineato anche questo aspetto: cioè, che sia allontanato
lo spettro del razzismo e dell’odio etnico …
R. – Lascio il problema
della radice dell’episodio alle indagini che le autorità preposte dovranno fare. Devo
però dire che nella coscienza comunitaria della città di Firenze razzismo e xenofobia
non allignano e quindi vanno in ogni caso ricacciate; e guai se si lascia uno spazio
da cui può entrare una riflessione che può indulgere verso questi atteggiamenti, che
vanno in ogni caso condannati.
D. – Lei ha sottolineato con parole molto
decise sia il suo profondo dolore ma anche una riprovazione, una condanna per quanto
accaduto a Firenze …
R. – Non possiamo lasciar spazio a nessuna giustificazione.
Tutto va ricacciato nella totalità della manifestazione che si è compiuta tra di noi.
E quindi, con questo gesto di razzismo e di odio, come sembra nella sua natura più
profonda, la città di Firenze non deve avere nulla a che spartire. (bf)
Il
ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, parteciperà
questo pomeriggio alle 17, insieme al sindaco Matteo Renzi, all'incontro con la comunità
senegalese a Palazzo Vecchio, sede del Comune. Per sabato prossimo è stata indetta
una manifestazione in memoria delle vittime e per esprimere solidarietà nei confronti
dei tre feriti. Al microfono di Massimiliano Menichetti, il direttore di Radio
Firenze e Radio Toscana, Enrico Viviano:
R. – La città
è sbigottita e sta cercando di capire cosa vuol dire questo segnale. C’è anche tanta
voglia di solidarietà. Vedremo cosa in realtà sarà in grado di fare. E da questo punto
di vista è interessante che anche le autorità abbiano deciso comunque di riprendere
questo dialogo con la comunità senegalese, di portare questa sera al centro della
città, in Palazzo Vecchio, la discussione e la riflessione – come ha detto il Sindaco
- degli uomini di buona volontà.
D – Direttore, Firenze è una città
razzista?
R. – Firenze è una città ormai multietnica. Firenze è una
città che solo dal punto di vista delle diocesi vanta circa 17 comunità etniche, e
non solo etniche, che hanno in alcune parrocchie il loro riferimento e, quindi, è
una città che la stessa Chiesa fiorentina sta vivendo in termini di aiuto alla stessa
pastorale specifica per queste realtà. Quindi, è una città che comunque ha tutte quelle
dinamiche di multiculturalità che sono tipiche di una città internazionale. Non direi
che la città è razzista: questa è una città che comunque ha fatto del dialogo un punto
di riferimento in tutto il mondo. Certamente Firenze non è estranea al contesto internazionale,
ma nemmeno al contesto della caduta di certi cosiddetti valori. C’è da capire se questo
è semplicemente la punta di un iceberg di un razzismo che cova sotto sotto, oppure
un gesto isolato di un folle.
D. – La comunità senegalese come sta vivendo
in queste ore questa tragedia?
R. – Stasera c’è questo incontro a Palazzo
Vecchio ed è stata indetta una grande manifestazione per sabato. I senegalesi nel
territorio sono diverse migliaia - quasi 10 mila persone – e quindi c’è da capire
quale anima andrà avanti. La comunità senegalese, da tanto tempo presente a Firenze,
è forse tra le più integrate, perché comunque non è mai stata coinvolta in episodi
malavitosi di grande spessore – sto pensando ad esempio al discorso della droga –
come invece coinvolge altri tipi di comunità. Poco tempo fa – pensate – per la raccolta
del Banco Alimentare, uno di questi ragazzi ha smesso di vendere le proprie cose ed
è stato tutto un pomeriggio a fare la colletta per il Banco. Quindi, esiste un’integrazione.
Ora, c’è da capire, come sempre accade quando ci sono queste grandi manifestazioni,
quale anima prevarrà. (ap)