Manovra:domani il voto di fiducia. Monti contestato dalla Lega in Senato, dalla Camera
modifiche al testo
Dopo il si delle Commissioni Bilancio e Finanza, la manovra si prepara all’approvazione
finale prevista per venerdì 16. Questa mattina al Senato la relazione del premier
Monti interrotta dalle contestazioni della Lega contro le tasse. Domani l’incontro
tra il capo del governo e le regioni, poi alle 10 il voto di fiducia al decreto Salva
Italia. Plauso per le misure arriva dall’Udc, scettico sul fronte delle liberalizzazione
il leader del pd Bersani. L’Idv ribadisce: siamo di fronte ad un provvedimento iniquo.
Monti intanto guarda all’Europa e afferma: è doveroso ricordare all’Ue che i nodi
cruciali restano crescita e occupazione. Il servizio di Cecilia Seppia
Per
un commento sulla manovra economica, così come esce dagli emendamenti, Luca Collodi
ha sentito il presidente delle Acli Andrea Olivero:
R. - Sicuramente
è un poco più equa, mettiamola in questi termini. Ci sono elementi - la rivalutazione
delle pensioni fino al triplo della minima e l’Ici con un’attenzione alle famiglie
con figli - che ci dicono che qualcosa è stato fatto ... però è ancora poco rispetto
all’attesa di chi voleva vedere totalmente esentati dai nuovi sacrifici coloro che
già troppo stanno pagando la crisi economica.
D. - Che cosa si poteva
fare in più, che i partiti non hanno fatto o non sono stati in grado di fare?
R.
– Innanzitutto bisognava ripartire in maniera diversa il peso, andando a far sì che
fossero quanti hanno più risorse economiche patrimoniali a contribuire al risanamento
del Paese. In un momento di emergenza è necessario che siano soprattutto i ricchi,
quanti hanno più risorse, a dare il loro contributo; così non è stato fatto ancora
in maniera sufficiente. In questa maniera si poteva, probabilmente, andare ad escludere
fino in fondo i ceti popolari dal pagare ulteriormente, ceti popolari fortemente impoveriti
negli ultimi anni.
D. - La politica, a quanto pare, sembra ancora salva
dai tagli. E' così oppure c’è un semplice rinvio per i prossimi mesi?
R.
– No, è purtroppo così. Noi osserviamo ancora una volta che il mondo politico da solo
non arriva ad autoriformarsi e che non coglie l’urgenza del momento. Forse sottovalutano
quell’astio, quel malcontento sordo che sta crescendo all’interno del nostro Paese
e che è pessimo da ogni punto di vista: porta sfiducia e porta anche a un disimpegno.
Noi siamo convinti che sia necessario anche partire da gesti simbolici. La riduzione
degli stipendi e delle pensioni dei parlamentari non è decisiva per i conti dello
Stato però è decisiva per far sì che tutti si sentano corresponsabili e non soltanto
tartassati.
D. – Voi avete analizzato l’umore dell’elettorato cattolico
con una indagine che avete affidato ad Ipsos: che cosa è venuto fuori?
R.
– E’ venuto fuori innanzitutto che c’è una difficoltà da parte dei cattolici, e dei
cattolici praticanti in particolare, a ritrovarsi nello schema politico attuale. Dalla
nascita del governo Monti, dobbiamo dire la verità, c’è anche una piccola ripresa
di speranza; forse, appunto, l’attenzione di questi ministri, dello stesso presidente,
a un parlare ai cittadini, avere un tono sobrio, ha aiutato un po’, ma c’è ancora
troppa poca fiducia nei confronti dei partiti: non ci si sente rappresentati. C’è
però anche un dato positivo: i cattolici praticanti hanno voglia nuovamente di impegnarsi
e di appassionarsi alla politica. Questo potrebbe diventare un passaggio importante
per quella ricostruzione necessaria, per quella costruzione di un percorso vero di
rigenerazione, cioè di costruzione di una nuova generazione di persone impegnate in
politica. (bf)