L'Ue pressa la Russia sulla regolarità delle elezioni vinte da Putin e Medvedev
Faccia a faccia informale, oggi pomeriggio a Bruxelles, tra il presidente del Consiglio
europeo Van Rompuy e il leader russo Medvedev. Si tratta di un primo incontro in vista
del vertice di domani, dove certamente l’Ue solleverà la questione della regolarità
delle recenti elezioni russe, vinte dal partito di maggioranza e fortemente contestate
dalla piazza. Ma che voce può avere l’Unione europea su questo tema? Giada Aquilino
lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed
esperto di questioni russe:
R. - Io temo
che abbia poca voce in capitolo come tutti – come gli Stati Uniti, come chiunque altro
– perché i rapporti internazionali sono molto complessi, in questo momento, e sono
dettati soprattutto dagli interessi. In questi anni, la Russia di Putin è riuscita
quasi completamente nel suo piano di diventare un perno fondamentale, irrinunciabile
dei rifornimenti energetici tra est ed ovest. La recente acquisizione dei gasdotti
in Bielorussia, la “normalizzazione” dell’Ucraina, sono tutti dei tasselli che hanno
fatto della Russia un fornitore indispensabile per l’Europa. Credo che queste considerazioni
prevarranno su tutte le altre.
D. - Quale può essere allora il ruolo
della Casa Bianca?
R. - Può essere quello di polemizzare con la Russia;
ma è poco credibile agli occhi dell’opinione pubblica russa, che l’ha vista animare
con grande partecipazione, per esempio, la rivoluzione arancione in Ucraina e tutti
i movimenti che avevano una forte connotazione anti-russa. Questo, ovviamente, rende
un pochino meno autorevole il parere della Casa Bianca.
D. - Nelle ultime
ore, c’è un clima sempre più teso in Russia con quello che la stampa ha definito “un
giro di vite” sui media. Fino a che punto si arriverà?
R. - Credo che
un attimo dopo il risultato elettorale - vero o fasullo che sia - il regime abbia
cominciato a pensare al vero appuntamento, quello decisivo e fondamentale, che sono
le elezioni presidenziali fissate per il 4 marzo. Credo che il Cremlino cercherà di
assicurare a tutti i costi a Putin un’elezione al primo turno, cioè con una maggioranza
superiore al 50 % dei votanti, che al momento è totalmente impensabile. Quindi, non
mi stupisce che il Cremlino cerchi in questo momento di silenziare le opposizioni,
di “ri-orientare” l’opinione pubblica - almeno quella evidente, quella visibile -
in una maniera più favorevole alla causa di Putin.
D. - Il futuro delle
opposizioni, del dissenso - quello di piazza - quale sarà?
R. – In realtà,
dal punto di vista parlamentare i veri vincitori - quelli che veramente hanno approfittato
del crollo di Russia Unita - sono i comunisti. E non mi pare che sia una grande alternativa.
I movimenti di piazza, invece, sono stati animati, secondo me, da due categorie di
persone, che con i comunisti hanno pochissimo a che fare, e quindi hanno pochissimo
a che fare con chi ha vinto le elezioni, e cioè i giovani che sono cresciuti in una
Russia totalmente putiniana. E’ andata a votare la classe 1993, cioè quelli che nascevano
quando Eltsin faceva bombardare il Parlamento, tanto per dare un punto di riferimento;
e poi, quella piccola borghesia che, nonostante tutto, si è formata proprio negli
anni di Putin. I borghesi russi si sentono traditi da Putin, che non riesce più a
mantenere il patto “meno diritti ma più benessere, più stabilità, più crescita economica”.
Come queste due categorie - i giovani e la piccola borghesia - riusciranno a darsi
una rappresentanza politica è ancora un mistero ed è un problema ancora tutto da risolvere.
(fd)