“Un’anima per l’Europa”: un libro sulla fondamentale questione di Dio
“Un’anima per l’Europa. Colloqui su Dio, ateismo e dintorni”: è il titolo dell’ultimo
libro del giornalista e saggista cattolico, Lorenzo Fazzini, edito dalle Paoline.
Il volume raccoglie una serie di colloqui con grandi personalità della politica e
della cultura, da Tony Blair a Julia Kristva, da Maurice Bellet a Roger Scruton, sulla
questione di Dio per l’uomo occidentale ed europeo in particolare. Alessandro Gisotti
ha intervistato l’autore:
R. – L’idea
è stata quella di interpellare – in parte sulle pagine del quotidiano “Avvenire”,
sul quale scrivo, in parte in altre sedi – alcuni intellettuali, credenti o agnostici,
comunque aperti alla domanda religiosa, per capire lo stato della “questione-Dio”,
quella che Benedetto XVI rivendica come una delle questioni essenziali per la Chiesa:
rendere Dio presente nel mondo. La questione si presenta molto più di attualità, rispetto
al passato. Negli anni ’60 e ’70, sembrava che la prospettiva della secolarizzazione
chiudesse del tutto la domanda su Dio; oggi, nell’era postmoderna, siamo qui a rimettere
il pensiero su questo che è il massimo oggetto del pensare umano.
D.
– Una delle grandi intuizioni del magistero di Benedetto XVI è il “Cortile dei Gentili”:
questo esigenza, questa urgenza di dialogare anche con i non credenti in ricerca.
E' una dimensione presente anche nel libro?
R. – Sì perché, sia da parte
credente che da parte non credente, si guarda al “Cortile dei Gentili” come al luogo
in cui poter affinare la propria ricerca, sia di chi crede sia di chi non crede. Quindi,
vi sono pensatori laici – come Julia Kristeva – che suggeriscono piste di riflessione
molto forti e provocanti, come ad esempio la riscoperta di un’apertura metafisica
dell’uomo. Da parte credente – penso a Fabrice Hadjadj o a Maurice Bellet –
la richiesta di una maggiore purificazione della fede nell’era attuale.
D.
– Oggi, alle prese con una crisi che sembra davvero difficile da risolvere, si parla
molto di economia, meno di politica, forse troppo poco di un’anima per l’Europa…
R.
– Indubbiamente. L’impressione è che, come sottoscrive il grande storico delle religioni
Philip Jenkins, il Sud del mondo – che oggi ha quella sigla famosa, "Bric", cioè Brasile,
Russia, India e Cina – stia riscoprendo una dimensione religiosa che l’Occidente –
“sazio e disperato”, per usare una celebre definizione del cardinale Biffi – sta un
po’ smarrendo. Il segreto, forse, è di coniugare insieme benessere economico e ricerca
del rituale, dimensione religiosa e apertura al trascendente. Ecco, forse questa è
la grande questione che sta davanti al futuro dell’Europa. (gf)