Italia. Sciopero dei sindacati contro la manovra. Bonanni: non c'è equità
In Italia prosegue l’iter della manovra economica attualmente all’esame delle commissioni
Bilancio e Finanze della Camera che hanno chiesto di far slittare a mercoledì l’arrivo
del testo in Aula. Sono stati presentati i primi due emendamenti dei relatori ma ancora
nessuna novità su pensioni e Ici-Imu sulla prima casa. Intanto da oggi si è aperta
una settimana di proteste contro la manovra indette in modo unitario dai sindacati
Cgil, Cisl e Uil. Oggi lo sciopero è di 3 ore, confermato dopo l’incontro dei leader
sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti con il premier Monti, avvenuto ieri e risoltosi
senza un’intesa. Mancanza di equità nelle misure e genericità delle risposte del governo
sono le ragioni delle proteste. Sentiamo lo stesso leader della Cisl Raffaele Bonanni
nell’intervista di Debora Donnini.
R. - Purtroppo
le risposte sono state negative perché in sostanza loro hanno bisogno di fare una
manovra veloce e la cosa più veloce per loro è caricare su quelli che hanno di meno,
solamente perché hanno la ritenuta alla fonte e quindi sono più facilmente individuabili
ed essendo appunto le persone non ricche ancora la maggioranza del Paese fanno manovra
su di loro. Si aumenta il prezzo della benzina, si fanno operazioni sulla casa ...
non hanno neanche voluto escludere chi ha una sola casa con un costo basso dell’abitazione,
perché sono molti i cittadini che sono in queste condizioni. Insomma i cittadini più
poveri pagano perché il meccanismo che li raggiunge è un meccanismo semplice mentre
chi ha di più, non avendo la ritenuta alla fonte, hanno un meccanismo più complicato...
Noi non siamo d’accordo.
D. - Voi che tipo di alternativa proponete
per l’Italia in questo momento? Chiedevate una patrimoniale…
R. - Noi
chiediamo la patrimoniale, chiediamo di ridurre moltissimo i costi delle istituzioni
e delle amministrazioni, chiediamo la vendita dei beni demaniali. Diversamente non
solo faremo ingiustizia ma faremo anche più recessione perché già siamo a un calcolo
di mezzo punto di recessione e con l'aumento della tassazione accadrà che ci sarà
una spinta ulteriore recessiva: l’economia sarà ancora più in asfissia dato che i
consumi saranno ancora più bassi di oggi perché la gente non ha soldi.
D.
- Per esempio a livello di pensioni è tutto negativo o c’è qualcosa di positivo?
R.
- Quelli degli anni ’50 sono massacrati dal doppio combinato di passaggio dal retributivo
al contributivo e dall’innalzamento molto alto dell’uscita, senza poi fare distinzione
tra lavoro e lavoro, perché alcuni possono andare in pensione anche più tempo ma altri
no, per esempio chi fa un lavoro usurante… chi rischia il posto di lavoro in un momento
di crisi… mi pare che non si sia calcolata per niente la dimensione di giustizia e
di equità.
D. - Oggi c’è la minaccia di tagliare il rating dell’Europa,
secondo voi non bisognerebbe affrontare il problema dell’economia anche italiana in
modo più complesso e tenendo conto non solo dell’Europa ma anche, per esempio, della
concorrenza di Paesi come la Cina dove il costo del lavoro è davvero molto basso?
R.
- Credo che noi usciremo da questa storia non solo fortificando l’Italia, quindi inquadrando
anche un cammino di sacrifici ma dentro un progetto: io oggi questo progetto non lo
vedo. Però la questione davvero decisiva per il nostro avvenire e per l’avvenire del
mondo è l’Europa politica: l’unica strada che può darci un progetto alto in cui si
riconoscano tutti gli europei, per modificare l’Europa in rapporto a tutto il cambiamento
che la globalizzazione ha portato e che l’Europa non ha interiorizzato fino in fondo,
appagata, com’è, da secoli di egemonia nel mondo. La questione più importante che
ci toglie dalla speculazione internazionale è fare l’Europa politica perché questo
produce una moneta che ha proprietari, ha realtà che ne rispondano; oggi abbiamo una
moneta che tutti sanno non ha realtà di cui i proprietari rispondano.(bf)