2011-12-12 15:49:40

Elezioni in Costa d'Avorio: bassa affluenza alle urne. Un missionario italiano: la gente ha paura


In Costa d’Avorio sono attesi, la settimana prossima, i risultati delle elezioni legislative di ieri, avvenute dopo la violenta crisi politica scatenatasi nel Paese a seguito alle presidenziali del 2010. I sostenitori dell’ex capo di Stato Gbagbo, arrestato ad aprile con l’accusa di crimini contro l’umanità, hanno boicottato la tornata. Le operazioni di voto si sono svolte in un clima teso ma senza particolari incidenti, anche perché l’affluenza alle urne è stata molto bassa. Sui motivi di questa tendenza Eugenio Bonanata ha intervistato don Antonio Mussi, missionario degli Orionini e vice parroco di Bonoua, che si trova a 55 chilometri dalla capitale Abidjan:RealAudioMP3

R. – Il clima è abbastanza teso. La gente, ieri, non è andata a votare in massa e penso che questo sia stato determinato da diversi fattori: anzitutto il clima sociale, che si è deteriorato soprattutto a seguito degli avvenimenti dell’inizio di quest’anno, da gennaio a aprile, e dopo le elezioni di novembre 2010. Evidentemente, si è parlato di riconciliazione, ma la riconciliazione non è ancora cominciata. C’è poi la paura della gente che si ripeta quello che hanno vissuto prima di Pasqua di quest’anno e subito dopo Pasqua: disordini, bombardamenti, uccisioni…

D. – Cosa manca per l’effettiva riconciliazione?

R. – Alla riconciliazione manca - penso - la sincerità: riconoscere, cioè, da una parte e dall’altra le esazioni, i torti, le uccisioni e con tanta sincerità per poter poi arrivare a stabilire le responsabilità, anche se sono – molte volte – molto gravi. Di lì, quindi, ripartire per ricostruire… Penso che manchi questo 'mea culpa', da una parte e dall’altra e soprattutto in tutta sincerità.

D. – Come vive la gente in Costa d’Avorio?

R. – Io sono qui da sei anni e ho visto sempre il livello sociale e il livello materiale della gente scendere, abbassarsi: il tenore di vita si è abbassato di molto!

D. – Secondo lei, di che cosa ha bisogno il popolo ivoriano: ospedali, scuole, beni di prima necessità…

R. – Evidentemente, ha bisogno di tutto questo, ma soprattutto ha bisogno di ritrovarsi, di ritrovare se stesso, la propria identità, riprendendo in mani le decisioni politiche a livello sociale. C’è da costruire tutto un popolo: questo è un compito che impiegherà diversi decenni e che deve svolgersi nella pace, nella riconciliazione. Penso, inoltre, che se le cose si ricostruiranno, saranno loro a ricostruirle.

D. – C’è molta povertà nel Paese?

R. – Nella parrocchia dove sono, conosco delle persone che per diversi periodi l’anno mangiano una sola volta al giorno; la famiglie faticano a pagare la scuola, i libri e i quaderni e tutto quanto è necessario; faticano a curarsi… E’ un continuo problema. Per tutto questo, noi siamo sollecitati continuamente per le adozioni a distanza o da persone che vengono a chiederci medicine o soldi per sostenere esami clinici, etc.

D. – Cosa fa la Chiesa?

R. – La Chiesa fa molto ed è presente in tutti questi ambiti di povertà, cercando di stimolare la gente e, soprattutto, di renderla indipendente. Certamente davanti a questa situazione, la Chiesa e i vescovi non sono paralizzati: stanno anche loro riflettendo e cercando una via di soluzione, che non è semplice da trovare. Non è un empasse, ma è certamente un momento di riflessione profonda e di ricerca di una via, di una soluzione dal punto di vista umano ed anche dal punto di vista del messaggio evangelico e cristiano.

D. – Ci racconti un po’ cosa fate concretamente per la popolazione ivoriana?

R. – Qui c’è un po’ la culla della nostra Congregazione, la Congregazione di Don Orione: siamo arrivati 40 anni fa e nella cittadina di Bonoua e in tutta la diocesi ci siamo impegnati inizialmente dal punto di vista pastorale e, pian piano, abbiamo creato delle opere sociali come il Centro di recupero per handicappati Don Orione; abbiamo poi realizzato anche alcuni progetti sanitari, che sono stati aiutati da diverse associazioni italiane. Siamo impegnati poi in tutta la cura pastorale. Molte sono le persone che ci aiutano in tutto questo anche con le adozioni a distanza. (mg)







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