Si è spento a Filadelfia il cardinale Foley, servitore della Chiesa e amico delle
comunicazioni sociali. Il ricordo commosso di padre Lombardi
E’ morto stamani a Filadelfia, negli Stati Uniti, il cardinale John Patrick Foley:
aveva 76 anni ed era da tempo malato di leucemia. Ordinato sacerdote nel 1962, Giovanni
Paolo II lo chiama a Roma nel 1984 per affidargli l'incarico di presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, del Centro Televisivo Vaticano e della Filmoteca
Vaticana. Nel 2007, Benedetto XVI lo crea cardinale, nominandolo Gran maestro dell'Ordine
equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Aveva lasciato l’incarico lo scorso agosto
in seguito alla malattia. Sulla figura del cardinale Foley, il ricordo commosso del
direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono
di Alessandro Gisotti:
R. - Sono
molto toccato personalmente, anche se molto sereno, per la morte del cardinale Foley
che non giunge inaspettata perché egli era ritornato a Filadelfia, quindi nella sua
patria e nella sua diocesi d’origine, proprio perché sapeva di essere malato di leucemia
e quindi che questa era un po’ l’ultima tappa della sua vita. Il cardinale Foley è
una persona che tutti quelli che l’hanno conosciuto ammirano e amano moltissimo per
la sua gentilezza, per la sua spiritualità: era un uomo veramente di grande livello
spirituale. Tutti quelli che lo hanno avvicinato anche in questi ultimi anni, anche
durante l’ultima malattia, ne sono rimasti veramente ammirati. Sono convinto che ha
impersonato nel modo migliore il rapporto amichevole, aperto, attento, della Chiesa
per il mondo delle comunicazioni sociali, non tanto come mondo “impersonale” ma come
mondo “di persone”.
D. - Si può soffermare proprio sul ruolo davvero
importante che il cardinale Foley ha avuto per il mondo delle comunicazioni nella
Chiesa del dopo Concilio Vaticano II?
R. - Il cardinale Foley è stato
a lungo il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, quindi
ha avuto questo ruolo specifico, nell’ambito della Curia romana e a livello di Chiesa
universale, di dire la competente attenzione per capire cosa succede, come si sviluppa
il mondo delle comunicazioni sociali a tutti coloro che ne fanno parte. Lui era molto
preparato per questo anche da un punto di vista personale perché fin da giovane sacerdote
si è occupato delle pubblicazioni e dei mezzi di comunicazione sociale della sua diocesi.
E’ stato quindi una persona che ha seguito con competenza, ha partecipato a innumerevoli
incontri, si è recato presso tantissime conferenze episcopali, convegni, luoghi in
cui il mondo delle comunicazioni si incontrava e rifletteva per portare una parola
di cordialità, oltre che di orientamento da parte della Chiesa. Insomma, era un uomo
che si sentiva vicino, collega, amico con tutti quelli che lavoravano in questo campo.
Gli siamo molto legati e molto grati. Io ho proprio davanti a me la lettera che mi
ha mandato pochi giorni fa per ringraziarmi di avergli inviato la Storia della Radio
Vaticana in due volumi, che abbiamo appena pubblicato. Lo abbiamo sempre sentito vicino,
capiva e incoraggiava il nostro lavoro con tutto il cuore. (bf)