Congo: tensione dopo il voto che ha riconfermato Kabila presidente
Nella Repubblica Democratica del Congo, dopo il contestato voto che ha riconfermato
alla presidenza Joseph Kabila, si moltiplicano gli appelli alla calma, anche da parte
del candidato dell’opposizione, Etienne Tshisekedi, che si era autoproclamato vincitore
delle consultazioni. La situazione rimane ad alta tensione e rischia di esplodere
a causa dei forti sospetti e delle accuse di brogli e manipolazioni del voto. Anche
gli osservatori internazionali hanno definito il risultato del voto poco credibile.
Nelle ultime ore, ci sono state 4 vittime durante scontri a Kinshasa. Manifestazioni
anche all’estero, nei Paesi in cui vivono i congolesi della diaspora. Della situazione
in Congo, che già nel recente passato ha vissuto il dramma della guerra civile, Giancarlo
La Vella ha parlato con Giusy Baioni, giornalista dell’associazione “Beati
i Costruttori di Pace”:
R. - La situazione
attualmente è molto preoccupante, nonostante l’oppositore Tshisekedi abbia invitato
alla calma. Il problema è vedere cosa succederà nelle prossime ore, nei prossimi giorni,
perché i risultati sono molto contestati.
D. - Quanto è concreto il
dubbio sulla regolarità dei risultati elettorali?
R. - Mi risulta che
ci siano stati problemi, molti dubbi sulla regolarità del voto. Ci sono state associazioni
internazionali, europee presenti, che hanno denunciato brogli. E poi il problema non
è solo questo, perché i brogli sono cominciati già mesi fa, quando la popolazione
era invitata alla registrazione per avere diritto al voto. Molta gente è stata esclusa
in maniera arbitraria mentre altri, pare siano stati in possesso di carte elettorali
concesse senza i necessari requisiti. Quindi ci sono a monte dei brogli e poi ho notizie
di schede falsificate arrivate già compilate ed altre cose di questo genere.
D.
- C’è il rischio che queste tensioni non rientrino e che quindi si torni a un momento
di conflittualità civile pericoloso e doloroso?
R. - Il rischio c’è
da mesi da quando tante persone facevano il paragone con quello che è successo in
Costa d’Avorio. Tutti ci auguriamo chiaramente di no ma stiamo a vedere come si evolve
la situazione nelle prossime ore.
D. - Come inquadrare oggi la Repubblica
democratica del Congo nel territorio africano?
R.- È un Paese enorme,
ricchissimo e molto instabile, conteso dagli appetiti di molti Paesi confinanti e
da molte potenze internazionali. Sicuramente chi riesce ad aggiudicarsi le elezioni
poi avrà a disposizione molte ricerche da gestire e molte concessioni da distribuire.
D.-
La presenza della comunità internazionale come si esprime in Congo?
R.
- È presente ormai da anni fra l’altro con un programma che è tra i più costosi delle
Nazioni Unite, si parla 2 milioni di dollari al giorno, e quindi gli investimenti
sono tantissimi e il ritorno non è sempre così efficace.
D. - L’importanza
del ruolo della Chiesa in questo Paese…
R. - Ha un’importanza fondamentale.
La Conferenza episcopale è una delle voci che con più decisione, anche in questi mesi,
e nelle ultime settimane, più volte ha invitato alla calma, ha invitato alla regolarità
del voto. Appelli che non sempre vengono raccolti, però, a livello politico. È comunque
una delle poche istituzioni che lavora a contatto con la gente, che fa sensibilizzazione,
anche in questi mesi. Per esempio, ha lavorato molto per preparare la gente comune
al voto, gente che, ricordiamo, non è alfabetizzata non è informata. Tra l’altro,
ha formato centinaia di osservatori nazionali che sono stati presenti durante le operazioni
di voto. (bi)