Conferenza di Durban: accordo per un Trattato globale sulla riduzione dei gas serra
Via libera ad una tabella di marcia in vista di un Trattato globale sulla lotta ai
cambiamenti climatici entro il 2015, che entrerà in vigore a partire dal 2020. E’
il risultato della 17.ma Conferenza Onu sul clima che si è conclusa in queste ore
a Durban, in Sudafrica, dopo una lunga maratona negoziale durata 13 giorni. Il servizio
è di Eugenio Bonanata:
Diverse
questioni restano ancora irrisolte ma non bisogna trascurare alcuni progressi. Per
la prima volta c’è un’intesa che impone a tutti gli Stati di intraprendere azioni
tese a ridurre l’emissione di gas serra, sebbene nel lungo periodo. Il "Kyoto 2",
infatti, entrerà in vigore a partire dall’anno prossimo, ma senza la partecipazione
di Paesi come Canada, Russia e Giappone. Per questo alcune associazioni ambientaliste
parlano di accordo debole e privo di ambizioni. Tuttavia – grazie anche al ruolo forte
dell’Europa – è stato definito un compromesso che vede il coinvolgimento di Cina,
Bralsile e India e il richiamo alle responsabilità degli Stati Uniti che non hanno
mai ratificato il protocollo di Kyoto. Tutti, fin da subito, cioè a partire dall’anno
prossimo, dovranno impegnarsi a ridurre l’emissione di CO2 e a pensare fattivamente
al trattato globale del 2015. A sostenere i costi affrontati dai Paesi in via di sviluppo
c’è "Fondo Verde", che sarà progressivamente aumentato fino a raggiungere i 100 miliardi
di dollari nel 2020. Diversi analisti, alla luce della crisi economica, sono scettici
di fronte a tale promessa. Altri invitano a considerare la dimensione globale dell’intesa.
“Abbiamo fatto la storia”, hanno affermato gli organizzatori. Anche l’Unione Europea
ha espresso ottimismo. Delusione, invece, da parte di quanti chiedono da sempre impegni
vincolanti e uguali per tutti al fine di mantenere il riscaldamento del pianeta sotto
i due gradi.
Italia - Manovra In Italia, incontro questa sera
tra il premier Monti e i sindacati sui contenuti della manovra anti-crisi, alla vigilia
dello sciopero generale di tre ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil. Al centro del dibattito,
restano temi come pensioni, tasse sugli immobili e vitalizi dei parlamentari, mentre
il testo del provvedimento è ancora al vaglio delle Commissioni della Camera. Oggi,
infine, manifestazione a Roma delle donne aderenti al movimento "Se non ora quando".
Costa
D’Avorio - Elezioni Urne aperte oggi in Costa d’Avorio per le prime elezioni
legislative dopo la crisi politica conclusasi lo scorso mese di aprile con circa 3
mila vittime e l’arresto dell’ex capo di Stato Gbagbo. La sua formazione boicotterà
la tornata elettorale, che coinvolge 5,7 milioni di cittadini chiamati ad eleggere
255 seggi del parlamento. Il presidente Ouattara si è recato a votare e ha esortato
tutti i compatrioti a recarsi alle urne, che chiuderanno nel pomeriggio. A sorvegliare
sulle operazioni di voto ci sono 7 mila soldati della missione Onu a supporto dei
25 mila agenti ivoriani. In questi giorni alcuni episodi di violenza hanno provocato
almeno 5 morti.
Siria - scontri In Siria, centinaia di disertori
stamattina hanno attaccato i sodati di Damasco nel Sud del Paese. Attivisti riferiscono
inoltre di altre 5 vittime tra i civili in diversi episodi di repressione avvenute
in queste ore. Intanto, a partire da oggi, gli antigovernativi hanno indetto uno sciopero
generale "a oltranza". Si tratta di una campagna di disobbedienza civile che consiste
nello stop delle attività produttive e dei consumi. Domani, invece, sono previste
le elezioni municipali, le prime consultazioni dall’inizio delle proteste. La Lega
Araba, dal canto suo, ha fatto sapere che si riunirà in settimana al Cairo per rispondere
alle condizioni dettate da Damasco per consentire l’invio di osservatori in Siria.
Afghanistan "Gli
stranieri alimentano la corruzione in Afghanistan". Lo ha affermato il presidente
Hamid Karzai, precisando che si tratta di sostegno offerto ai criminali in relazione
ad alcuni “contratti”. Il leader di Kabul ha fatto riferimento al recente arresto
di un uomo ad Herat che le forze internazionali avrebbero voluto liberare.
Medio
Oriente Calma apparente in queste ore al confine tra Gaza e Israele. La notte
scorsa, però, sulla Striscia c’è stato l’ultimo raid aereo israeliano che ha provocato
due feriti. Le azioni da parte dello Stato ebraico rappresentano la risposta ai continui
lanci di razzi da parte di miliziani palestinesi.
Russia - proteste "Ascolteremo
le proteste". Così, il portavoce del premier russo Putin all’indomani delle massicce
manifestazioni a Mosca e in altre città contro i risultati delle recenti elezioni,
che hanno decretato il successo del partito di governo Russia Unita. La piazza, alla
presenza di almeno 50 mila persone, ha denunciato brogli chiedendo nuove consultazioni
e le dimissioni della leadership. Il Cremlino ha ribadito che i cittadini hanno il
diritto di esprimere il proprio punto di vista in modo pacifico e che questo diritto
continuerà ad essere garantito.
Sisma - Messico Violento sisma di
magnitudo 6,5 in Messico. E’ avvenuto ieri sera nel Sud del Paese. Il primo bilancio
è di almeno due vittime - una delle quali un bambino di 11 anni - e di due feriti.
La scossa è stata avvertita anche a Città del Messico dove diverse persone si sono
riversate in strada.
Panama - Noriega Cresce la tensione a Panama
per il ritorno in patria dell’ex presidente Noriega, estradato dalla Francia. L’uomo
stamattina ha lasciato il carcere parigino dov’era recluso dal 2010, dopo aver trascorso
21 anni in carcere per narcotraffico negli Stati Uniti. Nel suo Paese dovrà scontare
60 anni di prigione per aver ordinato l’uccisione di tre oppositori negli anni Ottanta.
Ad attendere l’ex leader panamense ci sono diverse manifestazioni di protesta. Il
capo di Stato Martinelli ha confermato che, tra imponenti misure di sicurezza, Noriega
sarà trasferito immediatamente in un penitenziario a una trentina di chilometri dalla
capitale Panama City.
Mauritania - terrorismo L’espansione di Al
Qaeda nel Sahel al centro del summit tra Paesi sud europei e nord africani che si
apre oggi a Nouakchott, in Mauritania. L’organismo – nominato gruppo 5+5 – è composto
da Francia, Spagna, Italia, Malta e Portogallo e da Algeria, Libia, Tunisia, Marocco
e Mauritania. La riunione odierna – la prima della struttura - verterà sul rientro
in Mali e Niger dei miliziani che in questi mesi hanno combattuto al fianco delle
forze Gheddafi. Si tratta di centinaia di uomini armati, la cui presenza aumenta l’instabilità
dell’area dove opera l’Amqi, il ramo nordafricano di Al Qaeda.
India In
India, riprende la protesta del pacifista Anna Hazare che oggi è arrivato a Nuova
Delhi dove ha iniziato un nuovo sciopero della fame per sollecitare l’approvazione
della legge anti-corruzione. Annunciando la sua iniziativa, l’uomo ha criticato il
governo precisando che la sua lotta proseguirà ad oltranza. (Panoramica internazionale
a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LV no. 345