Alla memoria di Chiara Lubich, il premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"
Come ricordato dal Papa all'Angelus, è stato conferito quest’anno alla memoria di
Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, il premio europeo per la vita
“Madre Teresa di Calcutta”. Il riconoscimento è stato consegnato, ieri, Giornata dei
diritti umani, dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio
della Famiglia, all’attuale presidente del Movimento, Maria Voce, nel corso di un
Convegno in Campidoglio a Roma, alla presenza di diverse personalità del mondo politico
e intellettuale. Ma perché questo premio e perché la scelta di dedicarlo a Chiara
Lubich? Adriana Masotti lo ha chiesto all’on.Carlo Casini, presidente
del Movimento per la vita italiano:
R. - Il premio
lo abbiamo istituito per ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
che è appunto del 10 dicembre del 1948 e che è un patto fra tutti i popoli della terra
nel quale si dice che il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel
mondo è il riconoscimento della uguale dignità di ogni essere appartenente alla famiglia
umana. Tutti celebrano questo anniversario, ma non parlano mai degli esseri umani
non ancora nati, che sono uccisi in tutto il mondo, in molte forme, anche nuove, non
solo l’aborto ma anche la sperimentazione sugli embrioni, l’aborto chimico che prima
non c’era. Insomma, c’è un vuoto. Allora noi vogliamo che chi parla tanto dei diritti
umani si ricordi davvero di tutti i diritti umani, quindi anche del diritto di chi
non è ancora nato. Questo è il senso dell’iniziativa che intende indicare all’opinione
pubblica testimoni della vita particolarmente importanti. Chiara Lubich è stata certamente
un testimone credibile in tutto il mondo e lei, personalmente, e il Movimento dei
Focolari, hanno aiutato molto il Movimento per la vita italiano al suo sorgere e lo
hanno accompagnato nella sua azione. Ci sembrava che Chiara Lubich, una donna nel
"secolo delle donne", che ha saputo parlare della vita in un contesto di amore e di
unità, fosse proprio lei il soggetto più adatto ad essere indicato come il personaggio
che ci aiuta a ridare ai diritti dell’uomo la loro verità e la loro completezza.
D.
- La vita è il primo diritto ed è ancora tanto negato, come lei ha appena detto, anche
attraverso l’aborto. Eppure qualcuno pensa che anche l’aborto faccia parte dei diritti
umani…
R. – Questa è la tragedia! Ci sono tante aggressioni contro la
vita umana: bambini che muoiono di fame nel mondo, le guerre, le povertà più estreme,
ma nessuna legge dice che è bene far morire di fame i bambini nel mondo; nessuna legge
dice che è bene fare la guerra; invece, per l’aborto ci sono leggi che dicono che
si può, è giusto, è opportuno, è moderno. Quindi vi è un’enorme differenza … Ed ora
si vorrebbe, da parte di alcuni, affermare addirittura un diritto fondamentale all’aborto.
Questa è una cosa incredibile che io spero non passerà, ma la dice lunga sulla necessità
di una mobilitazione del popolo della vita che non si deve presentare come una organizzazione
“contro”. Noi non siamo “contro” le donne, non siamo “contro” la libertà, ma siamo
“per” le donne, “per” la solidarietà, “per” la libertà, siamo “per” la vita di tutti,
siamo “per” la ricostruzione della cultura e i diritti dell’uomo. Del resto, queste
cose le ha già dette il Magistero della Chiesa tante volte. Giovanni Paolo II ha parlato
dell’aborto come la “sconfitta” dell’Europa. Nell’Enciclica “Evangelium vitae” ha
scritto che i diritti dell’uomo giungono ad una svolta dalle tragiche conseguenze
se si dimentica l’uomo nelle fasi più emblematiche della sua esistenza quali sono
il nascere e il morire, cioè nelle condizioni di una nudità e di una povertà estrema.
D.
- Nonostante tutto questo qualche piccolo segnale di una maggiore consapevolezza,
proprio in Europa, della dignità della vita nascente quest’anno forse è arrivato...
R.
– Certo, qualche segnale c’è. Tra questi il più importante è la sentenza del 3 novembre
scorso, della Corte europea di giustizia dell’Unione europea, la quale ha affermato
che la vita comincia dal concepimento. C’era una domanda specifica che gli aveva fatto
la Corte suprema tedesca: quando si può chiamare embrione, quando comincia in sostanza
la vita umana nella forma embrionale? Gli ha fatto questa domanda nell’ambito di una
questione riguardante i brevetti, cioè l’utilizzazione industriale degli embrioni
umani e la Corte di giustizia ha risposto che la dignità dell’uomo e l’ordine pubblico
esigono che non si possa brevettare la vita e che la vita umana comincia dal concepimento.
Non esiste il pre-embrione, non esiste una fase in cui l’uomo è soltanto un grumo
di cellule; c’è un uomo nella fase embrionale ma sempre lui è e non può essere oggetto
di commercio o di industria. E’ questione che si cercherà di restringere alla interpretazione
del diritto brevettuale, però è importante e bisognerà estenderla. C’è anche un’altra
decisione, questa volta della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sta a Strasburgo,
e che fa parte del Consiglio d’Europa, non dell’Unione europea, la quale capovolgendo
un suo precedente giudizio ha affermato che gli Stati sono liberi di proibire la fecondazione
artificiale eterologa. Non è che sia un passo avanti completo ma almeno qualche cosa
è. Poi c’è stato il Consiglio d’Europa che ha confermato il valore dell’obiezione
di coscienza sanitaria. Insomma, qualche cosa si muove e noi dobbiamo farlo muovere
con maggiore ampiezza e celerità. (bf)