Nigeria: i vescovi intervengono sull’abolizione del sussidio statale alle importazioni
di petrolio
I vescovi della Nigeria auspicano che il Presidente Goodluck Jonathan intraprenda
una vasta consultazione pubblica prima di procedere all’abolizione dell’attuale sussidio
statale alle importazioni di petrolio. Il provvedimento, la cui entrata in vigore
è prevista nel prossimo mese di gennaio, dovrebbe permettere, secondo le stime del
Governo, un risparmio per le casse dello Stato di 1.200 miliardi di naria (pari a
7,5 miliardi di dollari), ma non vede concordi le forze politiche e i governatori
locali del Paese. Per i vescovi nigeriani la questione è obiettivamente molto complessa
e, considerati i grandi sacrifici che comporterebbe per i cittadini nigeriani, la
misura dovrebbe essere introdotta solo a condizione che ci sia un ampio consenso dell’opinione
pubblica. Così si esprime una dichiarazione diffusa al termine della loro plenaria
svoltasi nei giorni scorsi ad Abuja, in cui si chiede al Governo di avviare una consultazione
con le parti sociali prima di precedere ai tagli. Inoltre, secondo i presuli, i soldi
risparmiati con l’eliminazione del sussidio dovrebbero essere dedicati a migliorare
le infrastrutture, il servizio sanitario, le scuole e l’agricoltura e a compensare
le fasce sociali più povere. Altri temi affrontati nella dichiarazione – riferisce
l’agenzia Cns – sono i problemi endemici che affliggono la Nigeria: la corruzione,
la mediocrità della classe dirigente, la disoccupazione e le violenze etnico-religiose
che continuano ad insanguinare alcuni Stati nigeriani. A preoccupare i vescovi è in
particolare l’escalation di attacchi da parte della setta islamista “Boko Haram”,
protagonista di una serie di attentati terroristici che hanno causato decine di morti
e centinaia di feriti. Nella dichiarazione i presuli elogiano, infine, il coraggio
dimostrato da alcuni governatori che hanno finalmente restituito ai legittimi proprietari
le scuole cattoliche confiscate dai regimi militari negli anni ’70. Un grave errore
– afferma la nota – che ha contribuito non poco all’attuale degrado educativo e morale
del Paese. (L.Z.)