Ad Oslo la consegna del Nobel per la Pace a due donne africane e una yemenita
Viene ufficialmente consegnato oggi ad Oslo il Premio Nobel per la pace 2011 assegnato
a due donne africane e a una yemenita. Intanto prosegue l'impegno dell'organizzazione
italiana Cipsi a sostegno delle donne africane. Si vuole dare seguito al Nobel, fornendo
un aiuto concreto al mondo dell'imprenditoria africana al femminile. Il servizio è
di Silvia Koch:
“L'Africa
che cammina con i piedi delle donne”non si ferma ad Oslo. Dopo
aver ottenuto questo importante riconoscimento da parte delle istituzioni culturali
europee, è il momento per le donne africane di passare all’azione, incontrare il mondo
delle aziende e del lavoro, inserendosi a pieno titolo nelle relazioni commerciali
internazionali”. Viene dunque lanciata “walkingafrica.info”, una piattaforma
online che favorirà l’incontro delle piccole imprese a gestione femminile
da una parte all’altra del Mediterraneo, trasformando l’iniziativa della Campagna
in risultati concreti per le donne africane.La povertà dell’Africa
– così ricca in termini di risorse – si riproduce perché il continente non valorizza
il 50% del proprio potenziale, rappresentato dalle menti e dalla forza lavoro femminile,
ha spiegato Amani Asfour, presidente del Consiglio Economico, Sociale e Culturale
dell’Unione Africana, in occasione della conferenza di lancio della piattaforma. Ma
bisogna puntare sulla loro formazione, sulla disponibilità e capacità ad usare le
tecnologie, infine sull’autonomia economica delle donne. La loro emancipazione
sociale è la strada da seguire per generare ricchezza in tutto il continente e di
riflesso stabilità anche nel resto del mondo perché – come sottolineato dal presidente
del Cipsi, Guido Barbera – con la globalizzazione la crisi è diffusa a tutti i livelli
e la povertà non riguarda più solo i Paesi di quello che un tempo veniva chiamato
“Terzo Mondo”. “Il Nobel è un dono che le donne africane fanno a tutte le donne”,
è stata la lettura offerta da mons. Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione
Cei per i problemi sociali e il lavoro. Mons. Bregantini ha poi ricordato le parole
del Papa contenute nell’Enciclica Caritas in Veritate: "i poveri sono una risorsa
da valorizzare, non un fardello". Il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite
per la promozione delle donne, Michelle Bachelet, ha invece confermato l’impegno dell’Onu
affinché il loro ruolo emerga non solo in ambito domestico, ma anche in sede di negoziati
ufficiali, perché la loro eccezionale capacità di tessere relazioni di fiducia e solidarietà
venga riconosciuta dunque dalle istituzioni competenti nei processi di pacificazione.
Titoli accademici, film, documentari, nuovi spazi di ricerca e cooperazione
sull’Africa si contano numerosi e sono il frutto di questo Nobel, che l’Italia tornerà
a festeggiare con un concerto da Genzano, nel giorno della consegna ufficiale, sulle
note di Amii Stewart, Tasha Rodriguez, Marcos Vinicius e altri artisti di fama internazionale.
In
realtà l'Africa è il continente più ricco al mondo di risorse naturali. E dunque ci
si chiede perchè continuano a riprodursi sacche di povertà e quali possano essere
i rimedi per stimolare la crescita a livello locale. Silvia Koch ne ha parlato
con Amani Asfour, imprenditrice egiziana e presidente dell'ECOSOCC, il Consiglio
Sociale Economico e Culturale dell'Unione Africana:
R. – “Well,
actually, as you mentioned, it’s the biggest continent…” In effetti, l’Africa
è il continente più ricco al mondo non solo per le risorse naturali ma anche per quelle
umane: esso conta infatti un miliardo di persone. Questa povertà è dovuta al fatto
che non investiamo nelle capacità e nelle risorse umane. Dovremmo invece formare ed
estendere le capacità delle persone, in modo che queste possano gestire da sole le
risorse naturali. Ecco perché le organizzazioni della società civile vogliono lavorare
per la formazione di almeno metà della popolazione africana, ossia le donne.
D.
– Da imprenditrice egiziana che lettura dà della primavera araba e perché è scoppiata
l’insurrezione in Egitto?
R. – “Because there was the economic growth,
but it wasn’t reflected…” In realtà in Egitto c’era la crescita economica,
ma non aveva riscontri e riflessi nella vita delle persone. Alla base della società
non vi era la crescita economica. Queste persone non avevano speranza per un’eventuale
partecipazione politica ed economica, non c’era né giustizia economica né sociale.
Le ragioni dell’insurrezione erano dunque dovute alla disoccupazione, all’analfabetismo
e alla totale assenza di una speranza per una crescita economica. Ecco perché c’è
stata l’insurrezione: in Egitto c’è bisogno di giustizia sociale, di democrazia e
di uno stato di diritto.
D. – Quali sono, quindi, le raccomandazioni
del Consiglio economico, sociale e culturale dell’Unione africana ai governi africani,
agli Stati e alle imprese di tutto il mondo?
R. – “It’s the Economic
Social and Cultural Council of the African Union, the Ecosoc…” L’Ecosocc
rappresenta la voce dell’intero popolo africano. Io faccio parte del Dipartimento
che si occupa delle risorse umane, della ricerca scientifica e della tecnologia. Noi
vogliamo che i governi facciano degli investimenti per le persone e per la ricerca
scientifica e tecnologica, per poter realizzare così l’indipendenza economica. Senza
indipendenza economica, le persone non hanno voce e non hanno neanche la possibilità
di scegliere.
D. – Qual è, in Egitto, la situazione e la realtà delle
associazioni e delle attività gestite da donne e può, questa situazione, cambiare
alla luce delle elezioni?
R. – “We are in a historical time…” Questo
è un momento storico per l’Egitto: per la prima volta tutti gli egiziani hanno la
possibilità di votare. Dunque, al di là della persona che vincerà le elezioni, l’importante
è che questa volta sarà realmente la maggioranza delle persone a scegliere. Dobbiamo
fare in modo che il voto delle persone sia libero, perché ora questo voto viene influenzato
dai soldi che vengono offerti ad ogni persona per il proprio voto, o viene anche influenzato
dalle religioni. Dobbiamo invece fare in modo che ci siano campagne di sensibilizzazione,
che vi sia l’istruzione e che ci sia una crescita economica per fare in modo che le
persone siano economicamente indipendenti, cosicché possano davvero scegliere e non
siano limitate dalla povertà e dall’analfabetismo. Il ruolo delle donne, in questo
caso, sarà fondamentale: tutti potranno votare, e questo sarà il primo passo verso
una reale trasformazione democratica, in modo che vi sia una vera uguaglianza. (vv)