2011-12-09 14:27:20

Rifugiati e apolidi. Mons. Tomasi: proteggere chi fugge, questione etica


La Santa Sede è tra i 26 Stati che nel 1951 prese parte ai lavori che condussero all’emanazione della Convenzione sullo status di rifugiati. Lo ha ricordato l’Osservatore permanente vaticano presso l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Tomasi, nel suo intervento in occasione delle celebrazioni del 60.mo anniversario di questo provvedimento e del Cinquantenario della Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidia. Roberta Barbi:RealAudioMP3

Un approccio etico alla questione rifugiati, che comprenda anche un rinnovato sforzo verso l’eliminazione alla radice delle cause dello sfollamento forzato e una più completa protezione degli spostamenti umani. Guarda al futuro, mons. Tomasi, nel suo intervento a Ginevra in cui, per indicare la via, richiama le parole con cui Benedetto XVI nella Caritas in Veritate esprime la speranza che il concetto di “famiglia di nazioni” possa finalmente acquisire forza. Il Santo Padre nell’Enciclica manifesta la necessità urgente di coinvolgere anche le nazioni più povere nei processi decisionali, così da giungere a una vera cooperazione internazionale finalizzata allo sviluppo di tutti i popoli della Terra all’insegna della solidarietà. “I rifugiati sono sempre stati parte della storia”, ha insistito il presule, sottolineando come il loro numero attuale, 33 milioni di persone sono quelli di cui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite attualmente si occupa, e le loro sofferenze continuino a sfidare quotidianamente le coscienze di tutti. L’Osservatore della Santa Sede si è poi soffermato sul diritto a fuggire per salvaguardare la propria vita: un argomento ancora aperto che richiede lo sviluppo di una cultura maggiormente orientata alla tutela e comporterebbe anche il diritto di entrare in un territorio straniero e al tempo stesso di tenere conto sia del bene della società di accoglienza, sia delle necessità dei richiedenti asilo. Inoltre, mons. Tomasi ha parlato del diritto universale alla libertà di religione e del diritto alla libertà di movimento e al lavoro per sostenere la propria famiglia. A questo proposito ha ricordato come la sistemazione in accampamenti dovrebbe essere una condizione soltanto temporanea, in quanto rende impossibile l’accesso a un lavoro legale. Infine, il diritto all’istruzione primaria in condizioni di parità con i cittadini, con un occhio di riguardo per le donne: anche andare a scuola, infatti, è una forma di protezione e per le ragazze, in particolare, una forma di protezione dalla violenza.







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