2011-12-08 10:30:27

Trovare "La porta della felicità": il cardinale Rodriguez Maradiaga sul libro di don Eugenio Fizzotti


Essere aperto alle domande della vita. Era questa, secondo il celebre psichiatra, Viktor Frankl, una delle caratteristiche principali dell’essere umano: la solidarietà. Ed è questo anche il senso della felicità, raccontato da don Eugenio Fizzotti, allievo e successore dello psichiatra austriaco, nel suo libro “La porta della felicità”, presentato due giorni fa a Roma. Del significato di questo testo, Irene Pugliese ne ha parlato con il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, intervenuto alla presentazione:RealAudioMP3

R. – Di recente, il Santo Padre Benedetto XVI ci ha inviato un Motu proprio, che si chiama Porta Fidei, la Porta della fede. “Porta” è una parola molto utilizzata nella Sacra Scrittura. Nel pensiero di Frankl – ben studiato da don Eugenio Fizzotti – vuol dire: “Come facciamo? Qual è la soglia che dobbiamo percorrere per trovare la felicità?” Tutti la cercano, tutti la vogliono, forse, però, si sta cercando in posti sbagliati e non si ha il coraggio di cercare la vera porta in sincerità. Lo stesso Signore Gesù ha detto: “Io sono la porta delle pecore”. Che il Signore, dunque, si definisca come tale vuol dire che attraverso quella porta, quello che troviamo è veramente amore, misericordia, perdono e felicità.

D. – Nel libro si dice che la motivazione centrale dell’agire umano è la ricerca di un significato nella propria esistenza...

R. – Questo è un tema centrale attualissimo, perché c’è tanta gente che parla dicendo: “Mi sento vuoto; non so perché vivere”. Il libro cerca di dare queste risposte, soprattutto con l’esempio di questo grande psichiatra, che ha sofferto praticamente il peggio che un essere umano possa soffrire – dentro un campo di concentramento – e che ha un’attualità straordinaria nel mondo di oggi.

D. – Infatti, nel terzo capitolo si affronta il tema del vuoto esistenziale nella nostra società...

R. – Certamente. Io, per esempio, soffro molto nel vedere ragazzi e ragazze riunirsi nel fine settimana in una piazza per ubriacarsi. Questo, dunque, è un vuoto esistenziale che non può essere riempito dall’alcol. Ci vuole altro. Bisogna trovare se stessi e trovare poi il Signore e il senso della vita. (ap)







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