2011-12-06 15:05:47

Napolitano firma la manovra del governo Monti. Belletti: famiglie pesantemente penalizzate


Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto “Salva Italia”. Dopo l’avvio dell’iter parlamentare, la manovra, varata dal governo, dovrebbe poi ottenere il via libero definitivo del Parlamento prima di Natale. Non si esclude che il presidente del Consiglio, Mario Monti, dopo aver recepito alcune modifiche da parte dei partiti, decida di porre la fiducia, come suggerito anche dall’ex premier Silvio Berlusconi. Illustrando la manovra a Camera e Senato, il presidente del Consiglio Mario Monti ha ribadito, ieri, che “l’Italia non fallirà”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Il premier Mario Monti ha ribadito che non esiste un’alternativa alle misure anticrisi: “Al di fuori della casa dell’Unione Europea – ha detto ieri il primo ministro – ci sono il baratro e la povertà”. Il presidente del Consiglio, che ha anche annunciato la riforma del mercato del lavoro e dell’assistenza sociale, ha aggiunto che ogni deviazione dalla riduzione del debito pubblico “rischia di far sprofondare il Paese in un abisso”: “L’esempio della Grecia – ha ricordato – è vicino”. Diversi partiti politici hanno espresso il loro sostegno alle misure anticrisi varate dal governo. Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha detto che su alcuni temi, come infrastrutture e imprese, la manovra “fa registrare una continuità con le linee tracciate dal governo Berlusconi”. Sostegno alla manovra anche dal capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, che ha chiesto “un prelievo maggiore sullo scudo fiscale” da chi ha evaso ed esportato capitali all’estero. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ha detto che le misure sono necessarie perché l’euro “è sotto attacco” e l’Italia è “sull’orlo del baratro”. Sostegno “pieno e leale” al governo Monti anche da “Futuro e Libertà”: per il capogruppo alla Camera, Benedetto Della Vedova, la manovra è “il primo, ma importante passo affinché l’Italia possa rimettersi in carreggiata”. Il capogruppo di ‘Italia dei Valori”, Massimo Donadi, giudica invece “inaccettabile” la manovra ed invita il governo ad un “confronto parlamentare”. Contrarietà alle misure è stata espressa anche dal capogruppo della Lega, Marco Reguzzoni, secondo cui la manovra, giudicata “non equa”, “deprimerà ulteriormente il Paese”. Per la Confcommercio, secondo cui nel 2011 l’Italia è già in recessione, sarà un Natale sottotono, ma non disastroso per i consumi. In Italia, intanto, i sindacati Cisl, Uil e Cgil hanno già fissato uno sciopero, per ora separato, previsto per lunedì prossimo, il 12 dicembre, contro la manovra considerata iniqua. Dall’Unione Europea, infine, arrivano consensi e apprezzamenti. Il commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha definito le misure anticrisi un pacchetto “tempestivo e ambizioso, poiché dà il segnale che serviva di un nuovo approccio alla politica economica”.

Diversi osservatori sottolineano che le misure anticrisi avranno pesanti effetti sul bilancio delle famiglie. Secondo l’Osservatorio nazionale “Federconsumatori”, le ricadute economiche sono quantificabili in 1173 euro annui per famiglia. Sulla manovra varata dal governo Monti ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il commento del presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Francesco Belletti:RealAudioMP3

R. - Parlare di famiglia rispetto a questo provvedimento significa mettere in discussione l’equità, che non dipende da questa manovra: noi siamo in una situazione di ingiustizia verso le famiglie con carichi familiari ereditata da 20 anni di governi. Questa manovra conserva una grande iniquità e, soprattutto, non fa niente per sostenere le famiglie con carichi familiari, che sono già pesantemente penalizzate. Anzi, aggiunge alcuni interventi che genereranno ulteriori difficoltà alle famiglie.

D. - A proposito di interventi, quello più consistente riguarda il sistema delle pensioni: come influiranno questi provvedimenti sulle famiglie?

R. - E’ il tema più caldo e riguarda proprio il sistema economico complessivo. Noi sottolineiamo che anche in questa manovra si poteva inserire un’attenzione alla famiglia. Da qualche anno stiamo chiedendo di riconoscere alle donne, per esempio, due anni di contribuiti figurativi per ogni figlio perché, di fatto, lo svantaggio della donna sul mondo del lavoro è primariamente legato al fatto che le carriere vengono interrotte. Su questo non c’è nessun sostegno. Si poteva, quindi, ‘colorare’ di famiglia anche l’intervento sulle pensioni.

D. - Ben 11 miliardi delle maggiori entrate previste dalla manovra di 30 miliardi di euro lordi, saranno garantiti dal complesso di misure sulla casa. Imposte, anche queste, che colpiranno le famiglie…

R. - E’ incomprensibile come la politica non capisca che i beni hanno valore in funzione delle persone che li utilizzano. Cento metri quadri per due persone sono una dotazione di lusso per una casa; cento metri quadri per sei persone, forse, sono insufficienti. In generale si può dire che manca la ‘misura di famiglia’ in questa manovra.

D. - E non è neanche ‘a misura di famiglia’ l’aumento - previsto a partire da settembre - dell’Iva di due punti percentuali…

R. - Anche qui si spara nel mucchio, nel senso che l’aumento dell’Iva collegato ai consumi colpisce chi più consuma: una famiglia con cinque-sei persone consuma di più e viene ulteriormente penalizzata dall’aumento dell’Iva. Quindi chi ha più figli pagherà di più!

D. - Sta per cominciare l’iter parlamentare della manovra. Quali sono le modifiche più urgenti che chiedete?

R. - Io credo che sia ancora possibile sicuramente modulare la tassa sulla casa in funzione dei nuclei familiari: la franchigia non deve essere solo sul valore della casa, ma deve cambiare in funzione del numero di persone che abitano in quella casa. Stessa riflessione, probabilmente, anche sull’Iva: rivedere quali sono i prodotti che devono essere sottoposti a questo prelievo… Questo governo deve dare un segnale forte a favore della famiglia, altrimenti resterà una quota di iniquità molto forte nella manovra. (mg)

Il capitolo sicuramente più consistente della manovra del governo Monti resta comunque quello relativo alla nuova previdenza. Tutti in pensione più tardi e con compensi più bassi ma più equi? Si possono riassumere così le nuove regole? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Vincenzo Ferrante ordinario di Diritto del lavoro e previdenza sociale alla Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - Si può dire tutti in pensione con più versamenti: certamente anche con una maggiore proporzione fra quanto si è versato e quando si otterrà.

D. - Il ‘contributivo’ per tutti va nel senso dell’equità?

R. - Il precedente sistema utilizzava per calcolare la pensione solo le ultime retribuzioni: non c’era commisurazione, non c’era proporzione tra quanto si versava in termini di contribuiti e quanto si riceveva. Col sistema del contributivo, invece, i contribuiti servono da base per la pensione: si applica un parametro che tiene conto dell’età del soggetto e quindi della speranza di vita e, quindi, degli anni in cui gli verrà pagata la pensione. Certamente questo sistema, che va - come dire - a ridurre i costi per lo Stato, riduce e anche di molto l’importo delle pensioni per i singoli.

D. - Altro aspetto della nuova previdenza è sicuramente quello relativo alle regole più severe per andare a riposo prima dei 66 anni, anche penalità per chi lascia prima dei 62 e comunque uscire dal lavoro più anziani: questo come lo valuta?

R. - Va letto bene. Ovviamente, questo significa che si lavora di più, si vive di più… E’ chiaro, però, che tutta una serie di misure, di cui noi non ci preoccupavamo, perché si andava in pensione tutto sommato molti giovani, adesso devono essere attivate. Ripeto che è difficile pensare che tutti i lavoratori - anche quelli manuali, anche quelli impegnati in attività faticose - possano effettivamente raggiungere quell’età in buone condizioni di salute.

D. - Altro aspetto doloroso della manovra è il blocco dell’indicizzazione delle pensioni superiori ai 935 euro…

R. - Qui quello che lascia veramente sbigottiti è - come dire - la correlazione che ha istituito il governo. Il governo ha istituito una tassa dell’1,5 per cento sui capitali che sono rientrati dall’estero: ci sono persone che hanno evaso il fisco, hanno portato i soldi all’estero, li hanno riportati e portano ora a casa un guadagno del 37 per cento. Sarebbe logico che il prelievo fiscale su questi capitali - se collegato alla garanzia del mantenimento del potere d’acquisto dei redditi più bassi - fosse assai più elevato. (mg)







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