Guatemala: il sostegno della Chiesa svizzera a mons. Ramazzini da anni al fianco degli
indigeni
Da anni si batte per i diritti degli abitanti di San Miguel Ixtahuacán e di Sipacapa,
nei cui territori si trova la “Mina Marlin”, considerata la miniera d’oro più grande
dell’America Centrale, responsabile di gravi problemi sociali e ambientali legati
all’attività estrattiva. Dal 26 novembre scorso – riferisce L’Osservatore Romano -
mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di San Marcos, in Guatemala, può contare
anche sulla solidarietà della Chiesa svizzera, più precisamente della Commissione
nazionale di Giustizia e Pace e di Sacrificio Quaresimale, organizzazione di cooperazione
allo sviluppo gestita dai cattolici elvetici e attiva in sedici Paesi. I due organismi
hanno firmato una dichiarazione congiunta nella quale appoggiano l’operato del presule:
“Condividiamo le preoccupazioni delle Chiese locali guatemalteche — si legge nel testo
— che si mettono dalla parte dei poveri e degli sfruttati e che si impegnano a favore
della giustizia sociale e della difesa dei diritti umani”. Giustizia e Pace e Sacrificio
Quaresimale invitano inoltre ad avere uno stile di vita responsabile “anche da noi
in Svizzera”. La dichiarazione si ricollega alla campagna “Diritto senza frontiere”
lanciata all’inizio del mese di novembre da una coalizione di Ong che sollecita regole
chiare a tutela dei diritti umani per le imprese elvetiche che fanno affari nel mondo.
La dichiarazione, firmata nell’abbazia di Einsiedeln alla presenza dell’abate Martin
Werlen, porta anche la firma del segretario della Commissione nazionale Giustizia
e Pace Wolfgang Bürgstein e di un altro responsabile dell’organismo dei vescovi elvetici,
Markus Brun. Per mons. Ramazzini Imeri è stata l’occasione per incontrare i rappresentanti
della Chiesa svizzera e spiegare loro i problemi provocati dall’attività estrattiva
di un’impresa canadese, che minaccia l’esistenza stessa delle popolazioni indigene.
Come riporta un comunicato della Conferenza episcopale elvetica, la sua posizione
critica nei confronti di quelle industrie estrattive che non rispettano i diritti
delle persone gli è valsa il riconoscimento internazionale. Ramazzini Imeri si adopera
in particolar modo affinché le ditte straniere che investono nel settore minerario
siano tenute a rispettare i diritti umani nei Paesi del sud del mondo e a pagare tasse
e imposte congrue. L’anno scorso il presule, assieme al Premio Nobel per la Pace Rigoberta
Menchú Tum aveva inviato una nota al Presidente guatemalteco Álvaro Colom Caballeros
per chiedere la chiusura della “Mina Marlin”, in accordo con il decreto della Commissione
interamericana dei diritti umani che sottolineava i pericoli per la popolazione e
per le risorse naturali. La miniera è attiva dall’ottobre 2005 e ha avuto un pesante
impatto sociale e ambientale. (L.Z.)