Conferenza a Mosca sulle discriminazioni anticristiane, mons. Pezzi: cattolici
e ortodossi uniti a difesa dei fratelli perseguitati
Unire gli sforzi per contrastare le discriminazioni anticristiane nel mondo: è il
pressante appello levato, in questi giorni, da Mosca dove si è tenuta una Conferenza
internazionale, promossa dal Patriarcato di Mosca proprio sulla discriminazione e
la persecuzione dei cristiani. Nel suo intervento per l’occasione, l’arcivescovo Erwin
Josef Ender, rappresentante della Santa Sede alla Conferenza, ha messo l’accento sulla
correlazione tra la negazione della libertà religiosa e i crimini generati dall’odio
contro le minoranze religiose. All’evento, è intervenuto anche l’arcivescovo della
Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi, che al microfono di Alessandro
Gisotti si sofferma sull’impegno comune di cattolici e ortodossi contro ogni forma
di intolleranza anticristiana:
R. - Innanzitutto
penso che occorra dire dell’importanza dell’evento: questa conferenza, promossa dal
Patriarcato di Mosca, aveva come scopo porre l’attenzione sulla persecuzione dei cristiani
in tutto il mondo e in particolare in quei luoghi dove questa persecuzione è cruenta.
In secondo luogo, la Conferenza ha posto a tema qual è il contributo che le Chiese
cristiane possono portare.
D. - E’ significativo che sia stata fatta
a Mosca, significativa anche la partecipazione di un rappresentante della Santa Sede.
Quali sono le tappe che si possono pensare dopo questo evento?
R. -
La presenza della Chiesa cattolica, con l’arcivescovo Erwin Josef Ender, inviato dal
Papa, la presenza del nunzio e anche la presenza della Chiesa cattolica locale ha
permesso di dare un orizzonte universale alla preoccupazione relativa a questo problema.
Nel suo intervento il prof. Massimo Introvigne ha ricordato che se non la si prende
sul serio questa situazione, anche le nostre parole possono risultare abbastanza vuote.
Che prospettive sono emerse dalla Conferenza? Anzitutto c’è stata una sottolineatura,
che mi sembra importante, della possibilità di un costante monitoraggio di quello
che avviene nel mondo: che ci sia cioè la possibilità e l’opportunità tra le Chiese
di un’informazione. Questa informazione permette - da un lato - di comprendere l’importanza
di pregare gli uni per gli altri e - in secondo luogo - permette di prendere coscienza
che il fenomeno del martirio è legato alla necessità della testimonianza cristiana.
D. - Questo rinnovato impegno può essere anche un elemento di maggior
unità tra cattolici ed ortodossi?
R. - Io penso senz’altro di sì! Nel
mio breve intervento ho voluto sottolineare questo aspetto: non si tratta di mettere
da parte le nostre differenze in vista di chissà quale altro scopo, ma la coscienza
della persecuzione di nostri fratelli del mondo ci spinge veramente a guardare con
più forza ciò che abbiamo già in comune e in forza di questo - cioè della fede in
Cristo - portare assieme la nostra testimonianza, perché ci sia una difesa e una salvaguardia
dei cristiani nel mondo. (mg)