Algeria: per il ministro degli Affari religiosi, i cristiani sono liberi di costruire
chiese
“I cristiani sono liberi di associarsi per raccogliere fondi e costruire chiese”.
Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il Ministro degli Affari religiosi algerino Bouabdallah
Ghulamallah a margine del question time al parlamento di Algeri. Il ministro – citato
dal quotidiano locale “Liberté” - ha voluto così rispondere alle voci che lamentano
la mancanza di luoghi di culto per i cristiani nel Paese. Tra queste quella dell’arcivescovo
della capitale mons. Ghaleb Moussa Abdallah Bader, che in una recente intervista a
un settimanale televisivo e radiofonico prodotto dal Catholic Radio and Television
Network, in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), aveva evidenziato
le difficoltà create dalla Legge sui culti che punisce con il carcere chi viene accusato
di compiere atti di proselitismo e limita le pratiche religiose, l’attività o il culto
soltanto all’interno delle chiese. Un problema, aveva detto il presule, che si pone
soprattutto per gli evangelici e protestanti che non hanno luoghi di culto, ma anche
per i cattolici, quando vogliono organizzare attività religiose all’esterno. Ai giornalisti
il Ministro Ghulamallah ha smentito l’esistenza di particolari restrizioni nei confronti
dei cristiani in Algeria, sottolineando che essi esercitano il culto “in un quadro
regolamentato” e che “tutti gli individui sono uguali davanti alla legge”. Ghulamallah
ha anche ricordato che l’ordinamento algerino prevede sanzioni “contro qualsiasi attacco
ai culti”. Promulgata nel 2006, la Legge sui culti ha creato non poche frizioni in
questi anni con la minoranza cristiana in Algeria, una comunità che, secondo le stime
ufficiali, conta oggi poco più di 10 mila persone su 35 milioni di abitanti. All’origine
del provvedimento vi sarebbe la volontà delle autorità algerine di controllare il
proselitismo di alcuni gruppi cristiani evangelici attivi da alcuni anni nel Paese.
(L.Z.)