India: un Tribunale definisce "crimini contro l’umanità i massacri dei cristiani in
Orissa"
Le violenze sui cristiani in Orissa violano i diritti umani e la Costituzione; sono
state attentamente pianificate e si configurano come “crimini contro l’umanità”; hanno
un forte impatto su donne e bambini; avvengono con la complicità dei funzionari pubblici
e ancora oggi restano gravemente impunite: è quanto afferma il nuovo Rapporto del
Tribunale nazionale del Popolo di Kandhamal, il distretto dello stato di Orissa teatro
dei massacri anticristiani del 2008. Il Tribunale, che su iniziativa del Forum della
Solidarietà nazionale, riunisce leader ed esponenti della società civile, ha pubblicato
oggi a Bhubaneswar il nuovo Rapporto dal titolo “In attesa di giustizia”. Il documento,
inviato dalla Chiesa locale all’agenzia Fides, intende assistere le vittime e i sopravvissuti
alla violenza del 2008 e cercare giustizia, nell’ottica di ripristinare il diritto
e costruire la pace. Il Rapporto si basa sulle testimonianze di 45 sopravvissuti e
include i risultati di studi, indagini sul campo e ricerche compiute da 15 esperti.
Fra le osservazioni principali, il testo parla di “violenza mirata contro gli adivasi
e i dalit della comunità cristiana, che viola il diritto fondamentale alla vita, alla
libertà e all’uguaglianza, garantito dalla Costituzione”, attraverso l’uso della religione
come arma per la mobilitazione politica. Gli attacchi del 2008 “sono stati eseguiti
con pianificazione e preparazione. La violenza include tutti gli elementi dei ‘crimini
contro l'umanità’, come sono definiti nel diritto internazionale” prosegue il testo.
“I cristiani che rifiutarono di convertirsi all'induismo furono brutalmente uccisi”
e i loro beni distrutti. Il Tribunale sottolinea anche l’impatto di genere (numerosi
casi di violenza sessuale sulle donne) e sui bambini, traumatizzati perché testimoni
di violenze terribili compiute ai danni dei loro stretti familiari. La comunità cristiana
oggi vive “un senso di sradicamento”, causato dall’assenza di case, terreni, chiese,
mentre “continua il boicottaggio ai danni dei cristiani”, discriminati per motivi
di religione, casta e di genere. Il Rapporto rimarca con grande preoccupazione, “la
connivenza dei funzionari pubblici con le forze violente e il sostegno deliberato
alla violenza”, affermando che “le agenzie statali hanno clamorosamente fallito” nel
proteggere la popolazione. Ancora oggi la giustizia è lenta e la maggior parte dei
crimini resta impunita, data “la complicità della polizia e la loro collusione con
gli autori, durante la fase delle indagini e dell'azione penale”, e dato che i testimoni
subiscono pressioni e minacce. “I magri indennizzi stanziati alle vittime – nota il
testo – sono chiaramente indicativi della indifferenza del governo dello Stato”. Data
l’urgenza della situazione, il Rapporto interpella le istituzioni a prendere misure
adeguate, nella punizione dei colpevoli, negli indennizzi alle vittime e negli aiuti
sociali (fornire posti di lavoro pubblici, prestiti per l'avvio di piccole imprese,
istruzione ai bambini). Si invitano inoltre le autorità ad affrontare il problema
dell’alienazione della terra dei dalit e degli adivasi cristiani e a fermare quanti
ancora oggi violano gli articoli 153a e 153b del Codice penale indiano (“promozione
di inimicizia fra gruppi diversi”), al fine di fermare quanti continuano a propagare
odio e a incitare alla violenza contro le minoranze religiose, in modo da tutelare
realmente il diritto alla libertà religiosa. (R.P.)