Tensione in Congo: i risultati delle presidenziali attesi per martedì
Nella Repubblica Democratica del Congo cresce la tensione in vista dei risultati delle
presidenziali del 28 novembre scorso attesi per martedì prossimo. Nei giorni scorsi
almeno 15 uomini hanno perso la vita negli scontri con le forze di sicurezza. Circa
tre mila le persone in fuga tra ieri e oggi verso il Congo Brazzavile. Secondo i primi
dati relativi al 15% delle schede, il presidente uscente Kabila e lo storico leader
dell’opposizione Tshisekedi hanno staccato di netto tutti gli altri nove candidati,
raccogliendo rispettivamente il 51,6 e 33,9 per cento dei consensi. Per conoscere
la situazione sul terreno Marco Guerra ha intervistato Giampaolo Musumeci,
giornalista freelance raggiunto telefonicamente a Kinshasa:
R. - La tensione
a Kinshasa è altissima: il livello di allerta è massimo, tanto che tutte le organizzazioni
hanno già pronti da tempo piani di evacuazione; molti espatriati italiani - ma non
solo - hanno già abbandonato la capitale; ci sono state violenze, ci sono state manifestazioni
alla Place de la Victoire, che è quella che i congolesi chiamano la loro Piazza Tahrir.
Questo non lascia presagire nulla di buono: la polizia ha sparato in aria per disperdere
i manifestanti, che erano tutti pro-Tshisekedi, chiaramente già irritati dal fatto
che il loro leader sta rincorrendo Kabila. Allo stesso tempo, però, ho incontrato
Tshisekedi, con il quale ho fatto una lunga intervista, nella
quale si dice fiducioso della vittoria e dice anche che ci sarà calma assoluta. Non
resta che aspettare la proclamazione dei risultati, perchè il tempo di Joseph Kabila
qui in Congo è scaduto.
D. - Gli osservatori internazionali hanno riferito
di numerose irregolarità e di difficoltà di poter votare. Confermi queste denunce?
R.
- Per ciò che riguarda le irregolarità, posso dire che ce ne sono state parecchie.
E’ stato un voto piuttosto caotico in molti seggi, non in tutti, perché in alcuni
tutto è andato estremamente bene. Il problema più grave, che è stato riscontrato,
è che molti elettori non trovavano il proprio nome nella lista elettorale affissa
all’esterno del seggio e quindi non capivano dove e come avrebbero potuto votare.
Le perplessità più forti - devo dire - le ho avuto guardando il centro di compilazione,
dove affluivano tutte le schede elettorali marcate e dove le condizioni di sicurezza
erano veramente - a dir poco - inquietanti.
D. - Che prospettive si
aprono per il Congo dopo queste elezioni?
R. - Tratteggiare lo scenario
futuro è difficilissimo in questo momento. I disegni più oscuri vedono il Paese sull’orlo
della guerra civile. In questo momento e in queste ore i contatti diplomatici nascosti
sono frenetici: sia con Tshisekedi, sia con Kabila. Rappresentanti dell’Unione Europea
e dei vari Paesi, appunto, dell’Europa stanno freneticamente tenendo meeting con le
varie dirigenze per cercare di tenere bassi i toni, per cercare di evitare - appunto
- che si sprofondi in ennesime violenze. Questo spettro della guerra di piazza è vicino
ed è per questo che tutte le diplomazie si stanno muovendo freneticamente, per cercare
di scongiurarlo. Quello che è certo, dal punto di vista della popolazione, è che c’è
una certa stanchezza ed un’altissima frustrazione; c’è molta voglia di rinnovamento:
Tshisekedi, in questo senso, è l’uomo duro e puro; è l’uomo dell’opposizione fin dai
tempi di Mobutu. Questo è un Congo che dovrebbe svilupparsi, che dovrebbe diventare
un Paese emergente, che dovrebbe affidarsi molto all’agricoltura più che alle ricchezze
minerarie, in cui si scatenano gli appetiti delle potenze straniere. (mg)