La Lega Araba concede ancora ore a Damasco per firmare accordo su pacificazione interna
Si continua a morire, in Siria, mentre scade il nuovo, ennesimo ultimatum della Lega
Araba perche' Damasco consenta agli osservatori di monitorare i disordini nel Paese.
Intanto il Consiglio per i diritti umani si è appellato agli organismi Onu affinché
vengano adottate misure appropriate contro la Siria, accusata ormai apertamente di
crimini contro l’umanità. Sarebbero almeno 4mila i morti provocati dalla violenta
repressione contro gli oppositori del governo del presidente Basher al Assad. A Giandonato
Caggiano, esperto di diritto internazionale presso la facoltà di Giurisprudenza
dell’Università Roma Tre, Stefano Leszczynski ha chiesto se tali accuse potranno
portare a nuove risoluzioni contro il regime siriano:
R. – Siamo
ancora in una fase politica molto significativa, rispetto all’individuazione di crimini
contro l’umanità commessi nella repressione delle manifestazioni nei confronti degli
oppositori, che si sta svolgendo in Siria. E’ difficile prevedere se questo porterà
ad una Risoluzione del Consiglio di sicurezza, ma accorre tener presente che la Cina
e soprattutto la Russia hanno manifestato in queste due occasioni una loro opposizione.
E’ evidente, però, che la situazione sta evolvendo perché i fatti addebitati sono
gravissimi e soprattutto continuano da un grande periodo di tempo e con sempre maggiore
gravità.
D. – Vede il pericolo di una evoluzione simile a quello della
Libia in ambito internazionale per quanto riguarda il caso siriano?
R.
– Assolutamente sì, perché nella Risoluzione del consiglio dei ministri degli affari
esteri dell’Unione, adottata il 1° dicembre 2001, si parla di questa possibile evoluzione.
Quindi sono le stesse ragioni per cui la Russia – in senso opposto – vorrebbe bloccare
l’evoluzione delle condanne sul piano più limitato del comitato dei diritti umani
dell’Assemblea.
D. – Quindi, se estrapoliamo il discorso dal contesto
politico, gli ingredienti per un’azione di forza nei confronti della Siria ci sono
tutti?
R. – Ci sono tutti e non c’è dubbio, ma si stanno preparando
le aperture del dibattito: se questa cosa andasse avanti per altri due mesi con situazioni
sempre più gravi, sarebbe molto difficile anche per la Russia bloccare questo passaggio
al Consiglio di sicurezza.
D. – Quindi questo è uno dei motivi per
cui si incrementano anche i contatti con l’opposizione siriana?
R. –
Assolutamente sì. Questa è la pressione che si svolge in una triangolazione tra opposizione
all’estero, Lega Araba e Unione Europea. Io rivedo lo stesso schema della Libia: anche
lì ci fu un primo contatto con gli oppositori, cercando di capire se ci fosse un altro
referente possibile, strutturato o strutturabile. L’Unione Europea, sul piano – diciamo
– non operativo, prepara certamente il terreno politico: perché avere 27 Paesi importanti,
500 milioni di persone che la pensano – per bocca dei loro rappresentanti – in una
certa maniera contro quello che sta accadendo in Siria, diventa veramente un consenso
che poi può maturare ed essere irreversibile. (mg)