Il pensiero del Papa per migranti e rifugiati: all’Angelus, con l’appello alla conversione
in Avvento
La sobrietà come stile di vita e la conversione del cuore: al centro delle parole
del Papa che all’Angelus, partendo dall’odierna liturgia, ricorda la figura e l’esempio
di Giovanni Battista nel particolare tempo di Avvento. Poi il forte appello di Benedetto
XVI alla solidarietà con chi deve abbandonare il proprio Paese, ricordando che nei
prossimi giorni si celebrano i 50 anni dall’istituzione dell’Organizzazione Mondiale
delle Migrazioni, il 60esimo della Convenzione sullo status di rifugiati, il 50esimo
della Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidìa. Il servizio di Fausta Speranza:
In tempo
di Avvento è particolarmente significativa la figura ascetica di Giovanni Battista
che richiama ai significati profondi della conversione. Benedetto XVI lo ricorda sottolineando
che “Gesù stesso, una volta, lo contrappose a coloro che stanno nei palazzi dei re
e che vestono con abiti di lusso”.
“Lo stile di Giovanni Battista
dovrebbe richiamare tutti i cristiani a scegliere la sobrietà come stile di vita,
specialmente in preparazione alla festa del Natale, in cui il Signore – come direbbe
san Paolo – da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi
per mezzo della sua povertà”.
Giovanni chiama alla conversione,
che Benedetto XVI definisce così:
“Il suo battesimo “è legato a un
ardente invito a un nuovo modo di pensare e di agire, è legato soprattutto all’annuncio
del giudizio di Dio” e della imminente comparsa del Messia, definito come “colui che
è più forte di me” e che “battezzerà in Spirito Santo”.
L’appello
di Giovanni Battista – sottolinea il Papa - chiama ad un cambiamento interiore:
“Mentre
ci prepariamo al Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una
verifica sincera sulla nostra vita. Lasciamoci illuminare da un raggio della luce
che proviene da Betlemme, la luce di Colui che è “il più Grande” e si è fatto piccolo,
“il più Forte” e si è fatto debole.”
Il Papa ricorda che tutti e
quattro gli Evangelisti descrivono la predicazione di Giovanni Battista facendo riferimento
ad un passo del profeta Isaia: “Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio»”. Sono richiami alle Scritture
dell’Antico Testamento – spiega – che “parlano dell’intervento salvifico di Dio, che
esce dalla sua imperscrutabilità per giudicare e salvare; a Lui bisogna aprire la
porta, preparare la strada”.
Dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa,
volge lo sguardo alla realtà di chi deve abbandonare il proprio Paese e chiede solidarietà:
“Affido
al Signore quanti, spesso forzatamente, debbono lasciare il proprio Paese, o sono
privi di nazionalità. Mentre incoraggio la solidarietà nei loro confronti, prego per
tutti coloro che si prodigano per proteggere e assistere questi fratelli in situazioni
di emergenza, esponendosi anche a gravi fatiche e pericoli".
Poi,
tra i saluti in varie lingue, l’invito a prepararsi a Dio che viene:
“…n’ayons
pas peur de vivre dans l’espérance. Dans notre monde traversé par l’incertitude et
la violence, que ce temps de l’Avent…”
In francese l’incoraggiamento
a non avere paura di essere nella speranza vivendo il tempo di Avvento anche se non
mancano le difficoltà in un mondo che il Papa riconosce essere “di incertezza e violenza”.
“…
God-with-us, may find us ready when he comes….”
In inglese la raccomandazione
ad essere pronti alla venuta di Gesù, l’Emmanuele, il Dio con noi.
“Palabra
de Dios ilumina las actitudes espirituales necesarias para acoger la venida del Señor…”.
In
spagnolo l’invito all’ascolto della Parola di Dio che getta luce sull’attitudine spirituale
necessaria ad accogliere Dio.
Poi un saluto ai pellegrini di lingua
italiana:
“…in particolare ai fedeli venuti da Foggia, Mozzagrogna,
Cagliari, Carbonia, Agropoli e Chiusano di San Domenico, come pure alla Corale di
Canale di Ceregnano.”