Siria. La Santa Sede: siano rispettate le legittime aspirazioni della società civile,
stop alle violenze
La Santa Sede rinnova la sua grande preoccupazione per quanto sta accadendo in Siria.
Ieri, intervenendo alla Sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni
Unite, a Ginevra, l’osservatore permanente vaticano presso l’Ufficio Onu nella città
elvetica, mons. Silvano Maria Tomasi, ha auspicato che siano accolte le legittime
aspirazioni della popolazione e la fine delle violenze. Oggi, purtroppo, altri civili
sono morti negli scontri con l’esercito: si parla di almeno 18 vittime. L'Onu ha denunciato
una carneficina in Siria dove dall'inizio delle proteste di marzo sono morte 4.000
persone, di cui 307 bambini. Ma ascoltiamo mons. Tomasi al microfono di Sergio
Centofanti:
R. – Anzitutto,
la preoccupazione è stata espressa da parte della Santa Sede per le vittime di questo
conflitto che si è aperto ormai da molte settimane tra l’esercito e le autorità siriane
ed i dimostranti. La violenza non porta bene a nessuno e la linea che abbiamo adottato
è stata quella di insistere sulla necessità della riconciliazione ma nel rispetto
dei diritti umani di ogni persona. Per il futuro del Paese, non si può semplicemente
continuare su una linea violenta, ma bisogna dialogare in modo che i diritti legittimi
degli individui e delle comunità minoritarie che di fatto costituiscono la Siria,
possano essere rispettati e si possa aprire la porta per una partecipazione più larga
di queste varie comunità nella gestione del Paese.
D. – Lei, dunque,
ha parlato di legittime aspirazioni della società civile ...
R. – Certo:
la società ha diritto di partecipare nella vita pubblica e di avere i suoi diritti
fondamentali rispettati. Abbiamo detto anche una parola di condoglianze per le famiglie
delle vittime, ripetendo quello che il Santo Padre Benedetto XVI ha già più volte
sottolineato: che pregando assieme perché venga la pace ne verrebbe un bene per tutti,
perché alla fine si tratta di rispettare la dignità e le libere scelte di ogni persona.
D.
– Che cosa può fare, in questa situazione così drammatica, la comunità internazionale?
R.
– La decisione presa dal Consiglio dei diritti umani, di votare una Risoluzione che
impegni in qualche modo la comunità internazionale a fare il possibile perché i diritti
umani delle persone siano rispettati, è un segnale di volontà politica di aiutare
e di fare in modo che la situazione in Siria si stabilizzi. La Risoluzione è stata
votata a larga maggioranza con 37 voti in favore e solo quattro contro. Quindi, il
segno di una volontà politica di aiutare questo Paese, c’è. Secondo, direi che la
comunità internazionale ha la responsabilità non solo di muoversi con delle sanzioni
– come di fatto è avvenuto – ma di prendere in considerazione tutte le esigenze di
tutte le persone, sia le minoranze, sia le persone al potere, e soprattutto di garantire
per un dopo-crisi una partecipazione giusta di tutte le forze del Paese per una ricostruzione
e una possibilità di convivenza serena e pacifica. (gf)