Kenya: appello dei vescovi per lo sciopero dei medici
“Dare spazio al dialogo per proteggere la vita umana”: si intitola così la nota che
la Conferenza episcopale del Kenya (Kec) ha pubblicato in vista dello sciopero nazionale
che i medici del Paese hanno minacciato per il 5 dicembre. Nel documento, a firma
di mons. Philip Sulumeti, presidente della Commissione cattolica del Kenya per la
salute, i presuli “riconoscono la serietà e l’importanza” dell’astensione dal lavoro
dei dottori, sottolineando che le loro difficoltà “vanno oltre la questione dello
stipendio personale ed includono le condizioni lavorative, lo stato degli ospedali
e delle strutture sanitarie in termini di attrezzature e risorse”. Ribadendo quindi
che “i medici non stanno manifestando solo le loro necessità personali e professionali,
ma anche quelle delle strutture sanitarie, in modo da rendere il loro lavoro più efficiente
ed efficace e da accrescere il benessere dei pazienti”, la Conferenza episcopale lancia
un appello al dialogo tra le parti. “Il governo ha la responsabilità di ascoltare”,
scrivono i vescovi, e “le parti in causa devono tenere in considerazione la posta
in gioco”, poiché “i medici offrono un servizio che non dovrebbe essere mai interrotti”,
ovvero “l’obbligo di proteggere la vita umana e di fare tutto il possibile per preservarla
attraverso la medicina preventiva e curativa”. Anche perché, continua la Kec, “il
giuramento di Ippocrate è imperniato sulla deontologia medica” e “non dovrebbe mai
verificarsi una situazione in cui la vita sia messa in pericolo, direttamente o indirettamente”.
Di qui, l’accento forte posto dai vescovi sul fatto che “essere un medico o un infermiere
è una vocazione, una chiamata da parte di Dio ed ha lo scopo di proteggere la vita
umana”. La Chiesa del Kenya ricorda, poi, che il diritto alla vita è sancito anche
dalla Costituzione del Paese, così come dalla Dottrina sociale della Chiesa, nella
quale si ribadisce che tale diritto è “una priorità assoluta” e che senza di esso
“tutti gli altri diritti non hanno alcun valore. Anzi: ogni altro diritto è rilevante
solo se c’è la vita”. In questo spirito, perciò, la Kec esprime apprezzamento per
“la volontà dei medici di preservare la vita ad ogni costo e di negoziare con il governo
usando tutti quegli strumenti che non danneggiano la vita stessa e la dignità dei
pazienti”. Allo stesso tempo, i vescovi kenioti lanciano un appello al governo affinché
“crei le strutture necessarie ad un dialogo serio”, il che significa “impegnarsi a
preservare la vita, comprendendo la gravità delle conseguenze sulla popolazione se
lo sciopero dei medici dovesse effettivamente avere luogo”. Per risolvere i problemi,
conclude la nota, è necessario “abbandonare gradualmente la cultura degli scioperi
ed abbracciare quella del dialogo”, tenendo presente che “non tutte le richieste possono
essere accolte in una volta sola” e che è importante “instaurare strutture di dialogo
affidabili e coerenti”. (I.P.)