2011-12-02 14:34:55

Nuove sanzioni Usa contro l'Iran


Nuove sanzioni contro la Banca centrale dell’Iran sono state votate oggi dal Senato degli Stati Uniti con l’obiettivo di rafforzare quelle già in vigore e scoraggiare, così, il programma nucleare iraniano. Intanto, la Norvegia ha riaperto la propria sede diplomatica nel Paese dopo l’attacco di qualche giorno fa all’ambasciata britannica, in seguito al quale il Foreign Office di Londra ha imposto ai diplomatici iraniani l’uscita dal Regno Unito entro le 16 di oggi.

Siria, la stima dell’Onu: da marzo quattromila vittime
Oltre quattromila, tra cui 307 bambini, sono secondo le stime dell’Onu le vittime in Siria dall’inizio delle repressioni, nel marzo scorso, e la crisi siriana, secondo l’Alto commissario per i Diritti umani, dovrà essere sottoposta all’attenzione del Tribunale internazionale dell’Aja. Ieri, l’Ue e le Nazioni Unite, con il plauso della Casa Bianca, hanno varato nuove sanzioni contro il Paese che vanno a colpire, stavolta, le risorse energetiche e finanziare di Damasco. Ciò non è però servito ad allentare le repressioni del governo di Assad: solo nella giornata di ieri si contano 23 morti in varie città, otto nell’attacco alla base aerea militare di Idlib da parte di un gruppo di disertori. Intanto, oggi nuovo venerdì di proteste nel Paese, all’uscita dalle moschee: i dimostranti chiedono la creazione di una zona cuscinetto per proteggere la popolazione, mentre pesanti cannoneggiamenti sono stati avvertiti nell’area di al-Aridha, lungo il confine con il Libano. Lo ha riferito la tv panaraba al Jazeera.

Iraq – base Victory da Usa a Baghdad
Passaggio di consegne, questa mattina, tra gli Usa e l’Iraq, che assume il controllo della base Victory, nei pressi di Baghdad, che fu la prigione in cui venne rinchiuso Saddam Hussein nel 2003, in attesa del processo che lo condannò a morte. Restano così sotto il controllo statunitense ancora cinque basi in territorio iracheno, mentre prosegue il ritiro delle truppe americane, che si completerà entro la fine dell’anno, come previsto da un accordo siglato nel 2008 tra Baghdad e Washington. Intanto, in coincidenza con la visita nel Paese del vicepresidente Usa, Joe Biden, un portavoce del governo iracheno, Ali al Dabbagh, ha accusato le truppe degli Stati Uniti di “aver ucciso centomila iracheni” dall’inizio delle operazioni.

Pakistan – no a raid Nato sul Paese
Il Pakistan non combatterà più al fianco degli Usa e della Nato la cosiddetta “guerra al terrore” se si ripeteranno sconfinamenti come quello di sabato scorso da parte delle truppe dell’Alleanza Atlantica schierate in Afghanistan, in cui hanno perso la vita 25 militari pakistani. Lo ha detto il ministro degli Esteri del Paese, Hina Rabbani Khar, precisando che non parteciperà alla riunione in programma la prossima settimana a Bonn cui prenderanno parte 90 Paesi per discutere del futuro dell’Afghanistan. Secondo il quotidiano The Express Tribune, infine, il Pakistan avrebbe autorizzato i propri soldati schierati al confine con l’Afghanistan a rispondere al fuoco delle truppe Nato.

Afghanistan – attentato a Logar
È di almeno tre morti e 70 feriti, tra civili e militari, il bilancio di un attentato avvenuto stamattina nei pressi della base Nato di Logar, provincia nel centro del Paese. Secondo le prime ricostruzioni, un camion bomba è esploso all’esterno della struttura provocandole gravi danni e causandone anche agli edifici vicini. L’obiettivo del kamikaze era probabilmente quello di irrompere all’interno della base, ma è stato fermato in tempo.

Cina – scioperi
Continua l’ondata di scioperi in Cina. Scontri, feriti e arresti oggi durante una manifestazione di protesta davanti a una fabbrica di Shanghai. I lavoratori, più di mille, hanno contestano la decisione dell'azienda di spostare l'impianto in una provincia meno cara. Già due giorni fa, i dipendenti di una società, che produce componenti tecnologici per le multinazionali americane, hanno manifestato contro il licenziamento di un migliaio di operai.

Egitto – oggi i risultati delle elezioni
Sono circa tremila le persone che stanno partecipando oggi al Cairo alla marcia per commemorare le 42 vittime degli scontri con le forze dell'ordine, avvenuti nei pressi del Ministero dell'interno egiziano la scorsa settimana. È atteso in giornata, inoltre, l'annuncio dei risultati delle prime votazioni per la Camera bassa del parlamento egiziano, tenutesi lunedì e martedì scorsi. Secondo le anticipazioni, i Fratelli musulmani sono il primo partito. Si prevede un ottimo risultato per le formazioni salafite, che rappresentano l'integralismo estremista islamico. Ai cristiani che per timore vogliono lasciare il Paese, il portavoce dei copti ha risposto dicendo di restare in Egitto e “non avere paura della democrazia”.

Nigeria – liberati ostaggi
Sono stati liberati questa notte i due cittadini statunitensi rapiti nelle scorse settimane da un gruppo di pirati al largo delle coste della Nigeria. I due, che erano stati sequestrati assieme a un messicano anch’egli rilasciato, sono dipendenti della compagnia petrolifera Chevron.

Grecia – sciopero dipendenti media pubblici
“L’Ue agisca con efficacia per uscire dalla crisi del debito”: questo l’appello del premier greco, Lucas Papademos, nell’ennesima giornata di scioperi per il Paese. Da oggi e fino alle 6 del mattino di lunedì 5 dicembre, incroceranno le braccia i lavoratori dei mezzi d'informazione pubblici. I dipendenti del settore chiedono la sospensione delle privatizzazioni, la firma dei contratti collettivi di lavoro, l'abolizione della legge per la sospensione temporanea dei dipendenti in eccedenza, l'assunzione dei precari e la protezione dell'informazione come bene comune. Tornando agli aiuti internazionali, i creditori della Grecia (Ue, Fmi, Bce) saranno ad Atene il 12 dicembre porssimo per portare avanti le procedure che riguardano l’attuazione del nuovo programma economico del Paese.

Serbia-Kosovo: nessun accordo
Belgrado e Pristina non hanno raggiunto l'accordo sperato per risolvere la situazione nel nord del Kosovo. La nuova sessione di colloqui tenutasi a Bruxelles, con la mediazione dell’Ue, si è conclusa dopo 12 ore con un nulla di fatto sui temi principali in discussione: la situazione e lo status della frontiera tra Serbia e Kosovo e le modalità di partecipazione di Pristina a riunioni e Forum regionali. La situazione di stallo dipende dalla volontà di Pristina di contrassegnare con i simboli nazionali del Kosovo il confine, cosa inaccettabile per Belgrado, che non riconosce l'indipendenza della regione. Il dialogo potrebbe riprendere nel fine settimana.

Russia – domenica le elezioni legislative
Eleggere un “Parlamento produttivo” e fare “una scelta giusta”: questi gli appelli al voto del presidente russo, Dmitri Medvedev, alla popolazione, chiamata alle urne per le legislative che avranno luogo domenica 4 dicembre. Secondo il centro demoscopico indipendente “Yuri Levada” di Mosca, il partito putiniano "Russia Unita" registra un calo di consensi tra la classe media e i pensionati, mentre piace di più ai giovani. Secondo il centro, tuttavia, il partito resterà al potere per una nuova legislatura, al termine della quale, è l’analisi, si aprirà una forte crisi politica che porterà a maggiore competizione elettorale. Ieri, infine, la dichiarazione del premier Vladimir Putin che ha annunciato che, in caso di vittoria alle presidenziali in calendario il prossimo anno, nel ruolo di premier sarà sostituito da Medvedev.

Belgio – si avvicina la fine della crisi di governo
Dopo una crisi durata 535 giorni, il socialista Elio di Rupo è a un passo dal dare al Belgio un nuovo esecutivo. Il nuovo premier italo-belga è riuscito a mettere d'accordo sei partiti, che rappresentano le due anime, francofona e fiamminga, del Paese. Di Rupo ha presentato al re il testo dell'accordo raggiunto mercoledì sera, ha poi incontrato gli stessi partiti per definire gli ultimi dettagli del documento, ma manca ancora la lista dei ministri. Se tutto andrà come previsto, il nuovo programma di governo dovrebbe diventare pienamente operativo dalla prossima settimana.

Italia - via libera al referendum sulla legge elettorale
Via libera della Cassazione ai due quesiti referendari sulla legge elettorale. Le due richieste hanno superato la soglia delle 500 mila firme necessarie per essere approvate. Spetta ora alla Consulta valutare la costituzionalità dei quesiti. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Giovanni Cossu)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 336







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