Nuove sanzioni contro la Banca centrale dell’Iran sono state votate oggi dal Senato
degli Stati Uniti con l’obiettivo di rafforzare quelle già in vigore e scoraggiare,
così, il programma nucleare iraniano. Intanto, la Norvegia ha riaperto la propria
sede diplomatica nel Paese dopo l’attacco di qualche giorno fa all’ambasciata britannica,
in seguito al quale il Foreign Office di Londra ha imposto ai diplomatici iraniani
l’uscita dal Regno Unito entro le 16 di oggi.
Siria, la stima dell’Onu:
da marzo quattromila vittime Oltre quattromila, tra cui 307 bambini, sono secondo
le stime dell’Onu le vittime in Siria dall’inizio delle repressioni, nel marzo scorso,
e la crisi siriana, secondo l’Alto commissario per i Diritti umani, dovrà essere sottoposta
all’attenzione del Tribunale internazionale dell’Aja. Ieri, l’Ue e le Nazioni Unite,
con il plauso della Casa Bianca, hanno varato nuove sanzioni contro il Paese che vanno
a colpire, stavolta, le risorse energetiche e finanziare di Damasco. Ciò non è però
servito ad allentare le repressioni del governo di Assad: solo nella giornata di ieri
si contano 23 morti in varie città, otto nell’attacco alla base aerea militare di
Idlib da parte di un gruppo di disertori. Intanto, oggi nuovo venerdì di proteste
nel Paese, all’uscita dalle moschee: i dimostranti chiedono la creazione di una zona
cuscinetto per proteggere la popolazione, mentre pesanti cannoneggiamenti sono stati
avvertiti nell’area di al-Aridha, lungo il confine con il Libano. Lo ha riferito la
tv panaraba al Jazeera.
Iraq – base Victory da Usa a Baghdad Passaggio
di consegne, questa mattina, tra gli Usa e l’Iraq, che assume il controllo della base
Victory, nei pressi di Baghdad, che fu la prigione in cui venne rinchiuso Saddam Hussein
nel 2003, in attesa del processo che lo condannò a morte. Restano così sotto il controllo
statunitense ancora cinque basi in territorio iracheno, mentre prosegue il ritiro
delle truppe americane, che si completerà entro la fine dell’anno, come previsto da
un accordo siglato nel 2008 tra Baghdad e Washington. Intanto, in coincidenza con
la visita nel Paese del vicepresidente Usa, Joe Biden, un portavoce del governo iracheno,
Ali al Dabbagh, ha accusato le truppe degli Stati Uniti di “aver ucciso centomila
iracheni” dall’inizio delle operazioni.
Pakistan – no a raid Nato sul Paese Il
Pakistan non combatterà più al fianco degli Usa e della Nato la cosiddetta “guerra
al terrore” se si ripeteranno sconfinamenti come quello di sabato scorso da parte
delle truppe dell’Alleanza Atlantica schierate in Afghanistan, in cui hanno perso
la vita 25 militari pakistani. Lo ha detto il ministro degli Esteri del Paese, Hina
Rabbani Khar, precisando che non parteciperà alla riunione in programma la prossima
settimana a Bonn cui prenderanno parte 90 Paesi per discutere del futuro dell’Afghanistan.
Secondo il quotidiano The Express Tribune, infine, il Pakistan avrebbe autorizzato
i propri soldati schierati al confine con l’Afghanistan a rispondere al fuoco delle
truppe Nato.
Afghanistan – attentato a Logar È di almeno tre morti
e 70 feriti, tra civili e militari, il bilancio di un attentato avvenuto stamattina
nei pressi della base Nato di Logar, provincia nel centro del Paese. Secondo le prime
ricostruzioni, un camion bomba è esploso all’esterno della struttura provocandole
gravi danni e causandone anche agli edifici vicini. L’obiettivo del kamikaze era probabilmente
quello di irrompere all’interno della base, ma è stato fermato in tempo.
Cina
– scioperi Continua l’ondata di scioperi in Cina. Scontri, feriti e arresti
oggi durante una manifestazione di protesta davanti a una fabbrica di Shanghai. I
lavoratori, più di mille, hanno contestano la decisione dell'azienda di spostare l'impianto
in una provincia meno cara. Già due giorni fa, i dipendenti di una società, che produce
componenti tecnologici per le multinazionali americane, hanno manifestato contro il
licenziamento di un migliaio di operai.
Egitto – oggi i risultati delle
elezioni Sono circa tremila le persone che stanno partecipando oggi al Cairo
alla marcia per commemorare le 42 vittime degli scontri con le forze dell'ordine,
avvenuti nei pressi del Ministero dell'interno egiziano la scorsa settimana. È atteso
in giornata, inoltre, l'annuncio dei risultati delle prime votazioni per la Camera
bassa del parlamento egiziano, tenutesi lunedì e martedì scorsi. Secondo le anticipazioni,
i Fratelli musulmani sono il primo partito. Si prevede un ottimo risultato per le
formazioni salafite, che rappresentano l'integralismo estremista islamico. Ai cristiani
che per timore vogliono lasciare il Paese, il portavoce dei copti ha risposto dicendo
di restare in Egitto e “non avere paura della democrazia”.
Nigeria – liberati
ostaggi Sono stati liberati questa notte i due cittadini statunitensi rapiti
nelle scorse settimane da un gruppo di pirati al largo delle coste della Nigeria.
I due, che erano stati sequestrati assieme a un messicano anch’egli rilasciato, sono
dipendenti della compagnia petrolifera Chevron.
Grecia – sciopero dipendenti
media pubblici “L’Ue agisca con efficacia per uscire dalla crisi del debito”:
questo l’appello del premier greco, Lucas Papademos, nell’ennesima giornata di scioperi
per il Paese. Da oggi e fino alle 6 del mattino di lunedì 5 dicembre, incroceranno
le braccia i lavoratori dei mezzi d'informazione pubblici. I dipendenti del settore
chiedono la sospensione delle privatizzazioni, la firma dei contratti collettivi di
lavoro, l'abolizione della legge per la sospensione temporanea dei dipendenti in eccedenza,
l'assunzione dei precari e la protezione dell'informazione come bene comune. Tornando
agli aiuti internazionali, i creditori della Grecia (Ue, Fmi, Bce) saranno ad Atene
il 12 dicembre porssimo per portare avanti le procedure che riguardano l’attuazione
del nuovo programma economico del Paese.
Serbia-Kosovo: nessun accordo Belgrado
e Pristina non hanno raggiunto l'accordo sperato per risolvere la situazione nel nord
del Kosovo. La nuova sessione di colloqui tenutasi a Bruxelles, con la mediazione
dell’Ue, si è conclusa dopo 12 ore con un nulla di fatto sui temi principali in discussione:
la situazione e lo status della frontiera tra Serbia e Kosovo e le modalità di partecipazione
di Pristina a riunioni e Forum regionali. La situazione di stallo dipende dalla volontà
di Pristina di contrassegnare con i simboli nazionali del Kosovo il confine, cosa
inaccettabile per Belgrado, che non riconosce l'indipendenza della regione. Il dialogo
potrebbe riprendere nel fine settimana.
Russia – domenica le elezioni legislative Eleggere
un “Parlamento produttivo” e fare “una scelta giusta”: questi gli appelli al voto
del presidente russo, Dmitri Medvedev, alla popolazione, chiamata alle urne per le
legislative che avranno luogo domenica 4 dicembre. Secondo il centro demoscopico indipendente
“Yuri Levada” di Mosca, il partito putiniano "Russia Unita" registra un calo di consensi
tra la classe media e i pensionati, mentre piace di più ai giovani. Secondo il centro,
tuttavia, il partito resterà al potere per una nuova legislatura, al termine della
quale, è l’analisi, si aprirà una forte crisi politica che porterà a maggiore competizione
elettorale. Ieri, infine, la dichiarazione del premier Vladimir Putin che ha annunciato
che, in caso di vittoria alle presidenziali in calendario il prossimo anno, nel ruolo
di premier sarà sostituito da Medvedev.
Belgio – si avvicina la fine della
crisi di governo Dopo una crisi durata 535 giorni, il socialista Elio di Rupo
è a un passo dal dare al Belgio un nuovo esecutivo. Il nuovo premier italo-belga è
riuscito a mettere d'accordo sei partiti, che rappresentano le due anime, francofona
e fiamminga, del Paese. Di Rupo ha presentato al re il testo dell'accordo raggiunto
mercoledì sera, ha poi incontrato gli stessi partiti per definire gli ultimi dettagli
del documento, ma manca ancora la lista dei ministri. Se tutto andrà come previsto,
il nuovo programma di governo dovrebbe diventare pienamente operativo dalla prossima
settimana.
Italia - via libera al referendum sulla legge elettorale Via
libera della Cassazione ai due quesiti referendari sulla legge elettorale. Le due
richieste hanno superato la soglia delle 500 mila firme necessarie per essere approvate.
Spetta ora alla Consulta valutare la costituzionalità dei quesiti. (Panoramica
internazionale a cura di Roberta Barbi e Giovanni Cossu)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 336